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La Corte federale blocca i dazi. E Trump grida subito al golpe

La Corte federale blocca i dazi. E Trump grida subito al golpe

Il presidente Usa furioso e indebolito nei negoziati. Ma ha annunciato ricorso contro il verdetto dei giudici

Tutto è nato da un’iniziativa di cinque piccole imprese, come l’azienda di vini di New York Vos Selections, che hanno denunciato di essere state danneggiate, e da dodici stati americani, Oregon in testa. Fatto sta che una Corte americana ha bloccato i dazi reciproci di Donald Trump. Definendoli illegali, i tre giudici della Us Court of Interntational Trade hanno stabilito che la legge invocata dal presidente per imporre le tariffe non gli conferisce l’autorità per farlo.

La sentenza riguarda le tariffe reciproche introdotte il 2 aprile e rivolte a quasi tutti i Paesi del mondo. Si tratta di dazi al 20% nel caso dell’Ue, che sono poi stati ridotti al 10% e che sono comunque stati congelati per 90 giorni in modo da avere tempo per aprire un negoziato.

Sono state ritenute illegittime anche le tariffe applicate nei confronti di Canada e Messico e parte di quelle rivolte alla Cina. Rimangono, in quanto adottate con procedimenti legislativi diversi, le tariffe sull’acciaio e l’alluminio, così come quelle sulle automobili e sulla loro componentistica.

L’ira della Casa Bianca che presenta ricorso e minaccia di far arrivare il caso alla Corte suprema

L’ira della Casa Bianca per una decisione definita “manifestamente sbagliata” è stata immediata. Il vicecapo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller ha parlato di un “colpo di stato giudiziario fuori controllo”. E l’amministrazione Trump ha presentato formalmente appello per capovolgere quanto deciso dai tre giudici, di cui uno nominato da Barack Obama, uno da Ronald Reagan e uno dallo stesso Trump. Non solo.

L’amministrazione Usa fa sapere che potrebbe portare il blocco dei dazi alla Corte Suprema oggi se la Corte d’appello federale non sospenderà la decisione della Us Cort of International Trade. Che, pronunciandosi su due casi distinti, ha emesso una sentenza che ha annullato i dazi imposti da Trump ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act, una legge del 1977 mai invocata prima sulle tariffe.

“Nei due casi presentati la questione sottoposta alla corte è se l’International Emergency Economic Powers Act del 1997 delega al presidente sotto forma di autorità il potere di imporre dazi illimitati sulle merci provenienti da quasi tutti i paesi del mondo. La Corte non interpreta” la legge del 1977 “come un atto che conferisce tale autorità illimitata e annulla i dazi contestati imposti sulla sua base”, si legge nella decisione contenuta in 50 pagine.

La Corte ribadisce che solo il Congresso avrebbe avuto la possibilità di decidere i dazi. La sentenza, ad ogni modo, indebolisce molto Trump nei negoziati in corso. Gli Stati colpiti dai dazi potrebbero temporeggiare in attesa che si decida sul ricorso presentato dall’amministrazione Usa.

Ora Trump è più debole nei negoziati in corso con gli altri Paesi

E se la Cina sollecita gli Stati Uniti “a cancellare tutti i dazi unilaterali impropri”, l’Europa preferisce per ora non infierire e non commentare. Peraltro a Parigi sono previsti contatti fra il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, e le controparti americane a margine della riunione ministeriale dell’Ocse il 3-4 giugno.

E quella sarà la sede opportuna per affrontare l’argomento. Intanto il Fondo monetario internazionale lancia l’allarme. I dazi allungano ombre pesanti sulle prospettive di crescita dell’Italia. Il Paese è già fragile e zavorrato dal rapido invecchiamento della popolazione e dal macigno del debito pubblico.

Per l’Italia quindi, secondo il Fmi, “i rischi al ribasso restano significativi”: dalle tensioni commerciali alle guerre, passando per “gli eventi meteorologici estremi che potrebbero frenare la crescita e ridurre ulteriormente i margini di manovra fiscali”, per finire con “ritardi o inefficienze nell’attuazione del Pnrr che potrebbero compromettere la crescita”.

I dazi hanno già fatto male all’Italia: export ad aprile -7,5%

E che i dazi abbiano già cominciato a fare male all’Italia ce lo dice anche l’Istat. Ad aprile si stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra UE27, un’ampia riduzione congiunturale per le esportazioni (-7,5%) e un aumento per le importazioni (+1,6%). L’export diminuisce su base annua del 2,1% (era +8,2% a marzo). L’import, invece, registra una crescita tendenziale dell’11,4%.

E a dimostrare il legame del governo Meloni con l’amministrazione Trump ci sono altri dati. Ad aprile calano le esportazioni su base annua verso il Regno Unito e la Turchia mentre volano le importazioni da Stati Uniti e Cina.

Nel mese – si legge sul report Istat – si rilevano ampie riduzioni su base annua delle esportazioni verso Regno Unito (-20,3%) e Turchia (-18,8%); diminuiscono anche le vendite verso Cina (-8,6%), Giappone (-4,0%) e Stati Uniti (-1,9%) mentre crescono quelle verso Svizzera (+18,8%), paesi Opec (+7,9%), paesi Mercosur (+5,9%) e paesi Asean (+5,2%).

Al contrario le importazioni da Stati Uniti (+60,8%) e Cina (+40,1%) registrano una forte crescita tendenziale.

30/05/2025

da La Notizia

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