13/10/2025
da Remocontro
Trump incontenibile al parlamento israeliano tra un applauso e l’altro dei parlamentari e di tutti i vertici dei due Stati. Complimento di Trump per tutti, primo il più volte citato Netanyahu e il suo uso della forza con le armi americane. Lui e ‘Bibi’ quasi santi subito ed elezioni nello stato ebraico e di medio termine Usa in tasca.
Occultamento per eccesso
Cosa è acceduto e ancora sta accadendo in Medio Oriente rispetto agli interessi di pace del mondo? Oltra ai suoi facilmente sospettabili protagonisti. Al momento non non sappiamo dirvelo con qualche ragionamento serio e credibile. Cosa è accaduto e sta accadendo? Nel succedersi dei fatti e nel riassunto americano a voce di Trump, certto, sono mancati i 60, 70 mila palestinesi uccisi a Gaza, il futuro della stessa Striscia e il futuro della Cisgiordania illegalmente rubata dai Coloni. Ma forse non era solo il giorno giusto, con Trump confuso da troppa gloria. O forse l’inondazione di notizie oggi, centellinata con sapienza, serviva proprio a nascondere. Come certe ‘cosacce’ da Servizi segreti, che per nascondere usano due tecniche opposte per lo stesso risultato: nascondere, sottrarre, negare. O ‘innondare’, offrire milioni di incartamenti confusi e non catalogati dicendoci di cercare. Più e meno ciò che sta accadendo oggi.
La quasi pace di Trump una medicina pericolosa?
Altro pensiero che emerge dalla confusione di una diretta televisiva planetaria permanente, è quello di una medicina preziosa, una pillola miracolosa ma assieme pericolosa, mortale, che va assunta assieme ad una marea di altri frammenti di ipotetiche verità e di conclamate bugie, per non rivelarsi il veleno che in realtà è. Da sperare che la ‘cura sperimentale’ che Trump-Netanyahu stanno imponendo al mondo sia realmente salvavita per tutti e non un ulteriore veleno ad uccidere ancora quella parte di umanità mediorientale sofferente e sempre a rischio della vita.
Passaggio politico chiave in Egitto
Trump, glorificato in Israele, assente Netanyahu prudente nel coro, chiama a raccolta il leder mondiali più fedeli a fargli da corte. Leggetevi le cronache più attente di domani per sapere presenti e assenti tra tanti cortigiani. Ma ancora alcune cose ci vengono in mente nella confusione già denunciata. La vaghezza che non è solo il riflesso dei tanti problemi irrisolti e del precario equilibrio tra le forze in campo. A noi, della ‘virtù del dubbio, un tratto specifico dell’attuale accordo fuori da ogni precedente nella diplomazia moderna, sembra l’avvisaglia di un sistema di relazioni internazionali che qualche parte sta cercando di imporre al mondo. Esempio i dazi, gli interessi privati, la politica e gli affari, il potere e il denaro. Mai come nelle negoziazioni che hanno portato all’accordo di Sharm el-Sheikh. Esempio umano citato più volte dal Trump della Knesset, il genero Jaquestared Kushner, marito della figlia Jovanka che -annuncio al mondo- si è fatta a sua volta ebrea. Sembra sia stato lui a ottenere il consenso di Turchia e Qatar, gli unici in grado di esercitare una pressione su Hamas.
Gli affari sono affari, sempre
E’ a Kushner che si devono, citiamo dal manifesto Massimo De Carolis, «le due intuizioni diplomatico-affaristiche che hanno scandito sotterraneamente il destino di Gaza fin da prima del 7 ottobre del 2023: il progetto di uno sfruttamento intensivo della Striscia come potenziale ‘miniera immobiliare’ e, prima ancora, gli accordi di Abramo, che avrebbero dovuto normalizzare i rapporti commerciali tra Israele e le monarchie del Golfo, neutralizzando sia la questione palestinese sia le ambizioni egemoniche dell’Iran».
Anche guerre per qualcuno sono un affare
Kushner non è solo un immobiliarista, scopriamo, come lo sono del resto anche Steve Witkoff e lo stesso Trump. Ma è anche il fondatore e leader di una società finanziaria privata, la Affinity Partners, il cui maggior azionista è il Fondo Pubblico di Investimento dell’Arabia Saudita, che ha investito più di due miliardi nell’azienda fin dalla sua fondazione nel 2021. Obiettivo del gruppo è investire in società di hi-tech americane e, soprattutto, israeliane. E, per l’appunto, il fondo detiene attualmente quote significative di due società israeliane di cui non è stata resa pubblica l’identità, venendo così a costituire il maggior investimento mai realizzato dai sauditi in Israele. Vecchia critiche relegate nel passato, visto che Affinity Partners e Fondo saudita hanno da poco messo a segno insieme l’acquisizione del colosso americano di videogiochi Electronic Arts per una cifra superiore ai cinquanta miliardi, ricorrendo su vasta scala al ‘leveraged buyout’, il sistema di acquisto a credito al centro delle più spregiudicate operazioni di finanza predatoria.
Interessi privati e di governo
Praticamente impossibile distinguere l’interesse dei governi da quello dei privati. «Una sorpresa sicuramente positiva -per De Carolis-, che una simbiosi tanto torbida possa persino generare un accordo di pace, sia pure fragile e precario. La domanda che resta in sospeso è quanto valga, in una simile fusione, l’interesse delle persone che a Gaza ci abitano e hanno intenzione di restarci». Meno di un anno fa, in un colloquio all’Università di Harvard, lo stesso Kushner ha dato una risposta poco incoraggiante all’interrogativo, affermando che il suo scopo era «portare via la gente e ripulire tutto». Può darsi che da allora i negoziati abbiano attutito e migliorato le prospettive. Lo speriamo tutti, ovviamente, ma non è consigliabile nutrire troppe illusioni.
Il dato di fatto è che la simbiosi tra politica e affari è di regola a scapito della società civile. Potrebbe accadere domani a Gaza e, in futuro, in ogni angolo del pianeta. A meno che non cresca una resistenza globale tanto forte da imporre una diversa evoluzione delle cose. È perciò che la grande mobilitazione degli ultimi giorni non deve assolutamente assopirsi ed è, anzi, oggi più urgente che mai.