ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Le colpe del nazifascismo e i due governi più filo israeliani d’Europa

Le colpe del nazifascismo e i due governi più filo israeliani d’Europa

La maggioranza dei Paesi Ue vuole sospendere gli accordi con Israele, Roma e Berlino contrarie. E ieri nel Parlamento di Roma, un triste ministro degli esteri usa parole timide, quasi a chiedere scusa per dover dire il poco di critico che sta dicendo rispetto alla disumanità in corso a Gaza, alla pulizia etnica e al genocidio ormai incontestabili. Parole insufficienti e fatti inesistenti, che rendono quello italiano il governo più vicino a Netanyahu che ci sia oggi in Europa.

Tra il dire e il fare

«La contraddizione stridente tra il denunciare una situazione «assolutamente inaccettabile» e poi non fare niente per cambiarla e opporsi ai tentativi di fare qualcosa, peraltro lentissimi, dell’Unione europea», denuncia il manifesto.

Contro il diffuso sentimento nazionale

Nessun ritiro dell’ambasciatore italiano in Israele, nessun riconoscimento dello Stato palestinese, nessuna denuncia dell’accordo militare con Israele, che si rinnoverà automaticamente l’8 giugno, e opposizione ferma alla proposta di interrompere l’intesa commerciale con Israele che vale 45 miliardi ogni anno. «Non è la posizione della stragrande maggioranza degli italiani e dunque non è neppure quella della maggioranza degli elettori di destra».

 ‘Ordini di scuderia’. Quale scuderia?

Gli ordini di scuderia impongono di fare quadrato intorno alla linea del governo ma persino lì qualche crepa è già aperta. Il governatore del Lazio Francesco Rocca si espone: «Se il governo israeliano non si dovesse fermare mi auguro che l’Europa adotti sanzioni». A livello di opinione pubblica complessiva, il governo Meloni non è mai stato tanto isolato né in così marcata controtendenza rispetto alla richiesta del Paese.

L’isolamento in Europa

Berlino, per ‘fortuna’ del governo Meloni ha come neo cancelliere Merz. Che almeno usa parole adeguatamente dure contro Netanyahu, mentre dà ordini al ministro degli Interni Dobrindt, della Csu bavarese, di non accogliere l’interruzione del rifornimento di armi richiesta dalla Spd: «Il sostegno di Israele con le armi è necessario e continueremo a garantirlo». La Germania, come l’Italia, continuerà a opporsi alla cancellazione dell’intesa commerciale.

L’evanescente Ue si sveglia

Avviata la revisione dell’intesa in nome della violazione dell’articolo 2 che obbliga i contraenti a rispettare il diritto internazionale. Ma l’opposizione di due Paesi importanti come la Germania e l’Italia rallenta i tempi. Bravi! Ursula von der Leyen, che sinora aveva fatto sempre scudo a Israele, è almeno passata all’uso di parole forti, definendo «abominevole» il comportamento di Israele. La maggioranza dei Paesi europei vuole la stessa cosa e la proposta di sospensione dell’accordo commerciale è stata anzi avanzata da un Paese tradizionalmente vicino a Israele come l’Olanda. Ma nulla è ancora scontato.

In ritardo e non senza ipocrisia

Per 20 mesi l’Unione non ha fatto nulla per fermare il massacro dei civili e la distruzione a Gaza. Ora Bruxelles si fa sentire. Almeno a parole. L’inversione di tendenza Ue a partire dalla decisione di occupazione della Striscia, dopo la rottura  della fragile tregua di inizio anno con il blocco degli aiuti umanitari, che va avanti ormai da quasi tre mesi, mentre i pochi convogli lasciati passare dall’esercito di Tel Aviv, «goccia nel mare dei bisogni». Spagna con Irlanda e Belgio i più critici nei confronti di Israele, con tre richieste: sanzioni contro Tel Aviv, sospensione del partenariato ed embargo dell’export delle armi. Per adesso solo la Spagna inizia a pensarci, mentre non se ne parla a Berlino, primo esportatore di armi verso Israele tra i paesi Ue.

‘Fiction’ politica in casa italiana

Montecitorio. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani prende la parola per dire che «Israele sta esagerando, che dovrebbe fermarsi, che le morti di civili suscitano un dolore immenso, indignano le nostre coscienze». C’ha messo un po’ a capirlo, ma meglio tardi che mai. Ma la ‘confusione esteri’ prevale. La parola Netanyahu non compare mai. E nei 20 minuti di intervento sembra che Gaza sia stata colpita da una grave calamità naturale, e che l’Italia sia impegnata per portare soccorso. Guai a parlare di sanzioni, ritiro dell’ambasciatore a Tel Aviv o allo stop dell’accordo di cooperazione tra Ue e Israele.  «È essenziale mantenere aperto ogni canale con le autorità israeliane».

Le opposizioni

Problemi per governo e Forza Italia
«Le sue parole forse erano buone 19 mesi fa, 50.000 morti fa, prima di 20.000 bambini bruciati vivi, morti di sete, di fame, di freddo, operati senza anestesia. L’unico vero aiuto umanitario, ministro, è fermare Netanyahu. Lei non è a capo di una organizzazione umanitaria ma della politica estera dell’Italia».
«Sospendete il memorandum di cooperazione militare, siate coerenti. È troppo tardi per le parole che non avete avuto il coraggio di pronunciare fin qui. Non bastano le nostre parole, figuriamoci le sue, timide, vaghe, inadeguate imbarazzate e imbarazzanti».
«Non fate fatica ad andare a dormire la sera? Non vi vergognate di fronte al fatto che, a differenza di tanti italiani, voi avreste il potere di fare qualche cosa? Invece avete scelto l’ignavia del silenzio, la vergogna della vigliaccheria, la comodità dell’ipocrisia».

«Siete complici di uno sterminio, di un genocidio e di un crimine disumano: lei ministro Tajani, la premier Meloni e il ministro Salvini che ha stretto la mano a Netanyahu mentre stava uccidendo e affamando i bambini».

29/05/2025

da Remocontro

Ennio Remondino

share