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Le vie dell’oro verso la Russia sono infinite

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Mentre il presidente ucraino Zelensky si affanna a cercare armi e aiuti nella speranza che almeno alcuni governi europei non seguano il probabile disimpegno americano -segnala allarmato il Corriere della Sera-, la Russia riesce a far fronte alle enormi spese militari, almeno per il tempo necessario a sedersi al tavolo della pace da posizioni di forza. Il come ce lo spiega Massimo Nava.

Macchina bellica Russa e l’oro

L’economia russa che, paradossalmente, riesce a reggere a dispetto delle sanzioni (sedicimila dossier) che hanno colpito vasti settori commerciali, industriali, finanziari e strategici. Come si spiega questa capacità di resistenza? Ci sono due risposte: la capacità dei russi di aggirare le sanzioni con la complicità di Paesi amici e alleati e il fiorente commercio dell’oro, attività in crescita, nonostante che diversi Paesi abbiano tagliato le importazioni dalla Russia. L’oro russo continua insomma a circolare e a garantire al Cremlino notevoli introiti in valuta e importazioni di beni, tecnologie e armi.

Secondo produttore di oro al mondo

Secondo il World Gold Council, la Russia è oggi il secondo produttore di oro con 324,7 tonnellate nel 2023, dopo la Cina con 374 tonnellate. Si prevede che la Russia aumenterà la produzione di oro del 4% all’anno fino al 2026. Il governo russo ha ancorato il rublo all’oro e l’oro diventa così una formidabile arma per le transazioni. Una tonnellata equivale a circa 65 milioni di dollari. Grandi clienti dell’oro russo sono gli Emirati Arabi, la Svizzera, la Cina. Miliardi di dollari in oro russo sono scambiati aggirando le sanzioni, come confermano i dati del World Gold Council. Soltanto un aumento dell’offerta d’oro potrebbe far scendere il prezzo, ma questo dipende da altri produttori in Occidente.

L’oro russo vietato e il G7 beffato

Nel giugno 2022, i Paesi del G7 hanno vietato le importazioni di oro dalla Russia. Tuttavia, secondo una ricerca di RAND Europe, la Russia ha utilizzato l’oro come mezzo per ottenere valuta forte, armi e altri beni, soprattutto da Paesi come Cina, Turchia e Iran. La Russia è il quinto detentore mondiale di riserve auree, con oltre duemila tonnellate. Gli Stati Uniti hanno conquistato il primo posto con 8.133,5 tonnellate, seguiti dalla Germania con 3.352,6 e da Italia e Francia rispettivamente con 2.451,8 e 2.437,0 tonnellate. Al momento dell’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, la Russia aveva acquistato oro a un ritmo più veloce di qualsiasi altro Paese.

Armenia d’oro, ma solo in transito

Ogni mezzo e ogni rapporto politico servono allo scopo. Secondo un’inchiesta di The Insider, un importante hub per l’import/export dell’oro russo è l’Armenia, Paese formalmente alleato e protetto da Mosca nel conflitto del Nagorno-Karabakh contro l’Azerbagian, anche se il Cremlino -distratto dalla guerra in Ucraina- non ha fatto molto per evitare la sconfitta degli armeni.
L’Armenia importa grandi quantità di oro russo e lo riesporta negli Emirati Arabi Uniti. Di fatto, è un Paese di transito, grazie all’assenza di frontiere doganali. Secondo le statistiche, l’Armenia ha importato 111 tonnellate tra gennaio 2023 e marzo 2024, per un valore di 6,2 miliardi di dollari, un terzo del Pil! Un rapporto sproporzionato che si spiega con l’esportazione di 59 tonnellate d’oro, soprattutto negli Emirati. Volumi minori sono stati inviati anche in Cina e a Hong Kong. Secondo The Insider, in Armenia affluiscono anche miliardi di dollari che prendono la via per Mosca.

Sudan d’oro tra guerra, massacri e fame

Ma non c’è solo l’Armenia. Come racconta il New York Times, il commercio dell’oro conosce una grande stagione nonostante la guerra civile che sta devastando il Sudan e che ha ridotto alla carestia oltre venti milioni di persone. In particolare, l’oro viaggia su jet privati con destinazione Emirati. La produzione di ricchi giacimenti in tutta la nazione, alcuni dei quali controllati da signori della guerra, ha superato i livelli prebellici. Il commercio fiorisce grazie a una vasta rete di contrabbando in ogni direzione e consente di pagare le armi che hanno eliminato decine di migliaia di civili. Si moltiplicano così accordi per armi e oro con la Russia, la Cina e Paesi del Golfo, talvolta a prescindere dalle fazioni che ne approfitteranno. Alle attività estrattive, la Russia partecipa da tempo e in prima linea. Come racconta il Nyt, i mercenari del Gruppo Wagner avrebbero collaborato sia con i governativi sia con le opposizioni, ma molte transazioni sarebbero gestite direttamente da funzionari del Cremlino.

Il Darfur e le finte guerre ‘tribali’

«Quando nel 2017 il generale Hamdan si è impadronito di un’importante miniera d’oro in Darfur – diventando di fatto il più grande commerciante d’oro del Sudan da un giorno all’altro – ha incanalato i profitti in una rete di società che hanno pagato armi, influenza e combattenti, secondo le Nazioni Unite», scrive il Nyt. Un rapporto confidenziale presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha rilevato che solo quest’anno sono stati estratti 860 milioni di dollari di oro dalle miniere controllate dai paramilitari nel Darfur. Giornalisti sudanesi di Ayin Media, un sito web investigativo, hanno raccontato che i combattenti dell’R.S.F. pattugliavano un impianto aurifero di Al Junaid, in collaborazione con i dipendenti russi.

