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Israele sotto shock dichiara guerra e mette sotto inchiesta i suoi servizi segreti

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Strutture segrete ma non troppo, per costruirvi attorno la leggenda di onnipresenza che aiuta a far paura. Primo Servizio segreto, dopo la proclamazione dello Stato di Israele, è stato nel 1948 lo Shin Bet, poi il Mossad, nel dicembre 1949 come coordinamento con Shin Bet, i servizi militari, e ‘Ufficio operazioni’ del ministero degli esteri. Dal 2000 nell’esercito è stato creato un corpo di ‘Combat intelligence’. Sintesi, salvo segreti sui segreti:
Mossad, spionaggio all’estero, studiare e prevenire le attività contro la sicurezza statale.
Aman (Direttorato dell’Intelligence Militare), raccolta e analisi delle informazioni a carattere militare.
Unit 8200, spionaggio e controspionaggio di segnali elettronici ed elettromagnetici.
Shabak (più noto come Shin Bet), sicurezza interna dello Stato e controspionaggio.
Servizio informazioni della Polizia israeliana.
Centro di ricerche politiche del ministero degli esteri.

Nuovo Yom Kipur 50 anni dopo

Quello di sabato, alle prime ore dell’alba, è stato probabilmente l’attacco più devastante subito da Israele, dopo la guerra dello Yom Kippur di 50 anni fa. E non solo per le dimensioni dei danni e per le vittime provocate, quanto piuttosto perché sono stati colti di sorpresa tutti i famosi e temuti servizi di Intelligence dello Stato ebraico. Ora la notizia è che Shin Bet e Mossad sono stati messi sotto inchiesta. La scorsa settimana, in una riunione di alto livello, avevano garantito che «Hamas non aveva alcuna intenzione di essere aggressiva». Cioè, tutto il contrario di quello che è successo.

I fatti tra mille contraddizioni

Partendo dalla Striscia di Gaza, numerosi gruppi di guerriglieri appartenenti ad Hamas e alla Jihad Islamica hanno assaltato, in massa, insediamenti e villaggi di confine israeliani uccidendo. Secondo l’ultima contabilità, resa nota in tempo reale dal quotidiano Haaretz, oltre 700 morti e quasi 2.500 feriti. Gli ostaggi sequestrati e trascinati a Gaza sarebbero un ‘numero sostanziale’ (forse più di 100). Ora la domanda, mentre i combattimenti in casa israeliana sono ancora sporadicamente in corso, è una e una sola: perché i mitici servizi segreti dello Stato ebraico hanno fallito? Se lo chiedono tutti gli analisti. E gli stessi specialisti di affari mediorientali faticano a trovare una risposta.

Satelliti, tecnologia e poca intelligenza

Le polemiche si allargano anche agli alleati americani. Il Wall Street Journal rivela che tutta l’operazione è stata studiata a Beirut, sotto la regia iraniana. Alla fine, lunedì scorso gli ayatollah avrebbero dato il via libera per scatenare l’attacco. Come mai nemmeno la Cia, capillarmente infiltrata in tutto il Medio Oriente, non ha saputo niente? Anche il Segretario di Stato Blinken ha confessato alla Cnn di essere stato preso alla sprovvista. Insomma, le migliori ‘Intelligence’ occidentali continuano a essere inaffidabili. E quanto a previsioni, gli americani, in Medio Oriente, stanno facendo la stessa figura che li ha contraddistinti in Afghanistan.

Sconfitta anche militare

Per come si è svolto l’attacco, risulta chiaro che le forze di sicurezza israeliane e l’esercito sono intervenuti in grave ritardo, dopo che i combattenti islamici avevano già messo a ferro e fuoco numerosi kibbutz e piccoli villaggi. Il portavoce dell’esercito IDF, Daniel Hagari, ha detto che si è combattuto ‘a macchia di leopardo’. Quindi, un attacco studiato molto accuratamente che ha coinvolto centinaia di combattenti e di fiancheggiatori. Un diluvio di razzi (da 3 a 5 mila) e l’utilizzo camion e bulldozer che hanno sfondato le barriere di confine.

Haaretz parla di clamorosa sottovalutazione del pericolo. L’area è stata quasi completamente sguarnita un paio di giorni fa: tre battaglioni di soldati erano stati spostati in Cisgiordania e quando Hamas ha attaccato, le forze presenti si sono praticamente liquefatte.

