In Italia non si arresta il calo demografico. Nel 2024, secondo i dati provvisori pubblicati dall’Istat nel rapporto “Indicatori demografici – Anno 2024”, i nati residenti in Italia sono stati appena 370mila, in diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto all’anno precedente.
Un ritratto a tinte fosche, da cui emerge che il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023. I nati di cittadinanza straniera, pari al 13,5% del totale, sono quasi 50mila, circa 1.500 in meno rispetto all’anno precedente.
In Italia non si arresta il calo demografico: crolla all’1,18% il numero medio di figli per donna
Il dato peggiore è però quello sulla fecondità che, nel 2024, è stata stimata in 1,18 figli per donna, inferiore quindi al già molto basso valore osservato nel 2023 (1,20) e al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel lontano 1995. La contrazione della fecondità riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno, mentre nel Centro Italia il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (pari a 1,12): nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24).
Il calo delle nascite, oltre a essere determinato dall’ulteriore riduzione della fecondità, è causato anche dalla diminuzione del numero dei potenziali genitori, a sua volta conseguenza del calo del numero medio di figli per donna registrato nei loro anni di nascita. La rilevanza dell’aspetto strutturale, spiega l’Istat nel rapporto, è ben evidente: la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025. Gli uomini nella stessa fascia di età, pari a 14,5 milioni trent’anni fa, sono oggi circa 11,9 milioni.
In tali condizioni, nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna (1,18 figli per donna), le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più rispetto a quelli nati nel 2024.
Le donne fanno figli sempre più tardi
Come se non bastasse, accanto alla riduzione della fecondità, nel 2024 continua a crescere anche l’età media al parto, che si attesta a 32,6 anni (+0,1 decimi di anno sul 2023). Il fenomeno della posticipazione delle nascite ha un impatto significativo sulla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di maternità, più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per realizzare i propri progetti familiari.
L’aumento dell’età media al parto si registra in tutto il territorio nazionale, con il Nord e il Centro che continuano a presentare i valori più elevati: rispettivamente 32,7 e 33,0 anni, contro i 32,3 anni del Mezzogiorno.
Diminuiscono anche i matrimoni che, ormai da tempo, non rappresentano più un passaggio preliminare alla nascita di un figlio. Secondo i dati provvisori, nel 2024 i matrimoni sono stati 173mila, 11mila in meno rispetto al 2023. Il rapporto segnala anche una forte riduzione dei matrimoni celebrati con rito religioso (-9mila); allo stesso tempo, si osserva un calo anche di quelli celebrati con rito civile (-2mila).
Complessivamente, nel 2024 il tasso di nuzialità continua a scendere lievemente, portandosi al 2,9 per mille rispetto al 3,1 del 2023.
31/03/2025
da La Notizia