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La sicurezza per Eni è difendersi dagli ambientalisti

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Ambiente. Esercitazioni fatte davanti agli stabilimenti di Gela e di Ravenna per incrementare la "security". Non si tratta però di quella ambientale e sul lavoro ma dell'ordine che potrebbero turbare le manifestazioni

All’indomani della strage di Calenzano, destano ancora più sconcerto le esercitazioni “security” organizzate davanti ad alcuni stabilimenti Eni, a inizio novembre a Gela e a fine novembre a Ravenna. L’obiettivo non era infatti gestire al meglio ipotetici incidenti, ma imparare ad affrontare i manifestanti ambientalisti.

Non è chiaro se ci siano altre esercitazioni in programma che coinvolgono altri impianti. La questura di Caltanissetta con una nota ha spiegato il perché della esercitazione: “La rilevanza strategica delle infrastrutture energetiche di Eni, correlata ai diversi fronti di crisi mondiale in atto, rappresenta uno degli obiettivi sensibili critici degni di particolare attenzione”.

Anche a Gela, come a Ravenna, lo scenario prevedeva una pacifica manifestazione all’ingresso del Nuovo Centro Olio dello stabilimento di Enimed Spa di Gela, nel corso della quale è subentrata una frangia di “infiltrati ostili che hanno ingaggiato una colluttazione con il personale della vigilanza. Con le armi sottratte agli operatori della vigilanza, gli ostili hanno fatto irruzione nel Nuovo Centro Olio, barricandosi e prendendo in ostaggio alcuni dipendenti”. Tutto da copione, esattamente come a Ravenna.

Nel sito YouTube del ministero c’è anche un video dell’esercitazione, proprio da film d’azione. Il comunicato ricorda che “Per la buona riuscita dell’esercitazione, è stato fondamentale il contributo di Eni e della sua struttura di Security, sia nella fase organizzativa sia durante lo svolgimento dell’attività in campo, in un’ottica di sicurezza partecipata tra pubblico e privato”.

A Ravenna l’esercitazione prevedeva anche la scalata dei tralicci da parte dei manifestanti, che attaccavano striscioni di protesta, e venivano poi fatti scendere e arrestati. Europa Verde Emilia-Romagna l’ha definita una “indegna caccia alle streghe ecologiste”, sulla scia del crescente clima di repressione, e ha chiesto spiegazioni al prefetto di Ravenna.

“Perché si ritiene più urgente occuparsi di sicurezza intesa come ordine pubblico (security) anziché di sicurezza intesa come tutela della popolazione (safety) da eventuali diffusioni di sostanze chimiche dannose per la salute umana e per l’ambiente? Ricordiamo che l’ultima esercitazione con Eni finalizzata alla sicurezza della popolazione risale al 2018 e si è limitata a testare la tempestività delle comunicazioni tra azienda e Istituzioni, cioè senza il dispiegamento di forze dell’ordine. Alcuni Piani di Emergenza Esterna dei venti stabilimenti a rischio di incidente rilevante, in provincia di Ravenna, risalgono a poco meno di venti anni fa, cosa si aspetta ad aggiornarli?” incalza Angelo Bonelli (Avs).

“Sto lavorando ad una interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro degli interni e dell’ambiente. Tutto ciò è inquietante. Il governo invece di preoccuparsi della sicurezza degli impianti dal rischio di incidenti rilevanti (ce ne sono 974 in tutta Italia) e prevenire incidenti disastrosi come quello di Calenzano, programma esercitazioni con i reparti speciali per fermare qualche manifestante e ipotetici attacchi di ambientalisti” dichiara ancora il deputato di Avs.

11/12/2024

da Il Manifesto

Linda Maggiori

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