Il caos nella difesa territoriale

Intanto, scrive il quotidiano, saltavano i collegamenti con le truppe di rinforzo, perché mancavano gli autobus. Inoltre, forse per un difetto di comunicazione degli ordini, con le riserve inviate che sono rimaste bloccate per molte ore, lontano dal confine. In attesa di ordini che non arrivavano. Detto questo, come ha fatto l’Intelligence a non accorgersi, nel corso degli ultimi mesi, che qualcosa di grosso stava bollendo in pentola nella Striscia di Gaza? Sembra un grande mistero, a cui il primo ministro Netanyahu dovrà rispondere.

Stupore nel mondo dello spionaggio

Per ora, come dicevamo, i primi a essere frastornati sono gli ‘specialisti’, che da sempre mettono al primo posto, per efficienza, il mitico Mossad (spionaggio) e il meno conosciuto Shin Bet, il servizio di controspionaggio interno. Frank Gardner, il famoso corrispondente per la ‘Security’ della britannica BBC dedica un intero report all’argomento. «Con le forze congiunte dello Shin Bet, del Mossad e di tutte le forze di difesa israeliane – sostiene il giornalista – è francamente sorprendente che nessuno si aspettasse un simile attacco». Gardner, ha parlato, a condizione di anonimato, con alti ufficiali israeliani. C’è molto sconcerto e anche smarrimento. Si pensava sbagliando che le ‘barriere intelligenti’, che sigillavano Gaza, fossero a prova di infiltrazione. E invece no.

Contro la tecnologia vince la rabbia

«I militanti di Hamas si sono semplicemente fatti strada – dice la BBC – usando i bulldozer, facendo dei buchi nelle reti, entrando dal mare coi barchini o sfruttando dei parapendii». Insomma, hanno raggirato la ‘linea Maginot’ israeliana, facendosi beffe dell’esercito di Netanyahu e scatenando una carneficina. La notizia è che ‘qualcuno pagherà’. È già partita un’inchiesta, che dovrà trovare i colpevoli di questo disastro. Una batosta che ridimensiona il mito dell’invincibilità di Israele. Anche perché, la nazione ha vissuto il terribile evento in modo traumatico.

La fine dell’invincibilità

Disordini anche nella West Bank, in Cisgiordania. Qui sono stati arrestati 30 palestinesi ed è stato ucciso un ragazzino di 13 anni. Netanyahu, però, dovrà stare bene attento a evitare che l’incendio di Gaza si appicchi a tutta la Palestina. La gravità del momento è sottolineata anche dalla presa di posizione di Yair Lapid, fiero oppositore di Netanyahu, che si è detto pronto a varare «un governo di unità nazionale». Ma certamente senza Netanyau premier e i suoi ministri ultra religiosi a capo di ministeri chiave coinvolti nel fallimento tragico della Shabat.

Le reazioni all’estero

Reazioni di schieramento. Entusiasmo in Iran per quello che viene visto come un colpo al prestigio di Israele. Lo stesso sentimento di gioia hanno manifestato i combattenti di Hezbollah, in Libano. Versante opposto, il Presidente Biden si è detto pronto ad aiutare Gerusalemme in tutti i modi. Come?  Con una guerra in Ucraina sempre più sanguinosa e con le tensioni derivanti dal ‘disaccoppiamento’ economico con la Cina e dal contenzioso su Taiwan, il pianeta non si può permettere che esploda un’altra area di crisi. La verità è che gli eventi di ieri fanno sorgere perplessità e smontano radicate convinzioni. Una è quella che riguarda la solidità degli equilibri geopolitici.

Nuovi equilibri politici a Ucraina in corso

Molti analisti vedono, dietro l’attacco di Hamas, la longa manus dell’Iran. Gli ayatollah starebbero facendo di tutto per evitare il ‘matrimonio diplomatico tra Riad e Gerusalemme. Il riavvicinamento Israele-Arabia Saudita sarebbe uno dei motivi scatenanti dell’attuale offensiva in Palestina. Così, la chiave di lettura strategica si allarga e, dalla Terrasanta, arriva fino al Golfo Persico e alle rotte del petrolio, mettendo in ballo il controllo dello Stretto di Hormuz. E più si estende il grandangolo, meno contano gli interessi locali, e più potrebbero essere tentate di intervenire le grandi potenze.

Anche se, nella fase attuale, l’Occidente, invischiato nella guerra in Ucraina, difficilmente riuscirà a trovare la forza e la volontà per gestire altre crisi. Per questo, ogni nuova turbolenza geopolitica planetaria può essere pericolosa: siamo così assorbiti dall’Ucraina che non abbiamo più occhi per vedere altro.

09/10/2023

da Remocontro

Piero Orteca