Giovedì 28 novembre il rendimento del titolo di Stato decennale di Parigi si è assestato al 3,02%, più della controparte greca che quotata al 3,01%. In sostanza, per gli investitori il debito pubblico di Atene, capitale che ha subito per anni la tortura del rigore del rigore, dei tagli di bilancio, dell’austerità, è meno rischioso di quello di Parigi, seconda economia europea, membro del G7 e potenza nucleare. Fotografia dei problemi di un’Europa che vede i suoi Paesi di punta, Germania e Francia, di fronte al frantumarsi della leadership interna.
Macron inciampa a destra ed è quasi crisi di governo
Legge di bilancio e probabile fine del gracile governo francese. Per approvarla servono i voti neofascisti di Rassemblement National. Michel Barnier, primo ministro del partito gollista, governo di minoranza contro la maggioranza di sinistra che ha vinto le elezioni, dipende da Marine Le Pen che minaccia il bilancio lacrime e sangue 2025. Non solo mancano i voti per approvare il bilancio ‘lacrime e sangue’ ma Le Pen “prende in considerazione la possibilità (la convenienza politica) di votare una mozione di sfiducia”, e la caduta del governo più di destra di molti decenni.
Legge di bilancio dell’equilibrista Macron
Con la legge di bilancio la resa di tutti i conti, non solo economici. L’assenza di un bilancio approvato per il 2025 costringerebbe il governo a entrare in ‘esercizio provvisorio’, una situazione simile a quello che prevede anche la legge italiana: la spesa pubblica sottoposta a una sorta di tetto, che non consente di coprire tutte le esigenze dello Stato, dal pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici all’erogazione dei servizi e delle pensioni.
Guaio politico ora anche finanziario
Da settimane i titoli di stato francesi, strumenti con cui lo stato si fa prestare i soldi -cittadini o Stati con interessi in campo-, pagano interessi che non si vedevano da anni. Tassi che crescono col rischio debitore. Lo Stato Francese, debitore ad alto rischio, dicono i suoi stessi cittadini che comprano i titoli di Stato ad ‘alto rendimento’. Misura del ‘rischio Paese’, “lo spread”, la differenza tra i tassi dei titoli di stato francesi e quelli dei titoli tedeschi (considerati finora a rischio nullo, e per questo usati come paragone). Mercoledì lo ‘Spread’ francese ha superato quota 80 punti, il livello più alto dal 2012. Va detto che l’Italia, ‘in periodo buono’, ieri aveva lo Spread a 126.
Conti pubblici francesi in crisi
Oggi la Francia è il paese europeo con la spesa pubblica più elevata rispetto al PIL. I grossi aumenti di spesa degli ultimi anni non sono stati bilanciati da un aumento delle entrate fiscali ma facendo debiti. Debito pubblico francese che all’inizio del 2020 era del 98 per cento del PIL, mentre, previsioni nel 2025, dovrebbe raggiungere il 114 per cento. Quest’anno le regole europee sui conti pubblici -che erano state sospese durante la pandemia- sono tornate in vigore e la Commissione Europea ha (nuovamente) raccomandato l’apertura di una procedura per deficit eccessivo contro la Francia.
I debiti pubblici ammessi dall’Unione
Il limite imposto dalle regole dell’Unione Europea prevede che il deficit -la differenza tra entrate e spese dello Stato- rimanga sotto il massimo del 3 per cento del PIL. E Barnier richiamato inaspettatamente in servizio, ha già detto che alla fine di quest’anno il deficit sarà del 6,1 per cento e che la legge di bilancio prevede di farlo scendere al 5 nel 2025. Per riuscirci il governo ha preparato una legge che prevede di risparmiare 40 miliardi di euro attraverso dei tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse. Lacrime e sangue, piazze irrequiete, e consensi a precipizio.
Sinistra vincente, esclusa ed arrabbiata
Le misure proposte dal governo sono molto impopolari e non piacciono alla sinistra del Nuovo Fronte Popolare né all’estrema destra del Rassemblement National. Per questo motivo Barnier rischia di non riuscire a ottenere i voti necessari per approvare la legge all’Assemblea Nazionale: l’attuale governo è sostenuto da una coalizione di minoranza composta dal partito di Emmanuel Macron, Renaissance, e dal partito dei Repubblicani (i ‘gollisti’), di cui fa parte lo stesso Barnier. Visto che la sinistra non è mai stata disponibile a collaborare con Barnier, era chiaro sin dall’inizio che per far passare in parlamento la legge di bilancio il governo avrebbe avuto bisogno del sostegno dell’ex ‘Fronte nazionale’ dei Le Pen.
Scorciatoie costituzionali
Ora che Le Pen ha minacciato di non votare la legge, Barnier ha detto che il bilancio sarà probabilmente approvato «con il ricorso all’articolo 49 della Costituzione, che consente al primo ministro di approvare un testo di legge in materia finanziaria senza passare da una votazione parlamentare». Mossa antidemocratica e a forte rischio. Le Pen di ‘quasi governo’ ha provato a convincere Barnier a modificare alcune delle misure nella legge di bilancio -esempio l’aumento della tassa sull’elettricità-, impopolari tra l’elettorato di RN, e di spostare i tagli proponendo ad esempio di eliminare i servizi sanitari per gli immigrati irregolari.
Rassemblement National ‘voto di sfiducia’?
Per riuscire a sfiduciare il governo, serve un voto combinato sinistra ed estrema destra, che sarebbe un evento inedito nella politica francese: non è scontato che Le Pen sia realmente disposta a farlo, a maggior ragione in questo specifico caso, in cui il voto di sfiducia porterebbe alla caduta del governo più di destra da qualche decennio. Nel frattempo il Nuovo Fronte Popolare ha già annunciato una mozione di sfiducia.
Barnier-Macron, coppia a rischio sull’Europa
Nel caso in cui i partiti all’opposizione sfiduciassero il governo prima che sia riuscito a passare la legge di bilancio, la Francia rimarrebbe senza un governo in grado di approvare un piano finanziario per il 2025. E ciò potrebbe innescare una crisi del ‘debito sovrano francese’, con gravi conseguenze sui mercati finanziari e sugli altri paesi dell’Eurozona.
30/11/2024
da Remocontro