«Alla NATO fa più danni Stoltenberg di Putin», scrivono i critici più severi. «Dichiarazioni roboanti e gaffes madornali». Veri e propri atti d’accusa per un politico-diplomatico che dovrebbe favorire l’equilibrio tra la confusione europea e il rigido e prevaricante comando militare statunitense. Il segretario generale NATO aveva ormai abituato a dichiarazioni roboanti e gaffes madornali, ma questa volta forse ha esagerato nell’interpretare gli ordini.
«Una ‘mina vagante’ capace di mettere in difficoltà l’alleanza e gli stati membri più di quanto riescano a fare Vladimir Putin e la Russia», per la severissima ‘Analisi difesa’. Salvo svolte americane segrete in arrivo, di cui Remocontro sospetta.
Armateli e partiamo tutti per la terza guerra mondiale
Ricordiamo tutti la ‘linea rossa’ ripetuta in infinite occasioni da Joe Biden sul fatto che le armi occidentali all’Ucraina dovevano servire solo per la sua difesa e non erano –non dovevano sembrarlo troppo apertamente- un atto di guerra contro la Russia, con i rischi di escalantion nucleare sul mondo. Ma è davvero ancora così? Ora, d’improvviso, la ‘disobbedienza’ del più obbediente segretario generale Nato a guida Usa di sempre. Disobbedienza o avanscoperta in missione politicamente pericolosa in casa europea proprio su mandato americano? Ripensamenti dalla Casa Bianca in vista. Volete scommetterci? Un’Ucraina a rischio crollo militare alla vigilia delle presidenziali Usa da evitare ad ogni costo. Ma a quali costi reali? Qualche missile occidentale lancia da Kiev su Mosca e qualche ordigno atomico tattico d’assaggio come risposta?
Escalation di dichiarazioni
Si parte da The Economist, voce autorevole delle strategie anglo-americane sul mondo. «È giunto il tempo per i Paesi della NATO di considerare se debbano revocare alcune delle restrizioni all’uso delle armi che hanno donato (venduto) all’Ucraina. Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi nel territorio russo rende loro difficile difendersi soprattutto ora che ci sono molti combattimenti in corso nella regione di Kharkiv, vicino al confine», dichiara Stoltenberg, ammettendo che la situazione militare attuale è molto più difficile di quanto ufficialmente ci raccontano e che lui, contraddizione vivente, insiste ufficialmente a smentire.
La scusa delle armi, mentre mancano i soldati
«Gli alleati europei hanno promesso un milione di munizioni di artiglieria e non abbiamo ancora visto nulla di simile» lamenta il segretario ricordando l’impegno di un milione di proiettili d’artiglieria entro marzo di quest’anno assunto dalla UE e che oggi Bruxelles valuta di poter raggiungere (forse) entro fine anno, con 9 mesi di ritardo, e se andrà tutto secondo le previsioni, e se ancora quei proiettili serviranno.
Forzatura della parte militare
Dunque il segretario generale -forzando molto in suo ruolo-, spinge gli stati Nato a consentire che le armi a lungo raggio fornite a Kiev, al momento i missili da crociera Storm Shadow/Scalp EG forniti da Gran Bretagna, Francia e anche Italia (secondo quanto dichiarato nelle scorse settimane dal ministro britannico Grant Shapps, non smentito da Roma), oltre ai missili balistici tattici ATACMS forniti più recentemente dagli Stati Uniti, possano colpire il territorio russo, arrivando molto vicino a Mosca. O peggio. Decisioni con possibili conseguenza gravissime che dovrebbero assumere solo i governi e i parlamenti degli stati membri. Senza ‘suggeritori’ d’alto bordo.
‘Fuga in avanti’ o forzatura a comando?
