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La stangata dei dazi la pagheranno i lavoratori, ma l’unica risposta di Giorgia è la fuga dal Parlamento

La stangata dei dazi la pagheranno i lavoratori, ma l’unica risposta di Giorgia è la fuga dal Parlamento

16/07/2025

da La Notizia

Che sia il caso Almasri o siano i dazi, per il governo l’occasione è sempre buona per scappare dal Parlamento e dal confronto. Avs, Pd, M5S, Iv, Azione e Più Europa hanno chiesto ieri nell’Aula della Camera un’informativa urgente di Giorgia Meloni sui dazi.

Le opposizioni chiedono un’informativa urgente a Meloni

“Trump ha deciso i dazi al 30%, una scelta irresponsabile che rischia di portare una crisi economica e sociale enorme”, Meloni “ha il dovere di condividere la strategia del governo con le opposizioni. Venga immediatamente in Aula”, ha detto Angelo Bonelli di Avs.

“Sono passate 72 ore dall’annuncio di Trump. La patriota smetta di nascondersi e scappare e venga a riferire”, le parole della dem Chiara Braga.

“Siamo oltre ogni limite. Trump ha già minacciato un 20% di dazi sui nostri prodotti e ora alza la posta al 30%, un colpo diretto al cuore del nostro export. E mentre lui ci colpisce, il governo continua a dire che non si deve innescare una guerra commerciale: sveglia, siamo già in una guerra e ci sono già morti e feriti, come le oltre 7.000 aziende italiane che hanno già subito danni diretti. E’ ora che l’Italia e l’Europa alzino la testa! Non a parole, ma nei fatti”, ha incalzato la vicepresidente M5S, Chiara Appendino.

Ciriani frena sull’informativa: non è il momento

“Il governo non scappa, non ha intenzione di scappare. Chi conosce la nostra presidente sa che ha il coraggio di affrontare gli avversari politici in Parlamento e fuori. Si tratta di rispettare quello che avviene in queste ore febbrili nelle trattative tra i governi, l’Ue e gli Usa”, ha replicato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, sia sulla richiesta che il ministro Carlo Nordio riferisca su Almasri sia su quella che la premier si confronti sul dossier dazi.

“Intendo ribadire – ha detto Ciriani – che la disponibilità sia mia che del governo a riferire al Parlamento è sempre stata la più ampia, naturalmente nel limite del possibile, del calendario e degli impegni dei ministri. Rispetto a Nordio, non posso che ribadire quanto detto qualche giorno fa: è in corso una indagine della magistratura, in questo momento non è né utile né opportuno che il governo riferisca su cose che nemmeno conosce, riferirà alla conclusione dell’indagine, quando ci saranno elementi utili al dibattito parlamentare, prima non avrebbe senso. Per quanto riguarda i dazi, a maggior ragione tutti sanno che sono in corso trattative: il governo lavora, lavora in silenzio, riferirà a tempo debito in Parlamento”.

Meloni: bisogna scongiurare una guerra commerciale

Meloni da parte sua si è limitata a ripetere come un disco rotto che occorre “scongiurare in ogni modo una guerra commerciale fra le due sponde dell’Atlantico”, e che “continueremo con gli altri leader, in costante contatto con la Commissione europea, per arrivare a un accordo che deve essere vantaggioso per tutti”.

Salvini contro l’Europa, Tajani vola negli Usa

Come un disco rotto anche il vicepremier e leader della Lega ha continuato a puntare il dito contro l’Europa. “I dazi non sono mai una buona notizia, spero che a Bruxelles ci sia gente in grado di trattare, di difendere l’interesse italiano ed europeo, cosa che fino ad oggi non c’è stata”, ha detto Matteo Salvini.

“Il più grande dazio alle imprese venete e italiane – ha aggiunto – sono i vincoli e la burocrazia di Bruxelles, che la von der Leyen potrebbe togliere domani mattina. Quindi, al di là di Trump, e spero che la trattativa vada bene, il problema per le nostre imprese sono gli eccessi di vincoli e di burocrazia che l’Europa ci ha messo”.

Intanto l’altro vicepremier di Forza Italia, Antonio Tajani, è volato a Washington per un incontro con il Segretario di Stato americano, Marco Rubio.

“Sui dazi dobbiamo arrivare ad un accordo e per questo dobbiamo parlare e parlare, in quanto vogliamo raggiungere una intesa che sia win win”, ha detto Tajani.

Ma la credibilità del governo Meloni, dopo il flop nel ruolo di pontiere tra Usa ed Europa, a oggi è scesa sotto zero.

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