10/11/2025
da Il Fatto Quotidiano
Infrastrutture energetiche bersagliate su entrambi i fronti: "a zero" le capacità produttive di Kiev. Il ministro degli Esteri russo accusa Europa e Regno Unito di lavorare contro lo strumento diplomatico e torna a rendersi disponibile a un incontro con Rubio
“Per quanto ne sappiamo, Bruxelles e Londra stanno cercando di convincere Washington ad abbandonare la sua intenzione di risolvere la crisi con mezzi politici e diplomatici e a impegnarsi pienamente negli sforzi per esercitare pressione militare sulla Russia, ovvero a diventare parte a pieno titolo del partito della guerra“. In un’intervista all’agenzia di stampa governativa Ria Novosti, Sergei Lavrov accusa Unione europea e Regno Unito di fomentare gli Stati Uniti contro Mosca. Allo stesso tempo, però, il ministro degli Esteri russo si dice pronto a incontrare il suo omologo statunitense Marco Rubio, nonostante le indiscrezioni secondo cui sarebbe stato proprio lui a far saltare il secondo faccia a faccia programmato tra Donald Trump e Vladimir Putin. In questo senso Lavrov minimizza la rottura dei contatti: “Rubio e io comprendiamo la necessità di una comunicazione regolare. È importante per discutere la questione ucraina e promuovere l’agenda bilaterale. Per questo comunichiamo telefonicamente e siamo pronti a tenere incontri di persona quando necessario. Il ministro riconosce che “ci sono molti elementi irritanti nelle relazioni russo-americane, ereditati dalla precedente amministrazione statunitense. Ci vorrà molto tempo per chiarire la situazione”, dice. “Con l’arrivo della nuova amministrazione, abbiamo percepito la volontà di riprendere il dialogo. È in corso, ma non così rapidamente come avremmo voluto”.
Asset russi a Kiev? “Un inganno e una rapina”
Nella stessa intervista, Lavrov torna a scagliarsi contro l’ipotesi che gli asset russi congelati nella società belga Euroclear vengano utilizzati dall’Unione europea per sostenere Kiev: “Il cinismo con cui la Commissione europea interpreta la Carta dell’Onu e altre norme giuridiche internazionali, comprese le disposizioni sull’immunità sovrana e l’inviolabilità degli asset delle banche centrali, ha smesso da tempo di sorprendere. Tali azioni costituiscono un vero e proprio inganno e una rapina. A quanto pare, gli istinti di lunga data dei colonizzatori e dei pirati si sono risvegliati negli europei”, accusa. Se il piano dovesse realizzarsi, Lavrov promette che la Russia risponderà in modo “appropriato“, e “nel rispetto del principio di reciprocità, degli interessi nazionali e della necessità di risarcire i danni causati”. In ogni caso, dice il capo della diplomazia russa, “la confisca delle nostre riserve auree e valutarie non salverà i protetti di Kiev: è chiaro che il regime non sarà in grado di ripagare alcun debito e non ripagherà mai i suoi prestiti. Considerando ciò, non tutti nell’Unione europea sono disposti ad adottare ciecamente tali misure, che comportano anche gravi rischi per la reputazione dell’Eurozona come polo economico. Bruxelles e altre capitali occidentali potrebbero ancora tornare in sé e abbandonare l’avventura”, afferma.
“Consegne di armi bloccate per lo shutdown“
Domenica il giornale online statunitense Axios ha pubblicato una stima del Dipartimento di Stato secondo cui oltre cinque miliardi di dollari di armi Usa destinate ai Paesi della Nato sono stati bloccati a causa dello shutdown. Il congelamento delle attività amministrative dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio (in corso ormai da quaranta giorni, il più lungo di sempre) ha paralizzato anche diverse agenzie federali, tra cui l’ufficio del Dipartimento di Stato che gestisce i contratti di esportazione: di conseguenza, le consegne di sistemi come i missili Himars, Aegis e Amraam a Danimarca, Croazia e Polonia sono state interrotte o ritardate. Molte queste armi sarebbero destinate a essere trasferite in Ucraina.
