Politica estera Palestina
Le organizzazioni umanitarie e per i diritti umani presenti sul campo nella Striscia di Gaza ribadiscono che l’unico modo per soddisfare i bisogni umanitari senza precedenti nell’enclave è garantire un cessate il fuoco immediato e permanente e l’accesso umanitario completo, sicuro e senza ostacoli attraverso tutti i valichi terrestri.
Gli Stati non possono nascondersi dietro i lanci aerei e gli sforzi per aprire un corridoio marittimo per creare l’illusione di fare abbastanza per sostenere i bisogni della popolazione di Gaza: la loro responsabilità primaria è prevenire il verificarsi di crimini atroci e applicare un’efficace pressione politica per porre fine agli incessanti bombardamenti e alle restrizioni che impediscono la consegna sicura degli aiuti umanitari.
Da mesi, ogni persona nella Striscia di Gaza sopravvive in una condizione di crisi alimentare e di fame che hanno raggiunto la percentuale più alta mai registrata dall’Integrated Food Security and Nutrition Phase Classification (IPC). Le famiglie bevono acqua non potabile da mesi e trascorrono giorni senza mangiare. Il sistema sanitario è crollato completamente tra epidemie e gravi danni dovuti ai continui bombardamenti. Almeno 20 bambini e bambine sono recentemente morti a causa di grave malnutrizione, disidratazione e malattie correlate. Poiché ogni giorno si assiste a un’accelerazione del deterioramento della situazione alimentare, idrica e sanitaria, altre morti per fame e malattie seguiranno se l’accesso umanitario continua a essere impedito dalle autorità israeliane. L’ONU ha avvertito che la carestia è imminente.
Mentre gli Stati hanno recentemente intensificato i lanci aerei di aiuti su Gaza, gli operatori umanitari sottolineano che questo metodo di consegna degli aiuti da solo non è in alcun modo in grado di soddisfare gli enormi bisogni nell’enclave. 2,3 milioni di persone che vivono in uno stato di sopravvivenza catastrofico non possono essere nutrite e curate tramite il lancio di aiuti dal cielo.
I lanci aerei non sono in grado di fornire le quantità di beni di assistenza che possono essere trasportati via terra. Mentre un convoglio di cinque camion ha la capacità di trasportare circa 100 tonnellate di aiuti salvavita, i recenti lanci aerei hanno consegnato solo poche tonnellate di aiuti ciascuno. I lanci aerei possono anche essere estremamente pericolosi per la vita dei civili in cerca di aiuto: ci sono già state segnalazioni di almeno cinque persone uccise dalla caduta libera di pacchi di aiuti a Gaza. L’assistenza umanitaria non può essere improvvisata: deve essere fornita da professionisti esperti nell’organizzazione delle distribuzioni e nella fornitura diretta di servizi salvavita. Le consegne di aiuti devono avere un volto umano: non solo per garantire un’adeguata valutazione dei bisogni delle persone colpite, ma anche per restituire speranza e dignità a una popolazione già traumatizzata e disperata. Dopo aver sopportato cinque mesi di continui bombardamenti e condizioni disumanizzanti, i bambini, le bambine, le donne e gli uomini di Gaza hanno diritto a qualcosa di più di una misera carità caduta dal cielo. Sebbene qualsiasi aiuto umanitario arrivi a Gaza sia benvenuto, il trasporto aereo o via mare dovrebbe essere visto come complementare al trasporto terrestre e non come sostituto, poiché non può in nessun caso sostituire l’assistenza fornita su strada.
È importante notare che alcuni degli Stati che hanno recentemente effettuato lanci aerei stanno anche fornendo armi alle autorità israeliane, nello specifico Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Gli Stati non possono sfruttare gli aiuti per eludere le loro responsabilità e doveri internazionali ai sensi del diritto internazionale, inclusa la prevenzione di crimini atroci. Affinché questi Stati possano rispettare i loro obblighi di diritto internazionale, devono fermare tutti i trasferimenti di armi che rischiano di essere utilizzate per la commissione di crimini internazionali, nonché attuare misure significative per imporre un cessate il fuoco immediato, un accesso umanitario illimitato e per accertare le responsabilità dei responsabili di tali crimini.
