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Israele: l’ultradestra litiga e il governo Netanyahu traballa

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Abilissimo biscazziere sui tavoli da gioco esteri, in patria Netanyahu corre il rischio di perdere la ‘dote’. A rischio la coalizione di governo, che vede litigare i due Dioscuri dell’estremismo israeliano: Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir.
I ‘duri e puri’ che finora hanno influenzato pesantemente la politica dello Stato ebraico, a cominciare dalle strategie di “autodifesa”, trasformatesi in vere e proprie campagne di rappresaglia, dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre. Fatti e analisi di Piero Orteca ritornato.

Crisi politica interna sui soldi per chi e per cosa

Ben-Gvir, che è Ministro per la Sicurezza nazionale e leader di un partito piccolo ma essenziale per la vita dell’esecutivo, ha deciso di non votare il bilancio. Letta attraverso le lenti della politica interna israeliana, la mossa di Ben-Gvir è dirompente. È uno scossone non da poco per il governo Netanyahu, che dopo essersi attribuito la vittoria sui campi di battaglia, potrebbe scivolare malamente sulla classica buccia di banana della crisi di politica interna. In effetti, gli elementi per uno sviluppo imprevedibile ci sarebbero tutti, anche se poi, alla fine, come in tutte le partite di poker, bisognerà vedere chi bluffa e chi fa sul serio. Per ora, resta il fatto che il governo israeliano è stato messo con le spalle al muro.

Opposti estremismi allo scontro

Il personaggio che ha alzato la cresta, scontrandosi apertamente col Ministro delle Finanze Smotrich, è un tipo da prendere con le molle, come Ben-Gvir, pronto se necessario a sfidare anche il premier. Secondo il quotidiano di Tel Aviv ‘Haaretz’, il Ministro per la Sicurezza nazionale, leader di “Otzma Yeudith”, ha annunciato che il suo partito “non era più impegnato nella disciplina della coalizione e avrebbe agito in modo indipendente”. A cominciare, appunto, dal voto contrario alla legge di bilancio. Un atteggiamento che ha addirittura finito “per scioccare Netanyahu”, come sostiene Haaretz. Le motivazioni che stanno alla base di questa ‘vendetta’ sono, naturalmente, molto concrete. Pare che Ben-Gvir abbia chiesto a Smotrich di allargare i cordoni della borsa, in particolare per finanziamenti destinati a incrementare gli organici e le risorse della polizia. Il Ministero delle Finanze ha risposto con un diniego, “per esigenze di cassa”.

Cause formali e cause reali

Fonti vicine a Smotrich hanno spiegato che, semplicemente, non si potevano distogliere risorse dalle spese sociali. Ma, come sempre, la stampa israeliana offre chiavi di lettura alternative, che permettono di intravedere motivazioni più profonde nelle scelte di Ben-Gvir. Al centro dei suoi interessi, ci sarebbe l’auspicata rimozione del Procuratore generale, Gali Baharav-Miara. E qui andiamo al nocciolo della questione, parlando delle “ombre” giudiziarie su Ben-Gvir. In effetti, persino il servizio segreto interno (lo Shin Bet) si è dovuto occupare di lui. In particolare, la “divisione terrorismo ebraico” ha indagato su alcuni personaggi (noti e pericolosi estremisti) che gravitavano nella sua orbita.

La giudice e il ministro

La signora Baharav-Miara ha condotto inchieste sulla rivelazione di informazioni classificate in tema di sicurezza e sulla illecita distribuzione di fucili d’assalto ai civili. Ben-Gvir, ha accusato il Procuratore di volerlo incriminare a tutti i costi, per troncargli la carriera politica. Fatto sta, che nella destra israeliana l’ostilità nei confronti della Baharav-Miara è molto diffusa e, nel caso di Netanyahu, siamo da un pezzo alla resa dei conti. Lo scontro tra esecutivo e magistratura ha già portato diverse volte il Paese sull’orlo del precipizio. La cosiddetta “riforma costituzionale” non è altro che un tentativo, per modificare gli equilibri tra i poteri dello Stato, a favore dell’esecutivo. Il governo del Likud ci ha provato varie volte senza successo.

Resa dei conti esecutivo- potere giudiziario

Ora il Ministro della Giustizia Levine pensa che sia arrivato il tempo giusto e la prima mossa è quella di sbarazzarsi di Baharav-Miara. Ma anche se quest’altro scoglio dovesse essere, in qualche modo, aggirato senza gravi perdite, restano altre duri esami politici da superare, che metteranno decisamente a dura prova gli striminziti 64 seggi del governo Netanyahu. “Per ora – scrive Haaretz – Netanyahu sta assumendo un atteggiamento indulgente nei confronti di Ben-Gvir e non ha punito né lui né la sua fazione. La mancanza di risposta sta creando disagio nella coalizione. Queste preoccupazioni potrebbero trasformarsi in minacce sostanziali, quando si tratterà della legge di esenzione dalla leva militare per gli ultraortodossi.

Sionismo religioso alla conta finale

Sarà una prova critica per la sopravvivenza del governo, che sta suscitando l’opposizione sia della maggioranza del Sionismo religioso di Smotrich, sia di un piccolo ma determinato gruppo di deputati all’interno del Likud”. Insomma, per Netanyahu gli “alleati” di governo saranno molto più difficili da domare dei suoi tradizionali nemici.

19/12/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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