Attacchi incrociati alle infrastrutture energetiche
Intanto la guerra sul campo si combatte sempre di più sul terreno dell’energia: nelle ultime 48 ore si sono moltiplicati gli attacchi incrociati contro le infrastrutture elettriche e termiche, che hanno lasciato milioni di persone senza luce o riscaldamento nella fase in cui l’inverno torna a farsi sentire su entrambi i lati del confine. In Ucraina, gli attacchi russi della notte hanno mandato in tilt la rete nazionale, riducendo a “zero” la capacità di produzione di energia elettrica, secondo quanto riferito dalla compagnia statale Centerenergo. “La nostra capacità produttiva è scesa a zero”, ha confermato il fornitore Ukrenergo, che ha annunciato interruzioni di corrente fino a 16 ore al giorno in gran parte delle regioni del Paese. A Kiev, Dnipropetrovsk, Donetsk, Kharkiv, Poltava, Chernihiv e Sumy, la fornitura elettrica e il riscaldamento restano fortemente instabili, mentre squadre di emergenza tentano di ripristinare la rete e deviare l’approvvigionamento. Secondo il ministero dell’Energia ucraino, centinaia di droni russi hanno colpito impianti energetici e snodi ferroviari, paralizzando temporaneamente anche la distribuzione dell’acqua e del gas. L’ondata di raid – una delle più intense dall’inizio dell’autunno – ha causato almeno quattro morti e danni estesi alle centrali elettriche del Paese.
In Russia “ventimila residenti senza luce”
Ma anche la Russia, per la prima volta da settimane, ha denunciato attacchi diretti contro le proprie centrali termiche e reti di distribuzione nelle regioni di confine. A Voronezh, a circa 250 chilometri dal confine, un attacco con droni ha colpito la centrale CHPP-1, che fornisce energia termica a quattro distretti della città e a un migliaio di imprese, tra cui il principale impianto petrolchimico, Voronezhsintezkauchuk. L’incendio scoppiato nella struttura è stato spento, ma decine di migliaia di persone sono rimaste senza elettricità e riscaldamento, ha confermato il governatore Alexander Gusev. Nella regione di Belgorod, il governatore Vyacheslav Gladkov ha riferito che “la rete di distribuzione elettrica e termica ha subito gravi danni”: oltre ventimila residenti sono senza luce. A Kursk, un incendio ha colpito un impianto nel villaggio di Korenevo, lasciando senza elettricità dieci località. E a Bryansk, il ministero della Difesa russo ha dichiarato di aver abbattuto 44 droni ucraini. Ieri la Russia aveva condotto massicci attacchi aerei sulle reti elettriche, del gas e ferroviarie dell’Ucraina. Secondo le autorità, questo attacco aveva causato interruzioni di corrente e danni significativi alle centrali elettriche ucraine, provocando almeno quattro morti. Tra ieri sera e questa mattina, le forze russe hanno lanciato 69 droni contro l’Ucraina, abbattendone 34, secondo l’aeronautica militare.
Nuove sanzioni
Il presidente Volodymyr Zelensky si aspetta che entro un mese sarà pronto il contenuto del ventesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia e propone di includervi persone giuridiche e fisiche russe che traggono profitto dalle risorse energetiche, nonché persone coinvolte nel rapimento di bambini ucraini. Lo riporta Ukrainska Pravda citando il discorso serale di Zelensky. Il presidente ha inoltre affermato di aver firmato nuove sanzioni speciali: “Riguardano individui che lavorano nelle strutture governative di Putin e coloro che sono coinvolti nel saccheggio dei territori ucraini temporaneamente occupati, uno dei suoi esattori, un funzionario dell’intelligence militare russa e un collaboratore” ha spiegato, aggiungendo che Kiev sta anche “avviando un’azione contro le case editrici russe impegnate a giustificare l’aggressione e a diffondere la propaganda russa in tutto il mondo”.

