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La crisi ucraina è quasi nuda: l’errore Kursk perde il Donbass

La crisi ucraina è quasi nuda: l’errore Kursk perde il Donbass

Il segretissimo piano di pace di Zelensky a Biden: dammi ancora più armi e inventati un più diretto sostegno Nato, altrimenti non passiamo l’inverno. Versione stampa: Kiev sostiene di aver distrutto tre importati depositi di munizioni russi per sostenere l’offensiva di Kursk. Cronaca ucraina meno addomesticata: progressi costanti delle truppe russe nel Donbass e in tutte le regioni contese, compresa quella russa di Kursk, mentre si profila una gravissima crisi anche di materie prime. 

                                                

La guerra dal campo di battaglia alla versione politica

Il 23 settembre l’agenzia Ukroinform annuncia un secondo sfondamento del fronte al confine russo nella regione di Kursk. A negare che i russi starebbero riprendendosi il loro territorio.  Il 19 settembre il presidente ucraino, Zelensky, afferma che le sue truppe nell’attacco a Kursk sono riuscite a dirottare ingenti forze russe per porle a difesa della regione (dirottati circa 40 mila militari russi). Valutazioni terze occidentali, attacco simbolo in territorio russo, forze ucraine strategiche sottratte alla difesa, mentre i russi non hanno rallentato lo sforzo offensivo in Donbass né hanno interrotto il contrattacco a Kursk.

Racconto parte della strategia militare

Stesse vicende militari che impongono racconti diversi per opposte esigenze politiche interne e internazionali.  Il 18 settembre Kiev rivendica l’attacco con droni che ha distrutto o danneggiato gravemente due grandi depositi di missili e munizioni di artiglieria a Toropets e Oktyabrski, 400 chilometri a nord ovest di Mosca. Danni esaltati da Kiev (servizi segreti militari ucraini GUR) a incoraggiare il via libera occidentale all’impiego contro obiettivi in Russia dei missili balistici ATACMS e da crociera Storm Shadow (alcuni anche italiani), mentre l’agenzia russa Ria Novosti minimizza. Chi la racconta più grossa?

Depositi di munizioni russi colpiti

Difficile capire se la perdita di un quantitativo di munizioni avrà effetti a breve o medio termine sulle capacità russe di sostenere l’offensiva nel Donbass e la controffensiva nella regione di Kursk, bilanciando la cronica carenza di munizioni dell’esercito ucraino denunciata nelle ultime settimane da diverse fonti ucraine e internazionali. Cercado di non confondere cronaca e propaganda. Gli attacchi ucraini vengono spesso enfatizzati dai media occidentali -sottolinea Analisi Difesa-, mentre quelli russi contro i depositi ucraini con armi e munizioni occidentali, sono quasi sempre ignorati dagli organi d’informazione europei.

Iniziative russe a Kursk, Kharliv e Lugansk

Nell’ultima settimana l’aspetto più rilevante e certo delle operazioni militari –fonti internazionali incrociate- dice dalla avanzata russa su quasi tutti i fronti. Sul fronte di Kursk le mappe dell’Institute for the ‘Study of the War’ mostrano i progressi del contrattacco russo che ha permesso di riconquistare a ovest diverse aree di confine con il chiaro intento di tagliare fuori le truppe ucraine dalla possibilità di venire rifornite. Un ufficiale della Guardia Nazionale ucraina, citato dall’ISW, ha riferito che le forze ucraine non sono in grado di lanciare una controffensiva a Vovchansk perché i russi hanno un vantaggio in termini di truppe ed equipaggiamento.

Il Donetsk quasi russo

I progressi russi più eclatanti si registrano nella regione di Donetsk dove le forze di Mosca avanzano in quasi tutti i settori, sottolinea Gianandrea Gaiani. Secondo un comandante di battaglione ucraino sentito dal Financial Times, le tattiche delle forze russe nella direzione di Pokrovsk sono cambiate a metà estate.  Pokrovsk “può già essere definita perduta”, ha ammesso un comandante ucraino in un’intervista al Washington Post precisando che “nonostante Pokrovsk rimanga sotto il controllo ucraino, come hub logistico può già essere considerato perduto”, ha detto l’ufficiale, sostenendo che le forze russe hanno tagliato tre strade principali e possono controllare i movimenti del nemico con artiglieria e droni.

Conseguenze economiche

Secondo un report dell’agenzia Bloomberg, se cadesse Pokrovsk, l’Ucraina potrebbe essere costretta a importare carbone dall’estero. Mentre Metinvest e Dragon Capital ricordando che prima dell’invasione russa l’acciaio rappresentava un quinto delle esportazioni ucraine mentre ora la produzione è crollata di oltre il 70 per cento. La perdita di grandi impianti come Azovstal e l’acciaieria Ilyich, entrambi a Mariupol occupata dai russi. Per la catena di approvvigionamento dell’industria siderurgica la perdita dell’accesso alle riserve di carbone nella zona di Pokrovsk diventerebbe catastrofica, con le acciaierie costrette a importare carbone. Quasi prima delle armi che già non arrivano.

Fronte a Ugledar e polemiche politiche

La situazione più drammatica per le truppe di Kiev si registra in queste ore a Ugledar, nel sud della regione di Donetsk, dove le offensive russe hanno determinato il crollo delle linee ucraine. Una situazione rilevata anche dai blogger militari ucraini che registrano la ritirata delle truppe di Kiev e il rischio che i circa 2mila militari della 72a brigata della guarnigione vengano circondati in assenza di un repentino ripiegamento. La deputata popolare Maryana Bezuglay imputa parte della responsabilità del crollo del fronte al generale Aleksander Syrsky, vertice delle forze armate ucraine, per aver rimosso il comandante della 72a brigata ucraina durante l’offensiva russa.

L’errore tragico di Kursk

Il disastro che sta configurandosi sui fronti del Donbass, col rischio che tutti gli ultimi capisaldi crollino in rapida sequenza determinando lo sbandamento dell’esercito, deriverebbe dalle ingenti forze ucraine assorbite dall’offensiva nella regione russa di Kursk.

Dai canali Telegram militari alle interviste rilasciate dagli ufficiali ucraini alla stampa internazionale emerge che l’avventura di Zelensky a Kursk è la causa del rapido deteriorarsi della situazione sul fronte del Donbass.  “Mentre spendiamo le nostre riserve e le nostre attrezzature nei campi della regione di Kursk, tutte le nostre linee difensive cadono in mano al nemico che soffre perdite minime” riferisce una fonte militare al Financial Times.

27/09/2024

da Remocontro

Ennio Remondino

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