Cinque giorni dopo la sconfitta di Emmanuel Macron alle legislative e la vittoria del Nuovo Fronte Popolare, l’inquilino dell’Eliseo continua a rifiutare ogni trattativa con la gauche.
In una lettera pubblicata sui quotidiani francesi mercoledì, il presidente della Repubblica ha sostenuto che «nessuno ha vinto» le elezioni, malgrado la maggioranza relativa conquistata dal Nfp al quale spetterebbe per «prassi repubblicana» l’ardua fatica di formare un governo in un parlamento mai così diviso. Lo stallo istituzionale imposto dall’Eliseo ha fatto infuriare non solo i partiti che compongono il Nfp, ma anche e soprattutto gli attori più importanti della coalizione sociale che ha sostenuto la creazione del Fronte e ne ha garantito il successo elettorale.
Ad aprire le danze della contestazione sono stati ieri i ferrovieri della Cgt, una delle federazioni più combattive del sindacato francese. Con un comunicato gli cheminots hanno invitato a manifestare in tutto il paese davanti alle prefetture e nei pressi dell’Assemblée Nationale il 18 luglio, quando si apriranno i lavori di questa incerta legislatura ad appena otto giorni dall’inizio delle Olimpiadi.
La «vittoria elettorale» del Nfp, scrivono i ferrovieri, «è stata strappata grazie alla mobilitazione cittadina e della Cgt». «Non facciamocela rubare!», ammoniscono, chiamando a manifestare per costringere Macron a «rispettare il risultato delle urne» ed «esigere la creazione di un governo del Nfp». L’iniziativa è stata ben accolta dalla segretaria generale Sophie Binet, che negli ultimi giorni ha rilasciato una serie di interviste nelle quali ha intimato all’inquilino dell’Eliseo di dare un’opportunità alla coalizione della gauche. «Macron ci sta rubando la vittoria», ha detto l’altro giorno in un’intervista a Libération, accusando il presidente di voler continuare la propria politica economica antisociale anche a costo di aprire un conflitto istituzionale.
Ieri in Tv, la segretaria si è detta «molto inquieta» della situazione provocata dal presidente della Repubblica, paragonato a «Luigi XVI che si barrica a Versailles». «Macron deve prendere atto che ha perso e nominare un primo ministro su proposta del Nfp, lasciando la coalizione libera di lavorare in parlamento per trovare maggioranze sui testi», ha detto Binet, invitando a partecipare ai prossimi cortei.
In tale quadro in rapida evoluzione, il protrarsi delle trattative in seno al Nfp costituisce per alcuni dei suoi esponenti una debolezza. «Stiamo impiegando troppo tempo a trovare un nome da proporre – ha detto ieri in Tv la deputata ecologista Sandrine Rousseau – Così perdiamo terreno» nella battaglia politica in corso. In serata, poi, le figure principali del Nfp hanno fatto sapere che l’annuncio di una squadra di governo era imminente, senza però fornire altri dettagli.
Nell’attesa di rendere pubblica una lista di nomi, alcuni dei partiti del Fronte continuano a tessere i legami coi movimenti che lo sostengono. Nella tarda serata di mercoledì nella periferia nord di Parigi, quartiere di Pantin, si è tenuta grande assemblea pubblica dei movimenti antirazzisti e della sinistra extra-parlamentare. Presenti diverse centinaia di persone che hanno mostrato un convinto sostegno al Nfp.
«L’unica cosa che farà cedere Macron e ci permetterà di applicare il nostro programma sono i rapporti di forza», ha esclamato tra gli applausi Thomas Portes, deputato di spicco di Lfi. «Se vogliamo l’aumento dei salari, se vogliamo rimettere l’uguaglianza al cuore delle politiche pubbliche, dobbiamo preparaci a bloccare il paese», ha aggiunto.
12/07/2024
da il Manifesto