La tregua nella Striscia resta in bilico: Bibi accusa Hamas di sabotaggio. Ma a pesare sono le tensioni tra Netanyahu e Smotrich
Passano i giorni e la tregua nella Striscia di Gaza, seppur sempre più vicina, resta ancora in bilico. Sebbene l’intesa sia stata annunciata sia dal presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, che da quello entrante, Donald Trump, manca ancora l’annuncio ufficiale del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. L’attesa riunione del governo di Tel Aviv, prevista per ieri pomeriggio, in cui i ministri avrebbero dovuto dare il loro via libera all’accordo, è stata rinviata all’ultimo minuto, senza una nuova data fissata.
A darne notizia è stato l’ufficio del primo ministro israeliano, che ha attribuito il rinvio a “Hamas, che ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di ottenere concessioni dell’ultimo minuto”. L’ufficio ha aggiunto che “il gabinetto israeliano non si riunirà finché i mediatori non comunicheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo”. Netanyahu ha ulteriormente ribadito che il vero problema è rappresentato dalle richieste di Hamas, che “sta cercando di dettare l’identità” dei prigionieri palestinesi da rilasciare, includendo uomini direttamente coinvolti negli attentati del 2023. Il primo ministro ha affermato che “Israele ha il diritto di veto sul rilascio di assassini di massa che sono simboli del terrore”.
A queste dichiarazioni ha risposto il membro dell’ufficio politico di Hamas, Izzat al-Rashak, negando di aver fatto richieste ulteriori rispetto alla bozza di accordo già approvata. Al-Rashak ha sostenuto che il movimento palestinese “è impegnato a rispettare l’accordo” e che “se questo salterà, sarà colpa di Tel Aviv”.
Le tregua nella Striscia resta in bilico: Bibi accusa Hamas di sabotaggio e dopo bombarda Gaza
Le parti continuano a rimpallarsi le responsabilità per i ritardi, che rischiano di compromettere la tregua prevista per domenica. Questo botta e risposta ha provocato la rabbia delle famiglie degli ostaggi del Forum Haim, che hanno dichiarato: “Né Hamas né Ben Gvir, ma Benjamin Netanyahu sarà responsabile di qualsiasi ulteriore ostacolo al ritorno degli ostaggi”.
Una posizione condivisibile, considerando che nella Striscia, nonostante le trattative in Qatar continuino a oltranza, il capo del Mossad, David Barnea, ha rivelato che esistono ancora divergenze significative e diversi punti da definire. Nel frattempo, l’aviazione israeliana è tornata a colpire con estrema durezza, causando almeno 81 morti in meno di 24 ore. Questo ha suscitato l’ira del capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, che ha dichiarato che il gruppo “non perdonerà mai” le sofferenze inflitte ai palestinesi.
Le tensioni tra Netanyahu e Smotrich che rischiano di causare una crisi di governo
Se il negoziato non si è ancora concluso, le responsabilità sembrano essere condivise. Tuttavia, appare evidente che uno degli ostacoli principali derivi dalle tensioni interne al governo israeliano. Secondo la tv pubblica Kan, il ritardo nell’annuncio della tregua è dovuto a una “crisi notturna tra il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich”, contrario all’accordo, e il primo ministro Netanyahu, che vuole garantire l’intesa per evitare una crisi di governo.
Il ministro delle Finanze, Smotrich, ha affermato che il suo partito di estrema destra, Religious Zionism, rimarrà nella coalizione di governo solo se Netanyahu accetterà di tornare in guerra per “distruggere Hamas” dopo la conclusione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Questo ultimatum sta mettendo in difficoltà Netanyahu, poiché una simile condizione verrà certamente rifiutata da Hamas, rischiando di attribuire a Tel Aviv la responsabilità per il mancato accordo di pace.
16/01/2025
da La Notizia