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La rivoluzione di Milei è un fallimento: qualcuno avvisi Meloni

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Politica

29/09/2025

da Left

Giulio Cavalli

La “cura Milei” è il manuale perfetto del fallimento

In Argentina la rivoluzione liberista di Javier Milei è franata in un baratro che ha travolto salari, lavoro e dignità. L’inflazione, che superava il 200% nell’anno della sua vittoria, è scesa al 30%, ma al prezzo di una deindustrializzazione feroce e di un crollo dei consumi alimentari del 20%. La povertà ha superato il 50% dopo la maxi-svalutazione del 2023 e resta oggi strutturale, mentre si contano oltre 100 mila posti di lavoro bruciati nel settore privato. Pensionati e dipendenti pubblici hanno visto erodere il reddito, Buenos Aires è piena di persone costrette a chiedere l’elemosina. L’Argentina vive grazie ai dollari americani, in cambio del litio e persino della concessione di basi militari agli Stati Uniti. È la fotografia di un Paese che baratta sovranità per sopravvivenza, con l’illusione di una stabilità che evapora a ogni nuova crisi di cambio.

Eppure Milei ha avuto in Italia una claque entusiasta. «Un gigante», lo definì Matteo Salvini. Giorgia Meloni lo accolse a Roma nel 2024 parlando di «un modello di coraggio politico». Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles, lo celebrò per «la sua guerra al socialismo che affama i popoli». Il senatore leghista Claudio Borghi citava le sue teorie come ricette da importare, e diversi opinionisti della destra lo innalzavano a simbolo della “rivincita liberista” contro lo Stato parassita.

Oggi che la rivoluzione promessa è solo un disastro, viene da chiedersi se questi fan provino vergogna. O se, più semplicemente, continueranno a tacere, aspettando un nuovo idolo da esibire nelle piazze e nei convegni. Perché la “cura Milei” è il manuale perfetto del fallimento: un Paese ridotto all’elemosina, la moneta senza valore, la gente senza pane.

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