Alcuni Stati terzi hanno recentemente annunciato sforzi per aprire un corridoio marittimo da Cipro, compresa la creazione di un porto galleggiante sulla costa di Gaza che non sarà pienamente operativo prima di diverse settimane. Le famiglie stanno morendo di fame e non hanno il tempo di attendere la costruzione di infrastrutture offshore e terrestri: per salvare le loro vite è necessario consentire immediatamente l’ingresso dei camion umanitari pieni di cibo e medicine il cui ingresso a Gaza è attualmente bloccato. Inoltre, le spedizioni da questo molo ai punti di distribuzione nella Striscia di Gaza soffriranno degli stessi ostacoli che i convogli umanitari provenienti da Rafah stanno attualmente affrontando: persistente insicurezza, alto tasso di rifiuto dell’accesso da parte delle forze israeliane e attese eccessive ai checkpoint israeliani. Pertanto, la sua istituzione non cambierà sostanzialmente la catastrofica situazione umanitaria, a meno che non sia combinata con un cessate il fuoco immediato e un accesso completo e senza ostacoli a tutte le aree della Striscia di Gaza. Ci sono anche preoccupazioni per la mancanza di trasparenza su quale entità sarà responsabile delle infrastrutture e della sicurezza della consegna degli aiuti una volta a terra: gli Stati devono garantire che il corridoio marittimo non legittimi una prolungata occupazione militare terrestre israeliana della Striscia strumentalizzando la necessità di consegnare gli aiuti.
Riconosciamo che ogni aiuto è necessario in questo contesto terribile, ma mettiamo in guardia sulle potenziali conseguenze devastanti derivanti dalla creazione di pericolosi precedenti, che porterebbero al deterioramento dell’accesso umanitario via terra e al prolungamento delle ostilità. La risposta umanitaria adeguata agli enormi bisogni di Gaza è l’accesso illimitato agli aiuti e al personale umanitario esperto che sono stati pre-posizionati da mesi sul lato egiziano del confine. Finora, la possibilità per 2,3 milioni di persone a Gaza di mangiare, essere curate e di avere un tetto sopra la testa è stata discrezione esclusiva delle autorità israeliane: questa situazione non può rimanere incontrastata. Le organizzazioni umanitarie hanno la capacità logistica per provvedere ai Palestinesi di Gaza: ciò che manca è la volontà politica da parte degli attori statali di imporre l’accesso.
Ciò che le organizzazioni umanitarie si aspettano dai Paesi terzi è che essi usino urgentemente la loro influenza per un cessate il fuoco immediato e per obbligare le autorità israeliane a interrompere il blocco deliberato degli aiuti salvavita in tutte le parti della Striscia di Gaza, anche attraverso la piena apertura e la revoca delle restrizioni sui valichi di Rafah, Kerem Shalom/Karam Abu Salem, Erez/Beit Hanoun e Karni. Ricordiamo che un cessate il fuoco immediato e permanente è l’unica condizione per consentire il colossale aumento del flusso di aiuti umanitari necessario per alleviare la sofferenza di 2,3 milioni di persone nella Striscia di Gaza.
Firmatari:
Action Aid International
American Friends Service Committee
Amnesty International
AOI – Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale
CCFD-Terre Solidaire
CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud
DanChurch Aid
Danish House in Palestine
Danish Refugee Council
HelpAge International
Humanity & Inclusion – Handicap International
IM Swedish Development Partner
International Federation for Human Rights
INTERSOS
Medical Aid for Palestinians
Mennonite Central Committee
Médecins du Monde International Network / Doctors of the World
Médecins Sans Frontières France / Doctors Without Borders France
Oxfam
Plan International
Première Urgence Internationale
Secours Islamique France
Terre des Hommes Italy
War Child Alliance
Welfare Association
14/03/2024
da Pagine esteri
della redazione