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La pioggia trascina via gli ultimi rifugi e l’illusione della tregua

La pioggia trascina via gli ultimi rifugi e l’illusione della tregua

Politica estera

27/11/2025

da Il Manifesto

Eman Abu Zayed  Scrittrice palestinese e studentessa di traduzione a Gaza

Occhio non vede. Racconto da Deir al Balah tra tende distrutte, fango e i pochi averi perduti nelle alluvioni. Ai valichi Tel Aviv blocca roulotte e dignità

Secondo le Nazioni unite, oggi a Gaza circa 1,4 milioni di persone soffrono di una grave carenza di alloggi. Questo dato rende la realtà in cui viviamo un’enorme crisi umanitaria: decine di migliaia di famiglie senza un alloggio sicuro e la maggior parte di noi che vive in tende fatiscenti, inadatte ad affrontare l’inverno.

LA MATTINA del 14 novembre 2025, con l’arrivo del primo fronte freddo a Gaza, mi sono svegliata e ho trovato il luogo in cui dormiamo – mai davvero adatto a vivere dopo che la nostra casa è stata distrutta per la terza volta – completamente allagato. Non si tratta di un «rifugio», ma di uno spazio temporaneo in cui ci siamo spostati dopo il cessate il fuoco, sperando che la situazione si chiarisse o che venisse intrapresa qualche azione per la ricostruzione. Nulla è accaduto.

Ho sentito le voci dei bambini delle tende vicine che piangevano alla porta. L’ho aperta subito e ho trovato tre bambini con le labbra e i volti blu per il freddo e la loro madre che tremava dietro di loro: «Siamo bagnati fradici…la pioggia è entrata e la tenda è completamente allagata». Sono rimasta paralizzata per un attimo, poi mi sono precipitata alla finestra. Lungo la strada, nella tendopoli, ho visto ripetersi la stessa scena: donne, bambini e anziani seduti per strada sotto la pioggia, impotenti, con i materassi bagnati e gli effetti personali sparsi ovunque, mentre pianti e confusione riempivano l’aria.

LE SOFFERENZE di questa prima pioggia sono solo l’inizio. L’inverno è lungo. Le tende già logorate dal sole cocente dell’estate e ora dalla pioggia sono completamente inabitabili. Ogni giorno che passa aumenta il pericolo per i bambini, le donne e gli anziani e aggrava la crisi umanitaria. In tutta Gaza, la distruzione causata dal conflitto ha lasciato la maggior parte della popolazione senza un riparo adeguato. Le tende che avrebbero dovuto fornire almeno una protezione minima sono gravemente danneggiate: i tetti sono crollati, le pareti sono strappate e i pali di sostegno sono rotti, lasciando gli interni fradici.

LE FAMIGLIE che hanno perso le loro case sono state costrette a trasferirsi ovunque trovassero spazio, ma molte arrivano in zone sovraffollate con poche o nessuna risorsa. La situazione è particolarmente grave a Rafah, Jabaliya, Beit Hanoun, dove interi quartieri sono stati pesantemente colpiti dagli attacchi e molte persone sono state sfollate. Queste zone, già densamente popolate, ospitano ora un gran numero di famiglie in tende fragili, logore e spesso improvvisate con teli di plastica e vecchi stracci, che riescono a malapena a riparare dalla pioggia o dal freddo. Molti bambini siedono su materassi bagnati o cercano di rannicchiarsi insieme ai loro fratelli, avvolti in coperte sottili, mentre madri e padri cercano di proteggerli dal freddo. Le famiglie senza tende cercano rifugio nelle strade, in edifici incompiuti o sotto ripari temporanei, esposti alla pioggia e al vento. Ogni goccia di pioggia fa crollare ulteriormente le tende, spazzando via tutto ciò che sono riusciti a salvare. Il sovraffollamento in luoghi come Khan Younis e i quartieri circostanti aumenta il caos: sempre più famiglie sfollate lottano per trovare anche solo un piccolo pezzo di terra asciutta.

L’ENTITÀ della distruzione crea una crisi umanitaria che minaccia ogni giorno migliaia di famiglie. La quantità di aiuti che arriva non è sufficiente. Anche se oggi le tende fossero disponibili, il prezzo sarebbe troppo elevato. Non sono arrivate roulotte, non ci sono attrezzi per rimuovere le macerie e livellare il terreno in modo che le persone possano montare le tende e non sono state prese misure per fornire alloggi permanenti. Tutto ciò rende la terrificante realtà che viviamo solo l’inizio: di fronte c’è un lungo inverno, senza protezione né speranza.

EPPURE LE PERSONE continuano a sopravvivere con resilienza, facendo del loro meglio per prendersi cura dei propri figli e sostenersi a vicenda. Anche nel rigido inverno e sotto la pioggia battente, la resilienza della popolazione di Gaza trasmette un messaggio: l’umanità non può essere schiacciata.

Ogni bambino tremante, ogni famiglia in cerca di riparo, ricorda che la speranza può rimanere viva anche nelle condizioni più difficili e che chi può aiutare deve agire ora, prima che il silenzio si trasformi in una tragedia permanente.

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