La favolosa miniera di Kush

La collaborazione Russia/Sudan in queste attività data da tempo. Kush, la più grande miniera d’oro, è stata citata con ammirazione dal presidente Putin in occasione del primo vertice Russia-Africa del 2019. Una sezione era intitolata «L’uso dei minerali in Africa a beneficio dei suoi popoli». «Nel 2015, quando la miniera di Kush ha iniziato a produrre oro, la Russia e il Sudan stavano entrambi affrontando sanzioni internazionali – la Russia per il suo intervento in Ucraina e il Sudan per il genocidio in Darfur – e la loro attività mineraria congiunta da allora si ampliata», aggiunge il Nyt.

Gli inutili divieti occidentali

Come detto, Gran Bretagna e altre economie occidentali hanno vietato l’importazione di nuovo oro russo dopo l’invasione dell’Ucraina. La scorsa settimana, grazie alla collaborazione fra britannici e americani, è stata smantellata una vasta rete di riciclaggio di denaro e di contrabbando dell’oro con sede nello Zimbabwe, secondo quanto ha fatto sapere il dipartimento del Tesoro Usa. La rete fa capo a un amico dell’ex presidente Mugabe e avrebbe terminali negli Emirati, a Singapore e nel Kirghizstan.

L’oro africano tolto alla Francia

La corsa all’oro africano è una delle principali ragioni della crescente influenza della Russia in diversi Paesi del Continente e in particolare nelle ex colonie francesi. Colpi di stato in serie e décisioni dei nuovi regimi hanno infatti provocato l’espulsione dei vecchi alleati e l’allontanamento delle forze armate di Parigi, sostituite in diversi casi da mercenari russi, destinati soprattutto alla sorveglianza dei siti minerari. È il caso ad esempio del Mali, secondo una nota dell’African Defence Forum. I mercenari russi sono arrivati in elicottero vicino al villaggio rurale di Intahaka, nella regione di Gao, e hanno sequestrato la più grande miniera d’oro del Mali.

’Africa Corps’, ex Wagner

Ora al comando ci sono i mercenari russi che si fanno chiamare Africa Corps. Il Mali è diventato il terzo produttore d’oro dell’Africa e il 13° al mondo. All’inizio del 2023 i mercenari del Gruppo Wagner hanno preso il controllo di almeno tre miniere a sud della capitale, Bamako. Dall’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Russia ha ricavato più di 2,5 miliardi di dollari dal commercio dell’oro africano, secondo il Blood Gold Report, pubblicato nel dicembre 2023.

Concessioni minerarie come pagamento

Jack Watling, specialista del Royal United Services Institute, spiega lo «schema russo» che prevede, nell’insicurezza, di proporsi come soluzione ed estrarre le ricchezze minerarie come pagamento. «C’è un modus operandi russo standard, che consiste nel coprire i costi operativi con attività commerciali parallele», ha detto alla Bbc. «In Africa, ciò avviene principalmente attraverso concessioni minerarie».
Secondo un report della Bbc, la Russia sta offrendo ai governi africani un «pacchetto di sopravvivenza del regime» in cambio dell’accesso a risorse naturali di importanza strategica. Documenti interni del governo russo descrivono anche come si stia lavorando per cambiare le leggi sull’estrazione mineraria, con l’ambizione di allontanare le compagnie occidentali. Questo piano fa parte del processo di acquisizione da parte del governo russo delle attività del gruppo mercenario Wagner, sciolto dopo il fallito colpo di stato del giugno 2023.

La politica russa in Africa

«Lo Stato russo esce dall’ombra nella sua politica in Africa», ha detto Watling, che è uno degli autori del rapporto. Nel giugno 2023, Yevgeny Prigozhin era probabilmente il mercenario più temuto e famoso del mondo. Il suo Gruppo Wagner controllava aziende e progetti per miliardi di dollari, mentre i suoi combattenti erano al centro dell’invasione russa dell’Ucraina. Come si ricorderà, dopo la fallita marcia su Mosca, è morto in un incidente aereo le cui cause non sono mai chiarite. Secondo Watling, «poco dopo l’ammutinamento di Prigozhin ci fu una riunione al Cremlino in cui si decise che le operazioni africane di Wagner sarebbero passate direttamente sotto il controllo dell’intelligence militare russa».

Petrolio e gas, adesso oro, presto uranio

E non c’è solo l’oro nel mirino della Russia. Dietro l’angolo potrebbe esserci un problema strategico ancora più grande: «In Niger i russi stanno cercando di ottenere una serie di concessioni simili che toglierebbero alla Francia l’accesso alle miniere di uranio del Paese». Se la Russia riuscisse a ottenere il controllo delle miniere di uranio, l’Europa potrebbe essere nuovamente esposta a quello che è stato spesso definito il «ricatto energetico» russo. La Francia dipende dall’energia nucleare più di qualsiasi altro Paese al mondo, con 56 reattori che producono quasi due terzi dell’energia del Paese. Circa un quinto dell’uranio viene importato dal Niger.

17/12/2024

da Remocontro

Massimo Nava

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