Politica estera
08/10/2025
da Remocontro
Israele ha attaccato il cardinale Parolin, titolare della diplomazia vaticana, dopo che il porporato ha dichiarato «inumana la carneficina a Gaza». Contro il Vaticano e il Papa, l’accusa «di compromettere gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo». Da parte del ricercato per crimini di guerra Netanyahu.
Vertice politico senza ritegno e misura
Due anni dopo il 7 ottobre, la Palestina è diventata un cimitero di strategie fallite. E molte delle responsabilità ricadono sul vertice politico di Israele ormai oltre ogni limite di umanità, dignità e buon senso. L’ambasciata israeliana alla Santa Sede ha infatti criticato le parole del cardinale, che «rischia di compromettere gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo». L’ambasciatore riferisce ciò che il governo decide.
Vaticano ‘antisemita’?
Il cardinale Parolin, il ‘ministro degli esteri’ vaticano, in una intervista ha parlato difendendo la linea di Papa Leone XIV sulla terzietà del Vaticano tra israeliani e palestinesi e descritto la situazione a Gaza a due anni dal 7 ottobre 2023, rivendicando come «di fronte al massacro indegno compiuto da Hamas la Santa Sede ha espresso immediatamente la sua totale e ferma condanna, chiedendo subito la liberazione degli ostaggi e manifestando vicinanza alle famiglie colpite». Chiaro persino per gli sciocchi. Non abbastanza, per Natanyahu, Simotich e Ben Givir che hanno criticato duramente la denuncia di Parolin.
Distratti sul fatto che Leone XIV abbia di recente espresso la condanna contro l’antisemitismo nel mondo e che Parolin nell’intervista esprima -troppo generosamente, forse-, solidarietà per il piano di pace del presidente Usa.
Il massimalismo di Israele
Su una guerra che riduce le persone a numeri e a statistiche, a danni collaterali, e sull’uso della fame come arma, per Israele qualsiasi lettura del conflitto che provi a mettere anche solo in dubbio l’idea di un’esclusiva responsabilità palestinese appare da censurare e criticare, «e il comunicato ufficiale dell’ambasciata di Tel Aviv alla Stato Vaticano lo rileva platealmente –sottolinea Andrea Muratore-. Ciò che preoccupa di più è l’uso problematico dell’equivalenza morale laddove non è pertinente». ‘Non pertinente’ a misura di chi? Di Tel Aviv o di gran parte del resto del mondo?
L’eredità di Papa Francesco
Non sembra star dando molti frutti la strategia di ricucitura di Leone XIV con Tel Aviv, che è tornata a attaccare con durezza il Vaticano come negli ultimi mesi del pontificato di Papa Francesco. «Jorge Mario Bergoglio fu la più tonante tra le voci dei leader globali che chiedevano la fine del massacro di Gaza, arrivando a pronunciare, seppur in forma dubitativa e non assertiva, la parola tabù: ‘genocidio’», ricorda InsideOver. Problema reale per lsraele di Netanyahu e camerati, la diplomazia vaticana che insiste sulla fine della guerra, ritiro di Israele da Gaza, rilascio degli ostaggi e soluzione a due Stati, che per il Vaticano – peggio del peggio-, dovrebbe comprendere lo status internazionale e autonomo di Gerusalemme.
- Papa Francesco, fino all’ultimo giorno della sua vita, ha condannato tanto i massacri di Gaza quanto l’antisemitismo, con la malizia di Israele e di larga parte della ‘grande stampa italiana’, a ‘dimenticare’ il secondo punto.
Leone XIV, Parolin e Pizzaballa
Con Leone XIV sono scomparsi i riferimenti diretti all’eccesso della violenza israeliana ed è stato accolto in Vaticano il presidente Isaac Herzog, ma per Israele e il suo governo nazional-sovranista non è abbastanza: «La mitezza di Leone e la cautela di Parolin non sono state corrisposte. E tutto questo dopo che nei mesi scorsi l’Idf è arrivata a bombardare la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, suscitando l’ira del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa».
Premier italiana solo anti Flotilla
Su OLnews la meraviglia indignata sul silenzio di Giorgia Meloni di fronte all’atto diplomatico di Israele in Vaticano. Che non sembra coincidere con quello complessivo della sua stessa maggioranza: «Quello del 7 ottobre è un massacro, quello israeliano sarebbe una difesa da parte di un paese democratico». «Con qualche esagerazione», deve aggiungere. Parole molto più dure quelle riservate ai volontari umanitari della Flotilla, per poi concentrarsi su uno striscione inaccettabile e trascurare le altre centinaia che chiedevano lo stop al genocidio, l’applicazione di sanzioni e l’interruzione delle relazioni commerciali con Israele.
Massacri in corso oltre le bombe su Gaza
Dati dell’intelligence israeliana: i militanti di Hamas rappresentano solo 1 detenuto su 4 a Gaza, denuncia il ‘Magazin +972’ israelo-palestinese. «Un’indagine congiunta rivela che la stragrande maggioranza dei 6.000 palestinesi arrestati a Gaza e trattenuti in condizioni spaventose nelle carceri israeliane sono civili». «Israele ha consapevolmente rapito civili in massa e li ha trattenuti per lunghi periodi in condizioni spaventose», denuncia Yuval Abraham. «Nel corso della guerra, in parte a causa del grave sovraffollamento delle carceri, Israele ha rilasciato più di 2.500 prigionieri che aveva classificato come ‘combattenti illegali’, il che implicava che non li riteneva realmente militanti. Altri 1.050 sono stati rilasciati in seguito a scambi di prigionieri concordati tra Israele e Hamas».
Diritti umani calpestati
Il Centro per i Diritti Umani Al Mezan, denuncia «una campagna sistematica di detenzioni arbitrarie che prende di mira indiscriminatamente i palestinesi, indipendentemente da qualsiasi presunto reato». I palestinesi rilasciati dai centri di detenzione militari israeliani hanno testimoniato di condizioni estremamente dure, tra cui abusi e torture di routine . A causa di queste pratiche, decine di detenuti sono morti sotto la custodia israeliana.