Per la ministra Bernini le università sbagliano a rivoltarsi perché così si finisce nell'antisemitismo.
Prima l’occupazione dell’Università di Torino, poi quella de La Sapienza a Roma e, in ultimo, la mozione presentata dagli studenti della Scuola Normale di Pisa che rivaluta il bando Maeci Italia-Israele e impegna l’Ateneo a evitare ogni forma di collaborazione con la filiera bellica e la produzione di tecnologie a scopi militari o di oppressione della popolazione civile.
CONTINUA LA PROTESTA DEL MONDO ACCADEMICO ITALIANO CONTRO IL MASSACRO IN CORSO NELLA STRISCIA DI GAZA
E ancora la decisione dell’Università per gli stranieri di Siena, guidata dal rettore Tomaso Montanari, di sospendere la didattica il prossimo 10 aprile in coincidenza con la fine del Ramadan e anche per la festa ebraica del Kippur. Insomma continua, in vario modo, la protesta del mondo accademico che chiede di fermare il massacro nella Striscia di Gaza, cercando di fare leva sul governo di Benjamin Netanyahu che è il solo a poter fermare il conflitto.
Una serie di mobilitazioni che, da Nord a Sud, andrà avanti fino al 10 aprile ma che non sta trovando l’appoggio della maggioranza di governo che, ormai da giorni, accusa rettori e studenti di crescente antisemitismo.
CRITICHE PESANTI
Parlando di quanto sta accadendo, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, al Tg1, ha detto di considerare la scelta della Normale di Pisa di riconsiderare gli accordi accademici con Israele “profondamente sbagliata perché le università non si schierano con una parte o con l’altra. Le università non entrano in guerra”.
Poi parlando delle proteste in corso in diverse università, ha aggiunto che “la situazione è delicata perché una minoranza molto minoritaria ma molto rumorosa vuole confondere le critiche anche legittime alla politica di Netanyahu con Israele e il popolo israeliano. Sono cose diverse e chiunque le voglia confondere rischia di entrare in una dimensione di antisemitismo o di sentimento anti occidentale”.
GASPARRI: “ATTENDIAMO PROVVEDIMENTI, AD ESEMPIO NEI CONFRONTI DI MONTANARI”
Gli fa eco il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che ha tuonato: “Per quanto riguarda l’annullamento di intese con Israele, vediamo che alla subalternità ad altri culti si accompagna anche un’ondata di antisemitismo (…) Attendiamo provvedimenti, ad esempio nei confronti di Montanari e di altre persone che sfruttano questi eventi anche ai fini delle proprie campagne elettorali”.
Del tutto diversa la posizione di Alfredo D’Attorre, responsabile per le Università nella segreteria nazionale del Pd, che si schiera con rettori e studenti: “Stanno diventando sempre più inquietanti le pressioni sul ministero dell’Università perché assuma una posizione di esplicita e formale censura rispetto alle decisioni degli atenei sui bandi di cooperazione con Israele con possibili ricadute militari. Fermo restando che l’interruzione degli scambi scientifici e culturali rimane una strada da evitare, è del tutto legittimo che gli organi di governo degli atenei si interroghino rispetto a forme di cooperazione tecnologica che siano espressamente dual use (civile e militare) o che possano prevedibilmente avere ricadute applicative in ambito bellico”.
02/04/2024
da La Notizia