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L’assegno unico è discriminatorio: un’altra infrazione Ue contro l’Italia

L’assegno unico è discriminatorio: un’altra infrazione Ue contro l’Italia

Non solo l'assegno unico, Bruxelles ha anche inviato una lettera di messa in mora contro Roma per non aver recepito la direttiva sui rifiuti.

L’Europa non dà tregua al governo Meloni. Mercoledì sei raccomandazioni da Bruxelles, con un faro acceso sulla libertà dei media definita “urgente”, i dubbi sulla riforma del premierato e il permanere di criticità nel campo della giustizia. Ieri la Commissione europea è tornata alla carica con la decisione di portare in tribunale l’Italia delle destre, con l’accusa di discriminazione, per via di alcune norme dell’assegno unico.

L’Europa non considera le risposte del governo sull’assegno unico per i figli a carico sufficienti. E, dopo la messa in mora e un ulteriore avvertimento, Bruxelles ha deciso di trascinare il governo di Giorgia Meloni e una delle sue misure cardine direttamente davanti alla Corte di giustizia Ue.

L’ASSEGNO UNICO PER I FIGLI COSÌ COM’È DISCRIMINA

L’Italia è ritenuta colpevole di non aver rispettato i diritti dei lavoratori mobili di altri Paesi Ue in relazione alle prestazioni familiari. Il riferimento è all’assegno unico e universale per i figli a carico: i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni o i cui figli non risiedono in Italia non possono beneficiarne. Si tratta, evidenzia Bruxelles, di “una discriminazione” e di una violazione “del diritto Ue in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione”.

L’esecutivo Ue ritiene che, escludendo i lavoratori mobili provenienti da altri Paesi Ue, lo schema italiano non sia compatibile con il diritto comunitario: uno dei principi fondamentali dell’Ue, viene evidenziato, “è che le persone siano trattate equamente senza alcuna distinzione basata sulla nazionalità”.

“In base a questo principio di base – sottolinea ancora Bruxelles -, i lavoratori mobili dell’Unione europea che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”.

In base al principio di parità di trattamento, viene spiegato, “i lavoratori mobili dell’Ue che lavorano in Italia senza risiedervi, coloro che si sono trasferiti di recente in Italia o coloro i cui figli risiedono in un altro Stato membro, dovrebbero ricevere le stesse prestazioni familiari degli altri lavoratori in Italia”.

Inoltre, nel regolamento Ue sul coordinamento della sicurezza sociale è proibito “qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come le prestazioni familiari”.

LE RISPOSTE DELL’ITALIA SULL’ASSEGNO UNICO GIUDICATE INSUFFICIENTI DALL’UE

La Commissione europea aveva inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel febbraio 2023. A questa ha fatto seguito un parere motivato nel novembre 2023. La risposta dell’Italia tuttavia “non ha affrontato in modo sufficiente le preoccupazioni”, sottolinea Bruxelles, annunciando così la decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia Ue.

I requisiti richiesti, hanno rincarato le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli, “hanno impedito a tanti cittadini, comunitari e non, di accedere ad una prestazione di sicurezza sociale”, discriminando anche “tutte le lavoratrici e i lavoratori il cui nucleo familiare sia residente nei Paesi esteri”.

L’UE APRE UN ALTRO FRONTE SUI RIFIUTI

Per una procedura d’infrazione arrivata allo scontro finale, se ne apre invece un’altra. Bruxelles ha infatti deciso di muovere il primo passo – inviando una lettera di messa in mora – contro Roma per non aver recepito correttamente la direttiva quadro sui rifiuti. Il ritardo accumulato è di ormai oltre quattro anni: il termine ultimo per allinearsi alle norme comunitarie era il 5 luglio 2020.

L’Italia, nelle accuse Ue, non si è ancora conformata pienamente per esempio sulla responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclo di qualità, la raccolta differenziata e un sistema di tracciabilità. E ora il governo ha due mesi per rispondere ai rilievi.

26/07/2024

da La Notizia

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