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Le bugie di Santanchè

Le bugie di Santanchè

Le cariche sociali in Ki Group, la segretazione delle indagini nei suoi confronti: ecco le affermazioni della ministra del Turismo durante l'informativa al Senato. Le questioni da spiegare sono ancora di più. Ognuno tiri le somme.

Breve riassunto delle bugie che la ministra al Turismo Daniela Santanchè ha pronunciato senza battere ciglio nell’aula del Senato.

La commistione politica e professionale tra la ministra e il presidente del Senato Ignazio La Russa era stata bollata come “notizia falsa”. Da ieri è diventata vera. C’è stato un “unico intervento professionale e, peraltro, amichevole da parte dello studio La Russa su questa vicenda”, dice Santanchè. Quindi c’è stato. Quindi era vero. L’aggettivo “amichevole” è stato messo lì per provare a sfumare la menzogna. Missione fallita.

“Non ho mai avuto partecipazione nel settore dell’alimentare biologico, come molti media hanno raccontato, la mia partecipazione in Ki Group non ha mai superato il 5%”, dice Santanchè. “Nel 2010 il gruppo del settore biologico è stato preso non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione”, aggiunge. “Voglio essere del tutto trasparente: da gennaio 2019 e per meno di due anni ho assunto una carica sociale senza alcun potere. Da allora ho cessato tutte le cariche e messo cesura totale dopo che già un anno prima ero rimasta pro forma nel consiglio”. Falso. Nel 2018 dichiarava lei stessa di essere presidente del consiglio d’amministrazione di Ki Group. Ogni anno e fino al 10 ottobre del 2022 scriverà nel documento della sua situazione patrimoniale che obbligatoriamente devono compilare i parlamentari che non ci sono variazioni. Sparisce qualsiasi incarico solo a gennaio 2023.

A proposito della notizia data dal quotidiano Domani sull’indagine nei suoi confronti la ministra dice era “segretata, vi pare normale che un giornalista può scrivere cose secretate ignote all’interessato e ai suoi avvocati”. Falso. Quando in quell’inizio novembre per provare a smentire la notizia Santanchè sbandierò la certificazione di routine della Procura all’istanza dei suoi legali contemplata dall’articolo 335 del codice di procedura («non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione»), chiunque non sia uno sprovveduto sa della possibilità di ricorso dei pm al 3 bis di quell’art.335, cioè alla facoltà in caso di indagini complesse di ritardare (per un massimo di 3 mesi) la comunicazione dell’iscrizione.

Queste sono solo le bugie conclamate. Le questioni da spiegare sono ancora di più. Ognuno tiri le somme.