La storia di Comunale simbolo di resistenza: internato e ucciso a Mauthausen, dopo quasi 80 anni riconosciuto il risarcimento.
Ci sono storie che non si accontentano di essere ricordate. Chiedono giustizia, esigono un nome, reclamano lo spazio che meritano nell’impietoso calendario della storia. Gaetano Comunale, maestro vetraio, internato e ucciso a Mauthausen nel 1944, è una di quelle. Ora, a quasi ottant’anni di distanza, il Tribunale di Firenze riconosce ai suoi eredi un risarcimento di 720 mila euro. Ma non è solo una cifra: è un segnale, un tentativo tardivo di sottrarre il suo sacrificio all’oblio.
Comunale era un operaio, non un eroe per scelta. Scioperava per la fine della guerra, per un salario che fosse dignitoso, per un domani che non avesse il sapore acre della paura. L’8 marzo 1944, insieme a 117 civili, fu strappato alla sua vetreria di Empoli. Prima Villa Triste, poi un vagone bestiame e infine Mauthausen, dove il suo nome si dissolse nel fumo delle camere a gas, come quello tanti. Morì in aprile, ucciso da quelle Schutz-Staffel che abbiamo imparato a riconoscere nelle iniziali sinistre di una sigla.
Settantanove anni dopo, quel nome torna a vibrare. La sentenza che riconosce ai suoi discendenti il diritto al risarcimento non è solo una conquista legale. È il richiamo di una memoria che rifiuta di tacere, un monito contro l’indifferenza. Non è il denaro che conta, ma l’atto di dare voce a chi l’ha persa, di restituire un frammento di giustizia a chi fu inghiottito dalla barbarie.
Ogni passo avanti nel riconoscimento del passato è una battaglia contro un presente che troppo spesso dimentica. A me sembra che la sentenza di Firenze sia anche un invito a raccontare, a non smettere di cercare. Gaetano Comunale non è solo un maestro vetraio, un internato, una vittima. È il simbolo di quella resistenza silenziosa che, ancora oggi, ci insegna a distinguere il coraggio dalla rassegnazione.
15/12/2024
da La Notizia