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La verità dietro i numeri: cresce l’occupazione ma il lavoro è più povero

La verità dietro i numeri: cresce l’occupazione ma il lavoro è più povero

Record nel terzo trimestre occupazione. Ma giù ore lavorate e su la Cig. Un’impresa su 5 prevede un calo dell'occupazione nei prossimi mesi.

Puntuali come il bagno di ferragosto e il pranzo di Natale arrivano copiosi i comunicati di giubilo sui dati dell’occupazione che periodicamente diffonde l’Istat. A partire dalla premier Giorgia Meloni che parla di dati incoraggianti. E, se è pur vero che abbiamo il record di occupati, è anche vero che questo si accompagna a un calo delle ore lavorate e ad un allargamento dell’area del lavoro povero e precario. Non solo.

I nuovi dati dell’Istituto nazionale di statistica si accompagnano al grido di allarme che nelle stesse ore arriva dalle imprese. La caduta dell’industria per il comparto metalmeccanico si fa ancora più pesante, con la produzione che tra luglio e settembre scende di quasi il 4% annuo, zavorrata dal crollo del settore auto. E anche le prospettive restano negative, con il rischio di ricadute negative sul resto dell’economia. Tanto che aumentano le imprese meccaniche che prospettano una riduzione dei livelli occupazionali nei prossimi sei mesi: sono una su cinque.

Il record dell’occupazione si accompagna al calo delle ore lavorate e all’aumento della Cig

L’Istituto di statistica indica un aumento di 117mila occupati (+0,5%) nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre, e di 517mila unità (+2,2%) rispetto al terzo trimestre 2023. La spinta maggiore arriva ancora dai dipendenti a tempo indeterminato e poi dagli autonomi, mentre diminuiscono i dipendenti a termine.

Il tasso di occupazione raggiunge così il 62,4%, toccando il nuovo livello più alto mai registrato nelle relative serie storiche trimestrali. Il tasso di disoccupazione scende al 6,1% attestandosi invece al livello più basso dopo il secondo trimestre 2007. Ma sale anche il tasso di inattività al 33,4% e quindi aumentano le persone che non hanno un lavoro e neppure lo cercano.

Le ore lavorate per dipendente diminuiscono sia in termini congiunturali (-0,9%) sia tendenziali (-1,0%) e il ricorso alla cassa integrazione sale a 8 ore ogni mille ore lavorate. Nel mese di settembre 2024 sono state autorizzate complessivamente 44,9 milioni di ore di cassa integrazione, registrando un incremento rispetto a settembre 2023, quando le ore autorizzate erano 37,8 milioni.

Nei primi nove mesi di quest’anno la Cig è aumentata del 23% rispetto allo stesso periodo del 2023, solo quella ordinaria del 30% e ci sono settori, come le pelli, dove si è registrato un +140%. “E’ essenziale non fermarsi ai soli numeri: l’aumento del ricorso alla Cig e il calo delle ore lavorate per dipendente evidenziano che restano nodi critici legati alla qualità dell’occupazione”, afferma il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone.

Lavoro, il grido d’allarme delle imprese metalmeccaniche

“Siamo in grandissima difficoltà”, avverte Federmeccanica. I dati lo certificano: nel terzo trimestre, la produzione metalmeccanica-meccatronica segna una contrazione dell’1,6% rispetto al secondo trimestre e addirittura del 3,9% su base annua. Un calo più marcato di quello rilevato per l’attività di tutta l’industria (diminuita rispettivamente dello 0,6% e dell’1,9%). E che potrebbe anche peggiorare. La quota di imprese metalmeccaniche che prevede un calo dei livelli occupazionali nei prossimi sei mesi sale al 20% (dal 14% di giugno).

“Quando andiamo male tutti ne risentono considerando il peso del nostro settore che vale l’8% del Pil e circa il 50% dell’export nazionale. Occorre fare tanto, a partire dalle politiche industriali a livello sia europeo sia nazionale, come è avvenuto negli Stati Uniti e anche in Cina. I fondi vanno aggiunti e non tolti e le risorse devono essere ben utilizzate. È il momento della responsabilità – dice il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis – per proteggere un tessuto industriale composto da imprese esposte a forti turbolenze che ne mettono a rischio la tenuta. Tutti devono fare la propria parte per non lasciare indietro nessuno, noi come sempre faremo la nostra. I fondi vanno aggiunti, non tolti”. Il riferimento evidente è al taglio del fondo dell’Automotive deciso dal governo in Manovra.

13/12/2024

da La Notizia

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