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La Liberazione a Grosseto: 25 Aprile per ricordare «La bellezza di chi scelse di stare dalla parte giusta»

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«È male quando le istituzioni non sono in piazza» lo diceva, anni fa il partigiano Nello Bracalari, proprio in riferimento alla Festa della Liberazione.

E dopo una settimana di polemiche, purtroppo, a Grosseto si è sfilato per la prima volta senza sindaco. ma la piazza di Grosseto non è rimasta vuota, anzi in tanti hanno risposto al saluto dell’Anpi e, accanto a loro, oltre al presidente della Provincia Francesco Limatola, all’assessore regionale Leonardo Marras, all’onorevole Marco Simiani e ad alcuni sindaci hanno scelto Grosseto per festeggiare il 25 Aprile anche l’europarlamentare Dario Nardella e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini.

«Noi siamo antifascisti, la nostra costituzione è antifascista, e oggi abbiamo al Governo una compagine politica che non riesce a definirsi antifascista, e questo è un serio problema» afferma Laura Boldrini che poi parla di Grosseto come di «una bella città e una comunità ferita. Ferita dall’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante, un esponente della Repubblica di Salò, uno dei pensatori della rivista della difesa della razza uno che firmò un manifesto scellerato in cui si intimava ai partigiani, agli antifascisti di consegnarsi, altrimenti sarebbero stati fucilati alle spalle. E questo è stato filmato da Giorgio Almirante, il mentore di Giorgia Meloni, che oggi è al Governo; quindi abbiamo molta strada da fare, oggi più che mai siamo tutti resistenti e dobbiamo impedire che accada il peggio perché abbiamo segnali inquietanti: penso al decreto sicurezza, un documento scellerato che cerca di comprimere le libertà, la libertà di manifestare, la libertà di resistere pacificamente».

«Ho scelto di essere qui perché credo che Grosseto abbia una grande storia di resistenza, di lotta per la liberazione – afferma Dario Nardella -. È una provincia che spesso viene interessata da polemiche e mi è dispiaciuto moltissimo sapere di alcuni amministratori locali che per diversi motivi non hanno voluto consentire all’Associazione Partigiani Italiani di manifestare. Sono gesti che non dovremmo vedere a 80 anni di distanza. Ma proprio perché più forti delle polemiche sono le idee, più forti delle polemiche sono i valori, oggi noi siamo qui per dire che la lotta per la liberazione, per la democrazia, per i diritti è una lotta che non finisce. Continua nel nostro paese quando vediamo sopraffazione da parte di chi ha il potere verso i più deboli. Continua in Europa dove i valori della lotta all’antifascismo sono valori che appartengono all’Unione europea e continua nel mondo dove ancora oggi assistiamo a guerre, conflitti, sopraffazioni di persone deboli private delle loro libertà, dei loro diritti fondamentali. In Serbia come in Turchia, in Palestina come in Ucraina, come in tutto il resto del mondo. Oggi noi non celebriamo qualcosa che appartiene al passato. Celebriamo qualcosa che appartiene al nostro essere italiani, al nostro essere individui e cittadini».

«Cosa vuol dire essere partigiano oggi? Partigiano può essere una signora o un giovane che manifesta in piazza, può essere un cittadino che fa il suo dovere e aiuta chi è più debole. Oggi essere partigiano significa non voltarsi dall’altra parte, qualunque cosa succeda, dai piccoli ai grandi soprusi, dalle piccole alle grandi prepotenze. Questo vale per Grosseto, per la comunità di Grosseto e per tutto il nostro Paese» conclude Nardella.

L’assessore regionale Leonardo Marras ha ricordato come i valori dell’antifascismo siano parte della nostra stessa Regione «Il Pegaso era il simbolo del Comitato liberazione nazionale di Firenze». Poi Marras ha ricordato il passato, quando per la Liberazione si montava un palco in piazza «e si veniva ad ascoltare. In tutti questi anni c’è chi non ha mai pronunciato la parola antifascismo» afferma.

«50 anni fa non avremmo pensato che a 80 anni dalla Liberazione ci sarebbe stato ancora bisogno di ribadire nelle piazze questo messaggio, il messaggio lasciato dai partigiani. Il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna ha detto “a che serve l’Anpi”. Ebbene serve a garantire le radici della nostra Repubblica. Non si può festeggiare il 25 Aprile senza sapere come ci si è arrivati. Mettere sullo stesso piano Berlinguer e Almirante, o celebrare Balbo in un comune dove nel frattempo si nega la piazza all’Anpi».

