Se le azioni di Trump sono ancora politica e non espressione di qualche patologia mentale, allora ha ragione chi denuncia il ‘caos sistemico’ di attaccare gli alleati più vicini anziché gli avversari. «Colpire i punti più deboli degli interlocutori per evitare controffensive». Oggi il primo esame della Borse, soprattutto quelle americane
Il ‘Caos sistemico’
La ‘sparata’ del 30% di dazi imposti all’Unione sarebbe solo l’ultimo colpo di una strategia praticata fin dal suo insediamento. Compresi rinvii e passi indietro come occasione ‘per prendere meglio la mira’, denuncia il professor Mario Pianta sul manifesto. Nessuna spiegazione di questa politica nei manuali di relazioni internazionali, o tantomeno in quelli di economia. «La razionalità dell’azione degli Stati Uniti è nella creazione di un disordine internazionale – il “caos sistemico” descritto decenni fa dagli studiosi del sistema-mondo – in cui la scena è occupata da chi colpisce per primo e più forte», la sintesi del professore.
- ‘Caffone al posto delle buone maniere. Braccio di ferro al posto delle regole’. Poco importa se il vantaggio è di corto respiro, se si distrugge la Nato, il commercio internazionale o la capacità Usa di attrarre scienziati e ricercatori. L’egemonia americana è tramontata e le buone maniere non servono a riportarla in vita.
Assaggio con la follia del 5% di armi Nato
Contro l’Europa c’era già l’ingiunzione a spendere il 5% del Pil per la difesa in buona parte per acquistare armi dagli Stati Uniti. O a pagare con fondi europei i missili Patriot che gli Usa potranno fornire all’Ucraina. L’economista ragione sui numeri: nel 2024 le vendite di armi Usa all’estero sono state di 120 miliardi di dollari, con la guerra in Ucraina le vendite all’Europa sono aumentate del 233% (dati Sipri) e gli Stati uniti controllano ora il 43% dell’export mondiale di armamenti. Sul fronte commerciale, a giugno i nuovi dazi hanno portato 100 miliardi di dollari al governo federale, il 5% di tutte le entrate fiscali, e il deficit commerciale Usa è sparito. Ma l’economia Usa resta traballante.
Cosa la piccola politica non ci racconta
Come reagire al ceffone di Trump? E si discute e si litiga se introdurre ritorsioni o auspicare un nuovo negoziato. E sono due scemenze assieme. «Entrambe le risposte non capiscono la natura dello scontro con Washington. Il ‘bullo’ della Casa bianca va colpito non sul whisky ma sul software, non sui jeans Levi’s ma sulla finanza, non sulle Harley-Davidson ma sulle tecnologie verdi». Un’Europa degna della sua storia – insiste lo studioso-, «che potrebbe cogliere l’occasione del disordine di Trump per riscrivere alcune regole su misura dei propri interessi: chiudere i paradisi fiscali in Irlanda, Lussemburgo e Olanda per le multinazionali Usa, limitare i movimenti di capitali verso gli Stati Uniti, introdurre vincoli all’attività delle società finanziarie Usa che con i fondi di ‘private equity’ spadroneggiano nelle economie del continente». Mai sentita una sola sillaba di tutto questo dalla signora Von der Leyen o Meloni Giorgia.
Le crepe nella finanza americana
L’inquietudine della Borsa Usa e la fuga dal dollaro: dall’inizio dell’anno il dollaro si è indebolito del 10% rispetto all’insieme delle monete principali, e come osserva il New York Times una scivolata simile non si vedeva dal 1973, quando il dollaro abbandonò la parità con l’oro e il sistema monetario mondiale venne riscritto daccapo. «La finanza e il dollaro – accanto alle armi – restano il cuore del potere americano ed è quello con cui l’Europa e tutto il mondo dovranno ora fare i conti», conclude il professore Mario Pianta. Ma a questo punto, servirebbe la politica, in Europa e in Italia. «Imporre dazi del 30% – avverte Von der Leyen – sull’export Ue sconvolgerebbe le catene transatlantiche di approvvigionamento, a danno di imprese, consumatori e pazienti su entrambi i lati dell’Atlantico». E insiste sul negoziato, riporta Avvenire.
«Dear madam, dazi al 30%»
Ma guardiamo con qualche elemento in più e da vicino l’accaduto, con l’aiuto del manifesto. La lettera di Trump è arrivata a Bruxelles il primo pomeriggio di sabato. E l’Ue, salvo le reazioni di opinioni pubbliche nazionali e opposizioni, ‘dissente e basta’, per sfruttare le tre settimane che ci separano dal 1° agosto, giorno stabilito da Donald Trump per continuare a trattare con Washington. Ma «prenderemo tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi della Ue», ha poi finalmente dichiarato la presidente della Commissione.
Prepotenza di forza o di debolezza?
I modi politici e personali di Tramp sono ormai noti e consoni alla levatura del personaggio. Ma perché lo strumento teatrale della lettera ad enfatizzare, con tanto di ‘suspence’, una volgare trovata mediatica. Di fatto, denuncia Anna Maria Merlo «Trump manda ‘lettere’ perché non riesce a concludere accordi: ne ha spedite una ventina in questi giorni, minacciando dazi proibitivi. Ad aprile aveva promesso «90 accordi in 90 giorni», per ora ne ha due, uno con la Gran Bretagna, qualche paginetta poco chiara su dazi al 10%, e uno con il Vietnam, anche se questo paese non ha ancora firmato, mentre con la Cina c’è un braccio di ferro di reazioni e contro-reazioni». Mentre Trump giostra le sue accuse: per la Ue è il «deficit commerciale», per il Messico è il fentanyl che continua a entrare negli Usa. Anche il Canada, che si è preso il 35%, è accusato di facilitare l’entrata negli Usa del fentanyl. Mentre per il Brasile sarà il 50%, ma contro Lula non si prendono neppure più i guanti della finzione economica: la decisione è politica, per difendere Bolsonaro e sfidare la giustizia brasiliana.
Da stamane ‘prova mercato’ delle Borse
- I mercati finanziari e i corsi dei buoni del Tesoro Usa: il 2 aprile, proclamato ‘giorno della liberazione’, Trump aveva fatto marcia indietro e concesso ‘90 giorni di grazia’ a causa del panico sollevato nelle borse mondiali. Trump minaccia preventivamente: non fate ritorsioni, «se per qualsiasi ragione decidete di alzare i vostri dazi e rispondere, allora, qualunque tariffa decidiate, sarà aggiunta al 30% che imponiamo». Ma non ci saranno dazi se gli europei trasferiranno la produzione negli Usa e «se la Ue apre i mercati chiusi agli Usa, se elimina le tariffe e le barriere non tariffarie, approfondisce partnership globali ancorate ai principi del commercio internazionale basato sulle regole». Mentre Trump spara contro le regole Ue.
14/07/2025
da Remocontro