Nella legge di bilancio più montiana degli ultimi anni compare una misura davvero incredibile. Si tratta dell'aumento di tre euro nelle pensioni minime.
Sembra impossibile, ma è così. In realtà, tale misura è riconducibile ad un fenomeno ben più generale e che è uno dei fattori dell'impoverimento dei lavoratori e delle lavoratrici del nostro paese, costituito dalla scomparsa di ogni forma di reale adeguamento delle retribuzioni all'aumento dei prezzi.
Nel periodo 2021-2023, l'inflazione cumulata è stata superiore al 17% mentre le retribuzioni si sono fermate a poco più del 4%, accentuando un divario tra prezzi e salari destinato a non diminuire.
Senza meccanismi di indicizzazione, pesano i mancati rinnovi contrattuali, i rinnovi fatti con un indice che non contiene alimentari e energia, quelli fatti con contratti "pirata". Pesano poi la frammentazione delle tipologie contrattuali e i diversi livelli di retribuzione. Per capire meglio, poi, come si distribuiscono i redditi è bene sottolineare che nello stesso periodo l'indice della Borsa di Milano è cresciuto di quasi il 59% e la quota dei profitti delle società non finanziarie del 44%.
Nonostante questo il sistema di imposte in Italia è quasi interamente costruito sul lavoro dipendente e sui consumi: il modello del capitalismo liberale di Mario Monti e di Giorgia Meloni.
28/10/2024
da L'Antidiplomatico