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La crescita italiana cola a picco e Meloni vola a New York per un selfie con Musk

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Con le destre l’Italia frana. Il governo Meloni stoppa il boom del Pil . L’Istat ha diffuso i nuovi dati sui conti degli ultimi anni. Nel 2023 migliorano solo deficit e debito. Il buco non c’era.

Nel 2023 il tasso di variazione del Pil italiano è risultato pari a 0,7%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alla stima del marzo scorso. A renderlo noto è l’Istat in base alla revisione generale dei Conti economici nazionali.

Sulla base dei nuovi dati, nel 2022 il Pil è aumentato del 4,7%, al rialzo di 0,7 punti percentuali, nel 2021 è cresciuto dell’8,9%, con una revisione di +0,6 punti percentuali.

Il buco nei conti era solo nella testa di Meloni e Giorgetti

Il deficit italiano in rapporto al Pil lo scorso anno è stato pari al 7,2%, migliorato rispetto alla stima pubblicata ad aprile che indicava -7,4%. Riviste anche le stime sul 2022 a 8,1% dall’8,6% stimato in primavera.

Migliorano le stime sul debito italiano. Il rapporto con il Pil nel 2023 si è attestato al 134,6%. Nel Def e nell’ultimo comunicato dell’Istituto di statistica di aprile era indicato un rapporto al 137,3%.

Ebbene, questi dati ci dicono alcune cose. La prima è che nel 2023, primo anno intero del governo Meloni, la crescita è andata picco.

E non è vero, come si vantava la premier Giorgia Meloni, che siamo cresciuti più degli altri paesi europei. La Francia lo scorso anno ha fatto +0,9% e la Spagna +2,5%. Abbiamo fatto praticamente meglio solo della Germania, la cui economia è praticamente ferma.

La seconda cosa che ci dicono i dati Istat è che se il governo ha in dote qualche miliardo in più, col miglioramento dei dati nell’ultimo triennio, lo deve solo ai governi che l’hanno preceduto.

Il miglioramento di deficit e debito nello scorso anno ci dice, infine, anche una terza cosa. Che il buco di bilancio, attribuito soprattutto dal governo al Superbonus, in realtà non c’era.

L’unica cosa certificata è il crollo del Pil nel 2023

“Si è parlato di tante cose, di rimbalzo del gatto morto, di buchi di bilancio, di soldi gettati dalla finestra. Oggi, numeri alla mano e se ancora ce ne fosse bisogno, tutta questa fanta-narrazione apocalittica viene spazzata via per l’ennesima volta. Il bombardamento mediatico che abbiamo subito in questi anni non danneggia noi, ma danneggia il Paese, i cittadini e i tanti imprenditori onesti che dopo lo shock economico che abbiamo subito si sono rimessi in marcia, prima che questo folle esecutivo dedito al sabotaggio della crescita ci facesse tornare allo zero virgola”, dichiara il capogruppo al Senato del M5S, Stefano Patuanelli.

“La revisione dei dati comunicati oggi da Istat è di lieve entità e non cambiano i principi e il quadro del Piano strutturale di bilancio già esaminato dal Cdm lo scorso 17 settembre”, minimizza il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il Psb sarà rifinito – aggiunge – alla luce dei nuovi numeri comunicati da Istat.

Il boom del Pil negli anni 2021-2022

Entrando nel dettaglio, nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 2.128.001 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 42.625 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Ma è un dato asfittico se paragonato a quello dei due anni precedenti.

Per il 2022 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 34.209 milioni di euro. Per il 2021 la revisione al rialzo è stata di 20.572 milioni di euro.

Per il 2023 la variazione in volume è invece stata rivista al ribasso, nonostante l’aumento in valore a prezzi correnti.

Le variabili sono infatti diverse e, come spiegato dai tecnici dell’Istituto, i cambiamenti in livello possono “modificare, non modificare o modificare anche in direzione opposta” il tasso di crescita che è una comparazione tra anni.

Nel 2023 gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume dell’8,5%, i consumi finali nazionali dell’1,2%, le esportazioni di beni e servizi dello 0,8%, mentre le importazioni sono scese dello 0,4%.

Il valore aggiunto in volume nel 2023 è diminuito dell’1,6% nell’industria in senso stretto e del 3,5% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre è aumentato del 6,7% nelle costruzioni e dell’1,1% nei servizi.

24/09/2024

da La Notizia

di Raffaella Malito

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