La corruzione costa 237 miliardi, ma la destra stoppa la direttiva Ue che blindava il reato di abuso d'ufficio. Aiutata da Renzi e Calenda.
Quando si parla di giustizia e in particolar modo di allentare le maglie nella lotta alla corruzione, maggioranza e governo possono contare sull’appoggio di Italia viva e Azione. Ieri gli uomini e le donne di Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno votato con le destre in Commissione per le Politiche Ue della Camera per bocciare la direttiva del Parlamento e del Consiglio Ue sulla lotta alla corruzione perché essa “risulterebbe palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e con quella di proporzionalità”, secondo quanto afferma il parere motivato redatto dal relatore Antonio Giordano di Fratelli d’Italia.
E nonostante la corruzione costi all’Italia 237 miliardi l’anno. In tale parere si legge “che la proposta in esame esorbita dalla base giuridica richiamata a suo fondamento nella misura in cui essa disciplina reati ulteriori rispetto a quello di corruzione in senso stretto, privi peraltro del requisito della transnazionalità, relativamente ai quali l’Ue non ha la competenza ad adottare norme di armonizzazione”. Ovvero l’Europa secondo il governo non ha le competenze in materia di anticorruzione.
CORRUZIONE, BOCCIATA LA DIRETTIVA UE: PROTESTANO LE OPPOSIZIONI
Protestano le opposizioni, dal M5S al Pd. La direttiva – spiegano dal M5S – ribadisce che l’abuso d’ufficio è un reato fondamentale nella lotta alla corruzione che non può essere abolito come vorrebbe fare il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Per questo quella che è andata in scena ieri è “una bocciatura clamorosa” non solo perché va contro le raccomandazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le rassicurazioni della stessa premier Giorgia Meloni, ma anche perché il parere di maggioranza presentato da Giordano è motivato con “l’argomentazione clamorosamente falsa che l’Unione europea non ha competenza, secondo loro, in materia di armonizzazione delle legislazioni nazionali”.
Non meno duro il Pd. “Nel giorno della commemorazione di Paolo Borsellino, vittima della strage di Via D’Amelio insieme agli agenti della scorta, la destra vota un parere motivato in cui contesta la necessità, l’opportunità, il valore aggiunto e le scelte di merito elaborate dalla Commissione, lanciando un segnale devastante di lassismo e indebolimento degli strumenti di contrasto alla criminalità in Italia e in Europa”, dichiara Piero De Luca.
Scatenati i calendiani. La proposta di direttiva europea approvata dalla Commissione – dichiara Enrico Costa di Azione – “arriva al punto di prevedere sanzioni penali non solo per l’abuso d’ufficio nel settore pubblico, ma anche per il settore privato in caso di ‘esecuzione’ o ‘omissione di un atto, in violazione di un dovere, da parte di una persona che svolge a qualsiasi titolo funzioni direttive o lavorative per un’entità del settore privato nell’ambito di attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o commerciali al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un terzo’. Una follia allo stato puro”.
E ancora. “Si tratta, nel caso di specie, di un ingresso a gamba tesa nel diritto penale italiano che, tra l’altro, disciplina compiutamente i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, peculato, concussione e così via”. dichiara Isabella De Monte, deputata di Azione.
20/07/2023
Abbiamo ripreso l'articolo
da La Notizia