A causa dei cambiamenti climatici aumentano le catastrofi naturali e le relative perdite di beni assicurati, spiega lo Swiss Re Institute
Con una media di 1,54 gradi centigradi in più rispetto all’epoca preindustriale il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre. Questo però non significa estati più lunghe e inverni più miti, con buona pace dei negazionisti climatici al governo oramai ovunque. Significa piuttosto il moltiplicarsi degli eventi climatici estremi, come uragani, temporali e inondazioni. Catastrofi che hanno un impatto devastante sulla vita delle persone. E sull’economia globale. Le perdite complessive sono stimate infatti, per il 2024, a 310 miliardi di dollari (294 miliardi di euro). Un valore in crescita del 6% rispetto all’anno precedente.
A spiegarlo è una ricerca dello Swiss Re Institute, il gruppo di studio sui rischi assicurativi di Swiss Re, la seconda più grande compagnia assicurativa al mondo. Con sede a Zurigo e fatturato nell’ordine di 50 miliardi di dollari. E proprio per le compagnie d’assicurazione l’anno è stato particolarmente pesante: le perdite provocate da catastrofi naturali su beni coperti da polizze hanno superato ogni record, sfondando il tetto dei 135 miliardi di dollari.
Ben due terzi di queste perdite arrivano dagli Stati Uniti, che quest’anno sono stati colpiti da due enormi uragani e da una sequenza mai vista di forti temporali. Mentre oltre 10 miliardi di dollari arrivano dall’Europa, a causa delle numerose alluvioni che abbiamo dovuto fronteggiare. Basti pensare a quelle avvenute in Mitteleuropa o nella Comunidad Valenciana.
Per il quinto anno consecutivo le perdite di beni assicurati superano i 100 miliardi di dollari
«Per il quinto anno consecutivo, le perdite di beni coperti da polizze provocate da catastrofi naturali superano la soglia dei 100 miliardi di dollari», spiega Balz Grollimund, responsabile della sezione gestione catastrofi di Swiss Re. «Gran parte di questo crescente onere di perdite deriva dalla concentrazione di valore nelle aree urbane, dalla crescita economica e dai crescenti costi di ricostruzione. E i cambiamenti climatici stanno giocando un ruolo sempre più importante nel favorire le condizioni che hanno portato a molte delle catastrofi di quest’anno. Ecco perché investire in misure di mitigazione e adattamento deve diventare una priorità».
Le inondazioni si presentano in varie forme. Le più comuni sono quelle fluviali e pluviali. Le prime possono verificarsi dopo periodi di forti piogge. Di solito colpiscono le aree vicine ai fiumi, dove le onde di piena possono accumularsi gradualmente o rapidamente e durare per un periodo più lungo. Le seconde invece possono verificarsi ovunque. Provocano inondazioni improvvise dopo piogge estreme in un breve periodo di tempo. Perché ampie parti del terreno sono sigillate e quindi non possono assorbire l’acqua in eccesso, poiché i sistemi di drenaggio sono sopraffatti. Queste sono le inondazioni che più colpiscono le aree urbane. E, come spiegava l’esperto di Swiss Re, fanno impennare i risarcimenti.
Le catastrofi naturali che hanno devastato l’Europa
Nel 2024 le gravi inondazioni che hanno colpito l’Europa e gli Emirati Arabi Uniti hanno causato perdite su beni assicurati stimate di circa 13 miliardi di dollari. Fino ad oggi. È stato il terzo anno più costoso a livello globale e il secondo più costoso per l’Europa, che da sola ha subito perdite di circa 10 miliardi di dollari, secondo le stime dello Swiss Re Institute. Per quello che riguarda il Golfo si fa riferimento alle intense precipitazioni di aprile, che hanno causato inondazioni nell’intera regione, arrivando a interrompere le operazioni dell’aeroporto più trafficato del mondo, quello di Dubai.
Per l’Europa a settembre la tempesta Boris, causa di gravi inondazioni nell’Europa centrale. Dove ha colpito soprattutto Repubblica Ceca, Polonia e Austria. Da sottolineare che se i cosiddetti sistemi di bassa pressione a movimento lento non sono insoliti in queste regioni, la loro forte intensità collegata alla tempesta Boris è stata favorita dalle condizioni legate ai cambiamenti climatici. E poi le forti piogge di ottobre, dove la media delle precipitazioni di un anno è stata scaricata in meno di otto ore in molte località. I ripidi terreni argillosi e i sistemi di drenaggio non sono riusciti ad assorbire l’eccezionale quantità di acqua, causando rapidi straripamenti e gravissimi danni. A partire dalle regioni di Valencia e Castilla-La Mancha.
La prevenzione è «dieci volte più conveniente» della cura
Almeno due terzi delle perdite di beni coperti da polizze di quest’anno sono però concentrate negli Stati Uniti. Qui due grandi uragani, Helene e Milton, hanno toccato terra nel giro di due settimane sulla costa della Florida. Si prevede che le perdite assicurate di entrambi gli uragani ammonteranno a poco meno di 50 miliardi di dollari. Inoltre, il 2024 ha registrato un’elevata frequenza di forti temporali (tempeste convettive severe, indicate con la sigla “SCS”) che hanno colpito gli Stati Uniti. Il che aumenta il totale di altri 50 miliardi di dollari circa (nel 2023 si era centrato un record pari a 70 miliardi).
Jérôme Jean Haegeli, capo economista di Swiss Re, ha commentato i dati con queste parole: «Lo sviluppo economico continua a essere il principale motore dell’aumento delle perdite di beni assicurati derivanti da inondazioni e da altre catastrofi naturali». Ed è molto probabile che i dati continueranno a aumentare, poiché i cambiamenti climatici intensificano gli eventi meteorologici estremi proprio mentre, a causa dell’espansione urbana, aumentano di valore gli asset nelle aree ad alto rischio. Un combinato letale. E anche qui, come sempre, la prevenzione – dighe, argini e paratoie, per esempio – è molto meglio della cura. Anzi, a sentire gli assicuratori svizzeri, è «dieci volte più conveniente della ricostruzione».
21/12/2024
da Valori