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La guerra mostro che divora due popoli e due Stati

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Politica Estera 

14/08/2025

da Remocontro

Eric Salerno

Protesta alla Knesset dei soldati israeliani feriti, mentre il governo guarda a Gaza e ai giacimenti offshore da sottrarre alla parte palestinese che ancora sopravviverà e sarà lasciata in ciò che resterà di Gaza. Eric Salerno senza sconti dalla Voce di New York a Remocontro

 

Due popoli e due stati

  • «Benjamin Netanyahu, ormai è più che evidente, sta uccidendo due popoli e due stati: una nazione (Israele, come molti dei suoi fondatori la vedevano come rifugio per il popolo ebraico) e le speranze di chi voleva, accanto a Israele, uno stato libero e indipendente per il popolo palestinese».

Non un solo pazzo

Purtroppo le sue follie non sono quel di un uomo solitario impazzito ma corrispondono alle volontà di una parte importante dei cittadini ebrei (circa l’ottanta per cento) di Israele. In questi lunghi interminabili mesi di guerra contro Hamas e la popolazione civile di Gaza (e anche della Cisgiordania occupata) si è parlato di morti e feriti palestinesi, di genocidio e troppo poco degli effetti di tutto quello che sta accadendo da quasi due anni, alla società israeliana.

Netanyahu contro Israele

Ieri mattina mentre si aveva notizia di una ministra del governo Netanyahu che volava in Sudan per convincere il governo di quello stato in perenne guerra civile di accogliere i palestinesi di Gaza, un folto gruppo di soldati dell’IDF feriti in combattimento e altri con disturbo da stress post-traumatico sono entrati urlando nell’udienza del Comitato per la sicurezza nazionale della Knesset. Accusavano il governo di trascurarli, di non riflettere sugli effetti della lunga guerra sulla popolazione ebraica israeliana.
Nemmeno una parola per i 60 mila e più donne, uomini e bambini morti per le loro azioni. La maggioranza degli israeliani ebrei non vuole pensare ai feriti palestinesi, al mondo di Gaza che dovrà subire altri morti e devastazione prima di riuscire a rimettersi in piedi (ammesso che sia possibile).

Il travaglio dei soldati israeliani costretti

«Siamo gli invisibili che sono stati feriti, non vi nulla importa di noi. State discutendo di sciocchezze qui mentre i suicidi [dei soldati] sono dilaganti», hanno continuato. Cinquantasette in quasi due anni: Secondo un conteggio effettuato dal quotidiano Ha’aretz. 45 militari in servizio attivo sono morti per suicidio dall’inizio della guerra, e almeno altri 12 lo hanno fatto dopo aver completato il loro servizio.
Le grida dei militari feriti sono state ascoltate ma non influenzeranno i progetti di Netanyahu, dei suoi consiglieri di estrema destra e di quel vasto mondo esterno mosso da interessi nel campo delle armi e del petrolio. Qualcuno ieri si è ricordato del settore petrolifero e dei giacimenti di olio e gas al largo della striscia martoriata. Israele da sempre vorrebbe sfruttarli e forse la ‘riabilitazione’ della striscia potrebbe passare attraverso le grandi compagnie petrolifere che insieme alle industrie militari di mezzo mondo si stanno arricchendo giorno dopo giorno

Petrolio e armi la coppia assassina

  • Petrolio e armi camminano abbracciati da sempre. Anche in Sudan dove nei primi anni Settanta incontrai a Juba nel sud di quello che era allora il paese per grande, e uno dei più affascinanti, dell’Africa, uno degli istruttori militari inviati da Tel Aviv (con l’aiuto economico, curiosamente, della Charitas Cristiana e il sostegno diplomatico del Nunzio apostolico del Vaticano), per aiutare i ‘ribelli’ neri, cristiani o animista, nella lotta contro gli arabi di Khartoum.

I palestinesi sono arabi bianchi e non capisco quanti di loro potrebbero, diciamo adattarsi, alle popolazioni nere nilotiche del Sud Sudan, stato da qualche anno indipendente, che oggi, oltretutto si confrontano in una guerra civile cruenta.

***

 

CRIMINALI DI GUERRA CRESCONO

Il ministro delle Finanze israeliano, falco dell’ultradestra Bezalel Smotrich, ha annunciato di aver approvato il nuovo piano di insediamento nella regione E1 della Cisgiordania, che consiste in 3.401 unità abitative per i coloni: un piano che, ha detto, “seppellirà l’idea di uno Stato palestinese”. Smotrich terrà una conferenza stampa oggi, accompagnato dal Presidente del Consiglio di Yesha, Israel Ganz, e dal sindaco Guy Yifrach del comune dove sorgerà l’insediamento, Ma’aleh Adumim. Lo scrivono i media israeliani, fra cui Jerusalem Post, Times of Israel e Ynet.

La zona o “corridoio” E1 (abbreviazione di East 1) è un’area della Cisgiordania all’interno del comune israeliano di Ma’ale Adumim, adiacente a Gerusalemme Est, copre un’area di 12 chilometri quadrati e ospita numerose comunità beduine e anche una grande centrale di polizia israeliana. L’organizzazione Peace Now – scrive il Jerusalem Post – aveva precedentemente definito il piano annunciato da Smotrich un “colpo mortale alla soluzione dei due Stati”, perché prevede di dividere di fatto la Cisgiordania in due parti. impedendo lo sviluppo dell’area metropolitana tra Ramallah, Gerusalemme Est e Betlemme.

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