L’economia Ucraina è devastata da due anni e mezzo di guerra. La macchina della propaganda di Putin presenta un’economia russa fiorente, ma nasconde le distorsioni economiche che a medio-lungo termine rischiano di condannare la Russia a una stagnazione. In Europa, la locomotiva tedesca si è fermata perché è rimasta a secco del gas di Mosca.
Guerra in corso ma vincitori certi
La guerra non è finita, ma si può già proclamare un vincitore. Anzi, cinque vincitori raggruppati sotto la sigla “Stan” (dal suffisso che hanno in comune): Kirghizistan, Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan e Turkmenistan. Una vittoria ottenuta senza le armi, ma con fiumi di merci che scorrono nell’Asia Centrale provenienti da Europa e Cina. La domanda è originata dalla Russia che è lo sbocco di questo flusso ininterrotto e sta alimentando un boom manifatturiero e degli investimenti all’interno dei cinque paesi asiatici. Le forniture avvengono sia direttamente che mediante le cosiddette ‘ triangolazioni’, il sistema per aggirare veti e sanzioni che consiste nello spedire regolarmente la merce a un paese che, non aderendo al sistema delle sanzioni, potrà inviare la ‘merce viatata’ al paese sanzionato.
La manna degli ‘Stan’ e le sanzioni stupide
Il flusso ha creato un’enorme manna per gli Stan, denaro che stanno pompando nello sviluppo delle loro economie. Economie che per la maggior parte di questi paesi cresceva anche prima dell’inizio della guerra in Ucraina, grazie alle materie prime, ma che ora il reddito commerciale extra sta spingendo ai suoi massimi. Il beneficio si manifesta con la domanda dei consumi interni ed è diventato il motivo che alimenta la loro attrattività per le aziende esportatrici europee. Emmanuel Macron è diventato il secondo presidente francese a visitare l’Asia centrale, il presidente Mattarella è andato in Uzbekistan a fine 2023 e il tedesco Olaf Scholz ha programmato un viaggio nella regione nel settembre 2024. Le esportazioni dall’Unione Europea verso gli Stan sono aumentate di 46 miliardi di euro nel 2023, con un aumento del 50% rispetto al 2021. Ciò equivale a tre quarti del calo delle esportazioni europee verso la Russia dal 2021 al 2023.
Equilibrio diplomatico alternativo
Dal canto loro gli Stan riescono a mantenere un opportunistico equilibrio diplomatico anche all’insegna di un’ipocrisia europea che si fonda sulle contraddizioni interne tra sistema produttivo dei singoli paesi e politica comune. Il Kazakistan fornisce un esempio di come questi paesi stiano beneficiando di questo gioco su due tavoli. ‘The Economist’ riferisce che le importazioni di macchinari per ufficio dall’Europa sono triplicate a quasi 1 miliardo di dollari dal 2021 al 2023. In buona parte per soddisfare la crescente domanda della Russia, la cui economia di guerra ha richiesto un aumento della capacità produttiva e quindi di attrezzature. I prodotti agricoli che fluiscono dall’Europa al Kazakistan sono raddoppiati dal 2021 al 2023. Le esportazioni di macchinari verso il Kazakistan dall’UE sono raddoppiate dal 2021 al 2022, per poi aumentare di un altro 23% nel 2023 per raggiungere i 6,4 miliardi di euro.
Contro le sanzioni beffa
Un dato eclatante sui transiti che aggirano le sanzioni a Mosca lo fornisce l’industria tecnologica del Kazakistan, composta da sole 50 aziende. Le esportazioni verso la Russia sono aumentate da 40 milioni di dollari nel 2021 a 298 milioni di dollari nel 2023. Idem per le importazioni di elettronica dall’Europa che sono passate da 250 milioni di euro a 709 milioni di euro nello stesso periodo. L’incremento è tale che si è parlato addirittura dell’utilizzo dell’elettronica a bordo di prodotti come le lavatrici più evolute, utilizzata dai russi per trasferirla sui missili teleguidati. Ipotesie e congetture a fronte di un’unica evidenza: il tasso d’incremento non può essere attribuibile al solo fabbisogno interno, bensì rappresenta il sistema della triangolazione delle forniture che aggirano le sanzioni. Tutti sanno, ma “pecunia non olet”.
Fuga dalle guerre per altri arricchimenti
Altro effetto secondario della guerra e favorevole ad alcuni degli Stan è l’afflusso di emigranti russi che in qualche modo evitano il reclutamento ed ha aumentato la domanda locale, attirando più importazioni. La maggior parte è arrivata con risparmi significativi e ha depositato milioni di dollari in banche uzbeke, oltre che della Georgia.
Tuttavia, secondo alcuni analisti il boom potrebbe terminare poiché l’economia russa, dopo aver toccato i suoi massimi nella prima metà di quest’anno, sta iniziando a raffreddarsi. E’ in arrivo nei prossimi giorni a Mosca una missione del Fondo Monetario Internazionale ( di cui la Russia fa ancora parte) per certficare i dati di bilancio. Analisi e previsioni in questi anni di guerra ci hanno abituato ad usare le pinze con la resilienza economica della Russia, ma per quanto riguarda i cinque Stan i dati sono più evidenti. La guerra ha creato dei nuovi protagonisti economici, a conferma che i conflitti servono sempre ad arricchire qualcuno.
14/09/2024
da Remocontro