Su Internazionale una importante sintesi delle posizioni del mondo arabo sulla questione palestinese, su Hamas e sulla reazione di Israele a Gaza. Al Arabiya, Emirati Arabi Uniti; Asharq al Awsat, Regno Unito (famiglia saudita); Al Jumhuriya, Siria; Tsa, Algeria; Tel Quel, Marocco; Al Ayyam, palestinese; The New Arab, quotidiano panarabo con sede a Londra.
LE RIPERCUSSIONI GLOBALI
Vanessa Ghanem, Al Arabiya, Emirati Arabi Uniti
Mentre infuria la guerra tra Hamas e Israele, la regione si trova ad affrontare la possibilità che succeda il peggio. Le implicazioni potrebbero essere catastrofiche se altri gruppi o paesi, come Hezbollah e perfino l’Iran, decidessero di entrare nella mischia. Secondo Imad Salamey, consulente per la politica mediorientale e professore di scienze politiche all’università americana del Libano, «Questa situazione avrà ampie ricadute, non solo sul Medio Oriente, ma anche nei paesi vicini, compresi quelli europei».
PER UNA SOLUZIONE POLITICA
Ghassan Charbel, Asharq al Awsat, Regno Unito (Quotidiano panarabo legato alla famiglia reale saudita. Ha sede a Londra e un’edizione in arabo e una in inglese.
(…) Un eventuale attacco israeliano di terra causerebbe perdite catastrofiche in termini di vite umane, per questo è urgente salvare i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario. Ma non si può tornare alla situazione precedente, deve esserci un percorso verso una soluzione politica. Essenzialmente questo è quello che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha detto al segretario di Stato statunitense Antony Blinken.
L’IMPORTANZA DEL MARE
Laleh Khalili, Al Jumhuriya, un sito di approfondimento sulla Siria e il Medio Oriente
(…) La Palestina è un paese costiero i cui poeti sognano le onde del Mediterraneo, i cui bambini imparano a tuffarsi, a nuotare e a giocare a calcio sulla sabbia (…) È vero che i porti famosi della Palestina, come Haifa, Jaffa e Acri, sono stati conquistati durante la nakba (l’esodo del 1948), ma il popolo palestinese continua a pensarci, perché il mare fa parte della sua identità. Mentre i palestinesi di Gaza vivono all’ombra delle flotte da guerra israeliane e statunitensi – che trasformano il mare «in una delle fonti dell’inferno, come ha scritto il poeta Mahmoud Darwish – il Mediterraneo attende il loro ritorno».
LA COMPLICITÀ DELL’OCCIDENTE
Abdelaziz Rahabi, Tsa, Algeria (Tout sur l’Algérie è un sito algerino di attualità, in lingua francese)
Israele dovrebbe rendersi conto che non ha il monopolio dell’intelligenza né della forza. Ha il sostegno incondizionato dell’occidente: del Regno Unito, che ha creato Israele e la mappa del Medio Oriente postcoloniale; e della Germania, che ha un pesante debito storico e lo fa pagare diplomaticamente ai palestinesi. Tuttavia, non sempre la storia è scritta dai più potenti e nulla è immutabile. (…) Il mondo sta cambiando e non solo al ritmo occidentale, ma sempre più secondo quello stabilito dalle potenze emergenti in Asia, America Latina e Africa.
IL FUTURO DEGLI ACCORDI
Jassim Ahdani e Réda Dalil, Tel Quel, Marocco
(…) Per i paesi arabi che hanno firmato gli accordi di normalizzazione con Israele, ma anche per l’Arabia Saudita che stava per farlo, gli ultimi eventi hanno cambiato la situazione. Mai il progetto voluto da Jared Kushner, il genero dell’ex presidente statunitense Donald Trump, è stato così vicino al fallimento. Gli accordi hanno aperto al Marocco e a Israele moltissime opportunità militari, economiche, culturali. Ma con il passare del tempo il progetto ha tenuto sempre meno conto della variabile Palestina…
CHI APPROFITTA DEL CAOS
Al Ayyam, quotidiano palestinese con sede a Ramallah
Dal 7 ottobre i coloni israeliani, con il sostegno dell’esercito, hanno ucciso 58 palestinesi in Cisgiordania approfittando del caos a Gaza. (…) Le uccisioni sono accompagnate da una campagna di arresti. I coloni hanno dichiarato guerra ai villaggi palestinesi dei territori occupati e hanno attaccato negozi e abitazioni. Queste azioni e le minacce dei coloni costituiscono un pericoloso precedente in Cisgiordania, dove nel 2023 le forze israeliane hanno ucciso più di 170 palestinesi. (…) Nella Cisgiordania occupata accanto a tre milioni di palestinesi vivono mezzo milione di coloni ebrei, in insediamenti considerati illegali dal diritto internazionale e a volte anche dalla stessa legge israeliana.
UN PROFONDO CAMBIAMENTO
Hugh Lovatt, The New Arab, quotidiano panarabo con sede a Londra. La sua versione in arabo è Al Araby al Jadid
Non è chiaro come Israele intenda mettere fine all’attuale ciclo di violenze. Ma il ritorno allo status quo non è possibile. (…) Nonostante abbia uno degli eserciti più sviluppati del mondo, Israele faticherà a imporsi su un avversario molto determinato. Anche se riuscirà a sconfiggere Hamas a Gaza, il gruppo resterà forte in Cisgiordania e in Libano… (…) Nel frattempo Israele si ritroverà a controllare una Striscia devastata, in condizioni umanitarie talmente gravi che porteranno solo a un’ulteriore radicalizzazione degli abitanti. (…) Sul lungo periodo il ritorno di Israele a Gaza continuerà a intrappolare israeliani e palestinesi nella realtà di un unico stato di apartheid, in guerra perenne.
Dovrebbe essere chiaro ormai che la forza militare non è una soluzione percorribile. Per assicurare un futuro dignitoso e sostenibile alla Striscia il blocco israeliano deve finire… (…) Questo potrà avvenire solo con un profondo cambiamento della politica israeliana e un processo di riforma del movimento nazionale palestinese.