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Israele ‘Stato paria’ nella vignetta dell’Economist

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Ugo Tramballi nelle sue ‘Slow news’ sul perché ciò che Israele sta commettendo a Gaza non è confrontabile con nessun altro orrore tra le guerre in corso. L’Ucraina della diplomazia incapace che non riesce ad uscire da una guerra dove c’è un aggressore certo, ma anche un altro esercito che vi si contrappone in armi. Anche in Ucraina donne e bambini tra le vittime, ma in Medio Oriente il mondo impotente o complice assiste alla mostruosità di una potenza super-armata che usa i suoi strumenti di morte contro una popolazione in gran parte di donne e bambini senza più casa e costretta a mendicare un tozzo di pane per non morire tutti di fame, di malattie, o di bombe.

Bugiardo senza onore e pudore

«Da un punto di vista pratico e diplomatico non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia», diceva Bibi Netanyahu, rivolgendosi soprattutto agli orribili alleati di governo, dai quali dipende la sua sopravvivenza politica. Non perché oltre due milioni di palestinesi sono da 80 giorni senza cibo, acqua e medicinali; non perché ciò che sta accadendo a Gaza è un sempre più evidente crimine di guerra. No. È per convenienza e astuzia.

Alleati da nascondere

Bezelel Smotrich, uno di quegli alleati imbarazzanti, qualche tempo fa aveva sostenuto che «dovranno passare sul mio cadavere prima che un granello di aiuti entri a Gaza». Per rassicurarlo, Netanyahu aveva aggiunto che sarebbero stati solo 5 (per due milioni di affamati) i camion autorizzati a entrare nella striscia. Ma soprattutto che l’operazione militare sarebbe continuata fino a che Israele non avrà occupato tutta Gaza: quello che il resto del mondo chiama ‘pulizia etnica’.

‘Amici indignati’

Poiché «i nostri più grandi amici nel mondo» insistevano, con magnanimità Bibi ha aumentato a cento (sempre per due milioni di affamati) i camion di viveri. Ma l’offensiva militare non si ferma. Il massacro continua, anche con le armi che gli amici non hanno mai smesso di vendere allo stato ebraico con agevolazioni fiscali, qualsiasi uso ne facesse: fra gli europei si distinguono Germania e Italia.

‘Stato paria’

«Israele è sulla strada per diventare uno stato paria», denuncia Yair Golan, ex generale pluridecorato e leader del nuovo partito d’opposizione, I Democratici. È già uno stato paria. Forse non lo è per i leader e i governi europei che sentono sulle spalle il peso della storia; ma non per l’opinione pubblica inorridita da ciò che accade a Gaza. Soprattutto per le generazioni più giovani che non giudicano Israele per il passato del popolo ebraico – del quale non si sentono responsabili – ma per quello che vedono oggi in tv e sui social. Definirli antisemiti significa fare un uso politico improprio di una grande tragedia passata, per sfuggire a responsabilità contemporanee.

Germania e le colpe della storia

La Germania, chiunque la governasse – democristiani o socialdemocratici – ha sempre avuto una posizione molto ferma: chi critica Israele o si dichiara anti-sionista è considerato antisemita, e dunque commette un reato. Questo fare i conti con la propria storia, anche in modo esagerato, era generalmente condiviso. Oggi, invece, c’è chi sostiene che «quando c’è un genocidio i tedeschi sono sempre dalla parte del carnefice»: prima gli herero del’Africa meridionale, in quella che oggi è la Namibia, trent’anni più tardi gli ebrei europei, oggi i palestinesi.

Suprematismo ebraico

Il comune sentire sta cambiando e non è antisemitismo. Sebbene sia in queste occasioni che quello vero ne approfitta per manifestarsi. Ma è sempre più insostenibile il doppio standard che i governi Occidentali usano da tre anni con la Russia di Putin dopo l’aggressione all’Ucraina; e l’Israele di Netanyahu e del suo governo di suprematisti a Gaza e Cisgiordania. Vengono i brividi pensare che possa esistere anche un suprematismo ebraico: del popolo che è stato vittima del più sanguinario dei suprematismi.

Diritti di Israele negati ai palestinesi

Perché viene comprensibilmente ribadito che Israele ha diritto di difendersi dai suoi aggressori; mentre viene negato ai palestinesi il diritto di ribellarsi a un’occupazione che dura da 58 anni, e che diventa sempre più violenta? A Gaza l’occupazione israeliana non è mai finita, nemmeno nel 2005, dopo lo smantellamento delle colonie ebraiche. È continuata in altri modi e con altri mezzi, trasformando la striscia in una gabbia.

Prima della mamma medico coi cadaveri dei suoi 9 figli

L’orribile massacro del 7 ottobre non è che il prodotto perverso e sanguinoso di tutto questo. Se Hamas esiste è anche perché Israele non ne ha mai favorito un’alternativa politica: più cattivi erano i palestinesi meglio era per la narrativa del conflitto che imponevano.Un paio di mesi fa, vicino a Ramallah, i militari hanno ucciso un quattordicenne. E’ stato raggiunto da 11 colpi perché aveva lanciato un sasso. Era un terrorista, è stato spiegato.

Netanyahu ha definito disumani e fuori dalla storia quei leader occidentali che finalmente hanno minacciato sanzioni. Chi dunque è il vero crudele e l’anti-storico: il mondo inorridito per quanto accade o lui, con il suo irriconoscibile Israele?

26/05/2025

da Remocontro

Ugo Tramballi

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