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La Lega blinda il Ponte sullo Stretto: chi protesta rischia fino a 27 anni

La Lega blinda il Ponte sullo Stretto: chi protesta rischia fino a 27 anni

Cambia il ddl Sicurezza, Salvini detta la linea agli alleati: giro di vite del governo per scoraggiare il dissenso contro il Ponte. 

Chi intende manifestare contro il Ponte sullo Stretto o contro la Tav, o, in generale, contro una “grande opera infrastrutturale”, sappia che rischierà una pena detentiva che potrebbe arrivare fino a quasi 27 anni di carcere. È l’effetto (perverso) dell’emendamento approvato ieri dalle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera al Ddl Sicurezza. Paradossalmente, a presentare l’emendamento fatto proprio dalla maggioranza, il leghista Igor Iezzi, quello sospeso per aver aggredito in aula il collega M5s Leonardo Donno.

SOMMANDO TUTTE LE AGGRAVANTI, SI ARRIVA A 27 ANNI

Il testo, in pratica, prevede un’aggravante del reato di resistenza a pubblico ufficiale, che fa aumentare la pena di un terzo nel caso in cui la violenza o la minaccia sia “commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.  Aggravante che andrà ad aggiungersi, cioè a sommarsi, a quelle già previste. Un esempio per chiarire la svolta autoritaria del provvedimento: se il reato di resistenza (cioè si manifesta in maniera violenta) è commesso da 10 o più persone, la pena prevista è dai 3 ai 15 anni. Ed è aumentata fino a un terzo, se il fatto è compiuto “nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico” o “con scritto anonimo, o in modo simbolico”. Così, sommando pena massima (15 anni) + un terzo per il luogo pubblico (5) + la nuova aggravante (7). Totale: quasi 27 anni, appunto.

E poco consola che la pena può essere bilanciata dalle circostanze attenuanti. Oltretutto La proposta era passata con una riformulazione che in parte ne ha mitiga gli effetti. Nella versione iniziale, infatti, il testo prevedeva che la pena fosse aumentata fino a due terzi.

PONTE SULLO STRETTO, INSORGONO LE OPPOSIZIONI: “DISSENSO CRIMINALIZZATO”

Immediate le proteste delle opposizioni: “L’approvazione dell’emendamento che prevede un’aggravante per violenze o minaccia nel caso in cui siano effettuate per protestare contro un’opera pubblica preoccupa molto”, attacca Sergio Costa (M5s), “Conosciamo già la lettura a senso unico che la maggioranza fa delle manifestazioni, ma in ogni caso la formula è ambigua: cosa si intenderà per minaccia e violenza tali da far scattare l’aggravante? Lo è bloccare una ruspa? E perché gli agricoltori con i trattori non sono un pericolo secondo il governo, mentre i comitati che bloccano una strada per manifestare contro il ponte sullo Stretto lo sarebbero? La deriva è allarmante, le opposizioni siano unite per fermarla”.

Per ldem Matteo Mauri, “si aggrava la portata della linea anti-dissenso del governo. Dopo l’approvazione di una norma che porterà alla reclusione anche per gli studenti che organizzano un sit-in pacifico per strada davanti a una scuola, oggi viene approvata una nuova norma che introduce un’aggravante per chi protesta contro la realizzazione di un’opera pubblica. Siamo davanti a un giro di vite liberticida senza precedenti, che non trova alcuna motivazione se non quella di intimidire e limitare in maniera drastica libertà fondamentali e la possibilità di protestare”.

LA CGIL: “CI SI È ACCORTI CHE IL PONTE NON SERVE”

Contraria alla norma anche la Cgil, come spiega il segretario confederale Pino Gesmundo: “Poiché tutti iniziano a comprendere che la realizzazione del Ponte non rappresenta una priorità per il nostro Paese, incapace a rispondere ai tanti dubbi che emergono su questa opera, la Lega, con l’appoggio di tutto il Governo, ha trovato la soluzione: impedire alle persone di manifestare la propria contrarietà. Una concezione della democrazia sempre più preoccupante’’.

PIÙ SOLDI PER LE SPESE LEGALI DEGLI AGENTI

Ma ieri è passata anche la norma, sempre Lega, che prevede il raddoppio delle spese legali, con un tetto fino a 10mila euro, a favore di agenti indagati per fatti inerenti al servizio. Una norma, commentano gli Avs Zaratti e Dori che “non avviene per nessun dipendente della Pa”. Anche qui l’emendamento è frutto di una riformulazione che ha cancellato la parte della proposta nella quale si prevedeva che a indagare sui reati delle forze dell’ordine non fosse il pm, ma l’Avvocatura di Stato.

11/07/2024

da La Notizia

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