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L’autoritarismo al servizio degli intoccabili

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“Un giorno, quando i nostri pronipoti leggeranno dell’inciviltà di questo tempo scintillante e codardo dovremmo poter essere almeno ricordati come quelli che si opposero, che fecero la loro parte per coltivare cultura e non indossavano la camicia nera culturale – nonostante gli evidenti vantaggi immediati – perché preferirono di no”. 

Questo scrivevo su un Polemos di sette anni fa. I segni di una resa culturale erano evidenti, prima ancora che fossero certificati dall’ascesa al governo di un populismo con tratti autoritari che, con una certa sua orribile coerenza, considera il dissenso un concetto inaccettabile, un intralcio al manovratore. 

Prima ancora che il nostro paese accettasse come ineluttabile l’idea della guerra. Prima che riempisse gli arsenali feroci di paesi belligeranti criminali. 

  • Prima che si astenesse passivamente di fronte al massacro feroce di donne e di bambini a Gaza.
  • Prima che inventassero leggi perfide per punire chi va a ballare.
  • Prima che incarcerassero come terrorista chi protesta per un futuro migliore, per difendere l’ambiente, la vita del pianeta, l’aria che respiriamo, il lavoro.
  • Prima che fosse reato esporre una bandiera della pace.
  • Prima che i giornalisti della Rai venissero costretti alla mordacchia.
  • Prima che fosse identificato dalla Digos chi rivendica l’antifascismo.

Mentre lo Stato sociale continua a essere picconato, la scuola a cadere a pezzi, la libertà di stampa a sparire, i territori a essere saccheggiati, la politica a svanire nei ricordi, la storia a essere riscritta a vantaggio dei più crudeli. 

Mentre proseguono i piccoli grandi favori fatti alla classe dominante a discapito dei cittadini non abbienti.

C’è un prima e un mentre, riflettendo sulla camicia nera culturale che imprigiona la democrazia nell’epoca dell’autoritarismo imbellettato dal marketing. 

“Diviene evidente il processo disfaldamento degli istituti della rappresentanza politica alla base del tradizionale modello democratico. I suoi principali assiomi – il pluralismo dei partiti, la competizione fra programmi politici alternativi, la libera scelta elettorale fra élite concorrenziali – appaiono sempre più enunciati sfuggenti, puramente formali, mentre la vita pubblica è dominata dall’egemonia di alcune élite politico-economico-finanziarie, al servizio di intoccabili interessi privati”.  Cosi scrive il sociologo che insegna al Politecnico di Milano, Agostino Petrillo. 

Che aggiungere: vorremmo essere ricordati per non aver indossato la camicia nera culturale, per aver preferito di no. Per aver lottato nella vita, sul lavoro, nei territori, senza cedere alle lusinghe di lotte mediatiche, virtuali, che mai toccano le basi dell’ingiustizia che melliflua ci avvolge.

19/05/2024

da Remocontro

Antonio Cipriani

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