«L’ipotesi dell’ennesima gaffe compiuta da Stoltenberg non si può escludere», scrive severa, Analisi Difesa. Ma certo che i precedenti possono far pensare addirittura al peggio, tra «lo fa o lo è?». Affermazioni sconcertanti dall’inizio della guerra. Come quando ha ammesso che «la NATO addestra e arma gli ucraini per combattere i russi fin dal 2014», verità sempre negata con Putin che questa volta ringrazia. O quando ha affermato che l’Alleanza Atlantica aveva respinto nel dicembre 2021 la proposta russa per evitare la guerra in Ucraina basata su «un trattato di sicurezza che stabilisse la neutralità di Kiev e lo stop all’ampliamento a est della NATO». Altra verità scomoda sfuggita, a confermare le motivazioni di Putin per «l’inevitabile avvio dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina».
La molto elastica ‘linea rossa Usa’ da non superare
Di queste ore l’esempio clamoroso di come ‘l’insuperabile linea rossa Usa’, abbia più versioni, e diventi superabile a convenienza e da certi amici. I più recenti massacri fatti dall’esercito israeliano a Rafah, che per la Casa Bianca «non oltrepassano la linea rossa». Linea rossa di chi? Certamente sbeffeggiano gli ordini di cessate il fuoco della Corte internazionale di giustizia. Ma la giustizia che conta resta quella del più forte. Strategia alla Totò Riina.
Ma rimaniamo in Ucraina, a forse meglio, in Russia. Washington ha da pochi giorni aperto il dibattito sull’impiego «più esteso» delle armi a lungo raggio consegnate a Kiev, con i ministri di Esteri e Difesa britannici (Cameron e Shapps) che da qualche settimana non perdono occasione per sostenere pubblicamente che le armi occidentali ‘donate’ a Kiev dovrebbero poter colpire il territorio russo e che anche la Germania dovrebbe fornire i suoi missili da crociera Taurus, cugini da Scalp EG e Storm Shadow.
A pensar male ci si azzecca
Stoltenberg pappagallo di britannici e statunitensi, sostenuti da polacchi e baltici, per spronare tutti i partner a cedere a queste pressioni? «Da ‘Segretario generale’ a semplice ‘lobbysta’ degli interessi di alcuni stati membri che includono anche gli ‘azionisti di maggioranza’ anglosassoni dell’alleanza», denuncia Gianandrea Gaiani.
Pentimenti e ripensamenti in vista
«Stoltenberg solo in Ucraina. I 32 alleati della Nato non lo seguono», scriveva qualche giorno fa Luca Bianco sull’HuffPost. «Il segretario dell’Alleanza Atlantica spinge per dare a Zelensky la possibilità di usare le armi occidentali in territorio russo. Da Washington a Londra e Berlino tutto tace. Il governo italiano è il più infastidito». Ma i giorni passano e i pentimenti crescono. Da Washington a Londra, non solo non si tace più, ma i segnali di interventismo missilistico decollano. Berlino non parla più dei suoi missili da crociera Taurus vietati. E il governo italiano, dopo dichiarazioni furenti contro l’improvvido norvegese, da diversi giorni insolitamente tace.
«Non capisco perché Stoltenberg abbia detto una cosa del genere», aveva stigmatizzato la premier Meloni. Che ora si occupa d’altro. Washinton telefonica è la vera ‘linea rossa’ che funziona.
Nato solo difensiva, favola antica
Che la NATO non sia più un’alleanza militare solo difensiva -smentendo favole antiche- è diventato plateale sotto casa nostra. Bosnia e Kosovo anni ’90 per cominciare, e poi Libia e Afghanistan per stare ai guai più recenti. «Ma un conto è attaccare Karadzic o la piccola Jugoslavia di Milosevic, o i talebani (a perdere) e l’esercito di Muammar Gheddafi. Altro conto andare a stuzzicare la Russia di oggi», l’osservazione critica più diretta e incontestabile. Sperando che questa stramaledette elezioni presidenziali Usa arrivino a compimento senza altre guerre elettorali da seminare per il mondo.
Linea rossa, Cappuccetto rosso
Magari -consentite di sognare favole geopolitiche (come quella della Nato solo difensiva)- con i due candidati presidente della superpotenza planetaria che non si chiamino né Biden né Trump, ad esempio. E che la Linea rossa per Israele o per l’Ucraina si trasformi in Cappuccetto rosso. Sperando che il lupo mannaro nascosto non sia addirittura peggio di quei due.
30/05/2024
da Remocontro