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La minaccia del debito che strangolerà il mondo

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«Un mondo di debiti» è il titolo del rapporto 2024 dell’Unctad, l’agenzia per il commercio e lo sviluppo delle Nazioni Unite. Pandemia e guerra in Ucraina hanno prodotto inflazione e innalzamento dei tassi che, assieme all’escalation dell’emergenza climatica, hanno indebolito le economie di tutto il mondo. Ma è il debito americano col virus dollaro che soprattutto contagia il mondo, facendo strage soprattutto nel suo sud più fragile che ha iniziato ad arrabbiarsi.

https://unctad.org/publication/world-of-debt  

‘Un mondo di debiti’

Il rapporto 2024 dell’agenzia per il commercio e lo sviluppo delle Nazioni Unite lancia l’allarme. Il debito pubbico mondiale continua a crescere ad una velocità incontrollabile. Nel 2010 era 51 trilioni di dollari. Nel 2023 ha raggiunto 97 trilioni di dollari. Sottolineiamo, dollari. Perché è la moneta americana il motore chiave della ‘economia del debito’. Gli Usa hanno un debito pubblico talmente grande e  insostenibile che li porta a celebrare quella liturgia contabile che si chiama ‘shutdown’ e che significa chiusura, default, barcarotta, fallimento. Il Congresso dichiara solennemente la parziale chiusura delle attività dell’amministrazione pubblica respingendo le proposte di spesa del governo perché mancano le coperture finanzarie. Soluzione: si alza il tetto del debito (debt ceiling) e si continua.

Il debito Usa a colpi di dollaro

Gli Stati Uniti hanno alzato il tetto del debito più di 102 volte dal 1945 ad oggi. Per questo, nel 2011 le agenzie di rating hanno inziato a declassare il ‘rating di credito’ Usa, la sua probabilità di rimborsare un prestito entro i termini concordati. Meglio non fidarsi troppo. Ciò nonostante, non essendoci valute alternative, il mondo continua a risparmiare e commerciare in dollari, da cui la forza della moneta americana. La finanza globale sceglie il dollaro in quanto «meglio del peggio».

Chi paga veramente il debito

Il debito si paga sotto forma di interessi da restituire ai ‘prestatori’, a coloro cioè che forniscono il denaro necessario a coprire il disavanzo che lo Stato si ritrova quando la sua spesa pubblica cresce più della raccolta fiscale, il famigerato «buco di bilancio», ben noto in Italia. Sono cittadini, imprese, banche e altri Stati esteri che acquistano le obbligazioni dello Stato. Perciò è vitale che lo Stato venda le obbligazioni a tassi d’interesse i più bassi possibile. Perché un onere del debito crescente si sovrappone a voci della spesa pubblica di pari importo. Di fatto, il costo del debito che si distribuisce sulla spesa pubblica, grava più pesantemente sulla fasce più deboli dei cittadini.

Debiti di casa

Un esempio di casa nostra può servire a chiarire la questione. Il debito pubblico dell’Italia al mese di luglio 2024 è pari a 2919 miliardi di euro. Gli interessi annui su questa cifra si avviano a raggiungere la cifra di circa 100 miliardi (un PIL che dovrebbe crescere il doppio di quello cinese). Pressochè lo stesso importo che lo Stato spende per l’istruzione (meno di 100 Mld) e per la Sanità a (circa 130 Mld). Tagliare voci fondamentali del bilancio come queste o aumentare la tassazione è un suicidio annunciato per ogni campagna elettorale, motivo per cui la politica ricorre alle soluzioni a breve termine dell’indebitamento piuttosto che affrontare riforme strutturali dai risultati di lungo periodo.

‘Tutto il mondo è Paese’

Un cinico qualunquismo porta a dire che «tutto il mondo è paese», ma questo vale fino a che c’è qualcuno disposto ad ‘acquistare debito’ e, soprattutto, a basso tasso d’interesse. Non è così per tutti e ciò determina gli effetti di una crisi che è diventata globale, poiché il debito è interconnesso tra gli Stati. Infatti, nel suo rapporto l’Unctad, indica che i paesi in via di sviluppo, concentrati in Asia, Africa e America Latina, detengono un terzo del debito mondiale e acquistano denaro a tassi molto più elevati dell’occidente.

La differenza che strangola i più deboli

Da cui il famoso ‘spread’, la differenza sul rendimento delle obbligazioni che in Germania è di 0,8%, in Usa del 2,5% mentre in media, in un paese sudamericano, è del 6,8%, e in Africa 9,8%.  Risultato: 3,3 miliardi di persone vivono in paesi che spendono più per ripagare gli interessi sul debito che per l’istruzione o la santà. Per questa parte del mondo il debito è già fuori controllo.

Architettura finanziaria insostenibile

L’architettura finanziaria internazionale è insostenibile perché ferma alle regole di istituzioni create nel 1944. Fmi e Banca Mondiale sono controllate sulla base di un sistema di quote che rende impossible un riequilibrio. Il rapporto dell’Unctad conclude nell’ultima pagina con un invito all’azione: «This must change». Prima che sia troppo tardi, aggiungiamo noi.

18/07/2024

da Remocontro

Valerio Sale

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