«80 anni fa l’Europa vide la sconfitta del nazifascismo e di un’idea di superiorità della razza – ricorda il presidente della Provincia Francesco Limatola -. Qualche anno dopo nasceva l’Europa che affonda le radici nel manifesto di Ventotene scritto da quegli intellettuali antifascisti mandati al confino. La nostra comunità affonda le sue radici nella Resistenza, nei valori dell’antifascismo che sono sempre attuali. Valori trasfusi nella nostra carta costituzionale che è una carta antifascista e non a-fascista. Per questo considero non come una cosa folkloristica, ma un fatto grave, che la seconda carica dello Stato si vanti di avere in casa un busto di Mussolini».

«Essere antifascisti oggi significa essere italiani: non è una bandiera di parte ma il fondamento della nostra Repubblica e nazione. Per questo è ancor più grave quanto successo a Orbetello: negare la piazza in nome della sobrietà, è un atto gravissimo, vigliacco, prepotente. Lesivo della libertà di manifestare per cui sono morti tanti italiani. Come sbagliato è chi in nome della pacificazione nasconde un becero revisionismo. Ci fu una parte sbagliata che ha tolse la libertà al Paese e una parte giusta che lottò per ridargliela. Ieri abbiamo intitolato una sala della provincia a Licena Rosi Boschi, una grande donna, partigiana, prima donna consigliera e assessora. Quando si vuole intitolare uno spazio pubblico a qualcuno va scelto chi può essere ancora un punto di riferimento come Licena e non come Almirante. La storia insegna, il male non arriva all’improvviso: cresce lentamente, alimentato dall’indifferenza. La memoria è il vaccino e l’antidoto. Ricordare impegnarsi come singoli e collettivamente. A chi si ostina a voltare le spalle alla storia dico: non sapete che bellezza vi state perdendo, la bellezza di chi scelse di stare dalla parte giusta anche se era la più difficile».

«Oggi è a mio giudizio la giornata fondamentale del calendario civile italiano; ricorre l’80esimo della Liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazi-fascista, e quindi è doveroso celebrarlo con solennità e partecipazione – afferma il presidente provinciale Anpi Giulio Balocchi -. Ma soprattutto come festa di popolo, come lo furono quei giorni che fra il 1944 ed il 1945 videro via via liberare città, paesi e campagne dal giogo della dittatura fascista e dalla guerra. Nelle nostre zone questa liberazione fu conquistata – anche a caro prezzo – un anno prima, grazie all’impegno dei civili, dei partigiani e delle partigiane che dettero anche la loro vita, preparando il terreno alle forze alleate che via via risalivano la penisola».

«Proprio per questa solennità abbiamo chiamato insieme a noi – ed hanno risposto con convinta partecipazione – i rappresentanti delle Istituzioni democratiche che si riconoscono veramente e sinceramente nella Costituzione, nata dalla lotta partigiana e dalla Resistenza; frutto della collaborazione fra politici ed intellettuali di diversa fede politica ed ideale, ma tutti uniti per gettare le basi della nostra democrazia e per scrivere le pagine di questa Carta che non ha bisogno di essere stravolta con colpi di mano in nome di una fantomatica autonomia differenzia a che porterebbe solo ulteriori diseguaglianze fra i cittadini, o di un rafforzamento dei poteri del Governo a discapito degli altri col cosiddetto Premierato. Dobbiamo ancora applicarla tutta questa Costituzione: a partire dai diritti al lavoro, alla salute, alla cittadinanza, all’uguaglianza, all’integrazione fra i popoli indipendentemente dal loro certificato di nascita, all’istruzione, alla parità di genere. Ecco: questo lo dobbiamo ai nostri Padri Madri costituenti, ai partigiani ed alle partigiane, ai tanti loro fiancheggiatori civili che hanno rischiato o dato la vita in nome della libertà. Della nostra libertà».

Il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna non era in piazza ma ha presenziato, assieme al presidente del consiglio Fausto Turbanti, al parco della Rimembranda alla deposizione al monumento ai caduti.

26/04/2025

da Il Giunco

Redazione

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