Israele ha praticamente decapitato le unità della Guardia rivoluzionarie iraniana, che operano tra Siria e Libano, con un bombardamento mirato su Damasco che ha ucciso tre generali. Un attacco devastante, che potrebbe avere conseguenze politiche catastrofiche.
Colpito il consolato, territorio iraniano
I jet di Tel Aviv hanno lanciato i loro missili contro il Consolato di Teheran a Damasco, luogo, che gode di extraterritorialità. In pratica, è come se avessero attaccato direttamente su suolo iraniano. Attacco condotto dei superpotenti F-35 americani, sono morti anche civili e funzionari diplomatici. Sembra 11 in tutto. Il principale bersaglio, il comandante delle Guardie rivoluzionarie in Siria (Brigate Quds), il generale Mohammad Reza Zahevi è rimasto sotto le macerie dell’edificio, raso al suolo. Uccisi anche il suo vice, generale Haji Raimi, e il capo di Stato maggiore delle stesse Brigate Quds, generale Hossein Amirollah.
Un vertice non troppo segreto
Voci, riprese dal New York Times, parlano di una riunione segreta ma evidentemente, non troppo nella quale si stava discutendo della crisi di Gaza e le strategie migliori da adottare. Sarebbero stati presenti esponenti della Jihad Islamica palestinese e dell’Intelligence di Teheran. L’azione israeliana un’escalation repentina, nel confronto con gli ayatollah. Finora si era sviluppata una guerra ‘a bassa intensità’, combattuta per procura da Hezbollah e dal cosiddetto «Asse di resistenza», in Siria e Iraq, costituito da una galassia di milizie sciite sostenute da Teheran.
Segnali in precedenza
Per la verità, si era già avuto qualche segnale che il Gabinetto di guerra di Netanyahu stava cambiando approccio. In effetti, sul fronte nord, ai confini con Libano, e nella stessa Siria, già da qualche settimana Israele aveva cominciato a usare la mano pesante. Lo testimoniano i bombardamenti nella valle della Beqaa, la roccaforte di Hezbollah, nei pressi di Baalbek. Un modo per far capire che l’IDF colpisce quando e dove vuole. Venerdì scorso, nei sobborghi di Aleppo, un altro attacco con droni e missili, contro un deposito di armi gestito da Hezbollah. In quell’occasione, 53 morti, tra cui diversi soldati dell’esercito siriano.
Escalation per arrivare a cosa?
Tuttavia, vista la delicata situazione politica esistente in questo momento nell’area, nessuno si aspettava che Netanyahu azzardasse una mossa incendiaria come quella dell’attacco diretto ad alti esponenti della teocrazia persiana. Si pensava che l’azione moderatrice degli Stati Uniti potesse, quantomeno, congelare la situazione bellica senza farla deragliare verso lo scontro diretto con il fronte sciita. Nuovi scenari. Gli Stati Uniti sapevano e hanno approvato? Facile capire che c’è qualcuno che gioca ad allargare la guerra per non farla finire. Perché, cessato lo sforzo bellico, Israele dovrà fare i conti in casa, a cominciare da nuove elezioni. Uno scenario che non può lasciare tranquillo l’attuale premier.
In questa nuova puntata di una crisi infinita, la chiave è capire il ruolo della Casa Bianca. L’attacco, colpendo l’Asse di resistenza, da un punto di vista strettamente operativo fa agli Usa un favore. Cosa che lascia qualche interrogativo.
Omicidio mirato
Secondo il Guardian, la voce che l’attacco su Damasco possa essere una ‘risposta’ a un lancio di droni su una base di Eilat, non regge. «Zahedi era già da tempo – scrive il quotidiano britannico – sulla lista delle persone da eliminare. L’anno scorso Israele ha ucciso Sayed Reza Musawi, il capo della logistica delle Guardie rivoluzionarie nel Levante». Questo per far capire come, a Tel Aviv, vengano risolti i problemi di ‘sicurezza nazionale‘ e quanto contino, a volte, le regole di condotta dettate da leggi e codicilli del diritto internazionale. Nel frattempo, colpiti in maniera tanto clamorosa, come reagiranno gli ayatollah?
Reazione degli Ayatollah: ‘Netanyahu fuori di testa’
La reazione del Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollayan, è stata dura, ma senza minacce esplicite. «Riteniamo che questa aggressione abbia violato tutte le norme diplomatiche e i trattati internazionali. Benjamin Netanyahu ha perso completamente il suo equilibrio mentale a causa dei successivi fallimenti a Gaza e del suo fallimento nel raggiungere i suoi obiettivi sionisti».
Adesso, la mossa politica tocca a Tehran, tra una risposta altrettanto clamorosa e il basso profilo che maggiori guai politici sta provocando agli avversari diretti e ai loro tutori planetari. Israele e Stati Uniti, uniti tra loro ancora quanto? Con Israele che, in questo momento e con questo governo, può fare il peggio di tutto. Ma con Biden a pagare il conto politico in contanti elettorali.
02/04/2024
da Remocontro