Israele ha bombardato di nuovo una scuola della Striscia di Gaza usata come rifugio. Almeno 29 palestinesi sono stati uccisi. È il quarto attacco a una scuola negli ultimi quattro giorni. Una notizia che sempre essere sfuggita all’emozione mediatica occidentale e italiana rispetto a notizie altrettanto orrende dal fronte ucraino, e alla indignazione popolare creata da una informazione superficiale che si lascia strumentalizzare. Da sottolineare subito che l’orrore da una parte non giustifica un orrore analogo altrove. Comunque e sempre da verificare.
I dati certi, con testimonianze terze e incrociate
Martedì 9 luglio l’esercito israeliano ha bombardato l’area di una scuola a Abasan al Kabira, a est di Khan Yunis, la città principale del sud della Striscia di Gaza. La scuola e lo spazio circostante erano diventati un rifugio per persone sfollate per via dell’invasione della Striscia da parte dell’esercito israeliano, in corso ormai da più di nove mesi. Nel bombardamento aereo israeliano almeno 29 persone sono state uccise, ha scritto BBC News (non fonte palestinese). La stessa notizia da Vatican News. La stima è stata confermata anche da un giornalista dell’agenzia Associated Press che ha contato i corpi delle persone uccise all’ospedale Nasser di Khan Yunis.
Il controllo delle fonti
Il controllo delle fonti dovrebbe essere regola sacra purtroppo, in tempi di informazione emotiva, troppo spesso trascurata. Alcuni medici palestinesi – oltre alla BBC e Vatican News se vi pare poco-, hanno fatto sapere che tra i morti ci sono almeno sette persone tra donne e bambini e che nelle prossime ore il numero dei morti potrebbe aumentare. In un comunicato stampa le Forze di Difesa Israeliane hanno detto che stavano esaminando i rapporti secondo i quali erano stati uccisi anche dei civili.
Bersaglio grosso
Un testimone ha raccontato a BBC News che al momento dell’attacco l’area che le bombe israeliane hanno colpito era molto affollata: c’erano almeno 3mila persone. Nei mesi scorsi gran parte di Khan Yunis era stata distrutta durante gli attacchi israeliani, ma molte persone palestinesi, dopo essere state costrette a scappare, ci sono tornate per sfuggire alle altre offensive israeliane nella città più nel sud della Striscia, come Rafah.
Il quarto attacco alle scuole
Quello compiuto martedì è il quarto attacco negli ultimi quattro giorni contro o vicino a delle scuole che ospitano persone palestinesi sfollate. Sabato scorso almeno sedici persone erano state uccise in un attacco israeliano a un’altra scuola della Striscia di Gaza gestita dall’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi: la scuola Al-Jaouni del campo profughi di Nuseirat, nella fascia centrale della Striscia, usata come rifugio da alcune migliaia di sfollati. Anche in quel caso Israele aveva giustificato l’attacco dicendo che nella scuola si nascondevano dei terroristi.
Domenica, la ‘Sacra Famiglia’
Domenica un bombardamento ha colpito la scuola cattolica ‘Sacra famiglia’, a nord-ovest della città di Gaza, a sua volta usata anche come rifugio da centinaia di civili: fra i morti anche il viceministro del Lavoro della Striscia, Ihab al Ghussein. Lunedì notte, aggiunge ancora BBC News, diverse persone ferite in un bombardamento contro un’altra scuola gestita dalle Nazioni Unite nel campo di Nuseirat. Poco più di un mese fa un’altra scuola dell’UNRWA di Nuseirat era stata colpita da un attacco israeliano: allora erano stati uccisi 40 palestinesi di tutte le età.
Escalation di attacchi senza distinzione di bersagli
Dall’inizio dei bombardamenti di Israele su Gaza moltissime scuole gestite dal governo o dall’UNRWA sono state colpite in modo sistematico. Questa settimana l’intensità degli attacchi israeliani sembra essere aumentata nelle aree centrali della Striscia e della città di Gaza. La Mezzaluna Rossa ha detto di aver ricevuto dozzine di chiamate di soccorso ma di non essere stata in grado di portare aiuto a causa dell’intensità dei bombardamenti. Gli attacchi sono avvenuti negli stessi giorni in cui i negoziati mediati a livello internazionale per un cessate il fuoco sembravano avere fatto qualche passo in avanti.
L’America intanto smonta il molo del fallimento
Il molo galleggiante che era stato costruito davanti alla costa della Striscia di Gaza dall’esercito statunitense per portare aiuti alla popolazione palestinese verrà smontato definitivamente. Lo hanno detto alcuni funzionari del governo statunitense confermando il fallimento dell’operazione. Il molo è costato 320 milioni di dollari. Da quando era stato completato a metà maggio ha contribuito solo in minima parte all’invio di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Il molo ha funzionato a regime per una decina di giorni, da metà maggio alla fine del mese, mentre a giugno si è limitato ad accumulare aiuti nelle aree di smistamento sulla costa, aiuti mai consegnati.
10/07/2024
da Remocontro