Banca d’Italia ‘putiniana’? «Fino a pochi mesi or sono certe cose le dicevano solo ‘putiniani’ e ‘filo-russi’» l’incipit polemico di Analisi Difesa. Un rapporto della Banca d’Italia conferma i timori che l’interruzione delle forniture di gas dalla Russia dopo l’Ucraina e la guerra energetica con Mosca a colpi di sanzioni, ha provocato un indebolimento generale dell’economia e dell’industria europea. Con previsioni del Financial Times -altro insospettabile-, verso il peggio.
Gas naturale e shock energetici
Rapporto su «Gas naturale e macroeconomia: non tutti gli shock energetici sono uguali». Le crisi di offerta del gas sono di gran lunga più dannose in termini di aumento dei prezzi – soprattutto nel lungo periodo – di quelle legate alle crisi del petrolio. E a differenza delle crisi petrolifere del passato con i Paesi arabi, gli effetti dei tagli del gas risultano più gravi e più duraturi. Un aumento dei prezzi del petrolio lo paghi subito al distributore, «mentre un aumento dei prezzi del gas impiega circa un anno per propagarsi pienamente, con un impatto finale circa cinque volte più grande di quello iniziale».
Analisi macroeconomica
«Le restrizioni causano un rallentamento dell’attività economica e un rialzo dell’inflazione, ma la peculiare struttura del mercato del gas fa sì che tali effetti si materializzino molto gradualmente, con un picco dell’inflazione per i beni non energetici che segue di oltre due anni lo shock iniziale», si legge sul sito di Banca d’Italia nella presentazione del rapporto scritto da Piergiorgio Alessandri and Andrea Gazzani e pubblicato stranamente solo in inglese, come rileva Gianandrea Gaiani.
«Le nostre stime suggeriscono che la scarsità di gas causata dalla guerra sia un fattore chiave dell’inflazione in Europa, e che probabilmente le sue ripercussioni si faranno sentire per tutto il 2023». E forse nel 2024.
Cernobbio, i perdenti certi e i trucchi
Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, a settembre il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ammise che «la guerra in Ucraina ha già un perdente certo: l’equilibrio economico e le economie europee…». Nello stesso contesto la ‘Global Witness’ rivelava che «i Paesi dell’Unione Europea stanno acquistando molto più gas naturale liquefatto russo rispetto a quanto facevano prima dell’invasione dell’Ucraina, con Spagna e Belgio battuti solo dalla Cina come primi acquirenti».
Piccole verità senza ipocrisie
Analisi luglio 2023: Total è il più grande acquirente non russo di gas liquefatto dal Paese. Sempre Global Witness rivela che tra marzo e dicembre 2022, Shell ha acquistato e venduto il 12% di tutte le esportazioni russe. La Spagna (18%) è il secondo maggior acquirente di GNL russo a livello mondiale, con il Belgio (17%) alle spalle. La Cina ha acquistato il 20%. Insomma, dopo aver rinunciato al gas russo via gasdotti (il Nord Stream, fatto saltare in mare da commandos ucraini), oggi lo compriamo liquefatto a prezzo ben più alto ma in buona parte ancora dalla Russia.
L’Indipendente di alcuni giorni fa: «le sanzioni pensate per fermare la guerra e far fallire l’economia russa -effetti dati per certi dai politici e dai media europei-, si sono rivelate controproducenti per la stessa Europa».
Le ‘autosanzioni’ dell’Europa
Qualcuno ha scritto delle «prime autosanzioni della storia». La Germania è entrata in recessione tecnica nell’ultimo trimestre 2022, seguita dall’intera Eurozona nel primo trimestre 2023. Berlino dipendeva da Mosca per il 50% del suo fabbisogno energetico. Impatto anche sociale. Tre giorni fa l’Ufficio federale di statistica ha rilevato che l’inverno scorso in Germania 5,5 milioni di persone (6,6 per cento di popolazione) non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione per mancanza di denaro. Beffa feroce, l’economia russa appare molto più in salute di quella europea, con crescita certificata dal Fondo Monetario Internazionale di oltre il 2 per cento.
Russia-Europa, chi vince chi perde
Amundi, grande gestore di fondi di investimento in Europa, ha previsto che l’economia russa crescerà tre volte più velocemente di quella dell’Eurozona nel 2024 prevedendo per la Russia un +1,5% nel 2024 e +2% nel 2025 contro +0,5% e +1,2% per l’Europa. Valutazione tecnica: «Ciò significa che Stati Uniti, Europa, Giappone e Australia non sono in grado di sanzionare un paese in modo efficace». Eppure era stato dichiarato più volte che le sanzioni europee e occidentali avrebbero distrutto l’economia russa in poche settimane, concetto ripetuto da molti leader politici e opinionisti sparsi per l’Europa e l’Italia.
Stati Uniti amici interessati
Il Financial Times ha recentemente riferito dell’aspra controversia di alcune compagnie energetiche europee con il fornitore statunitense di GNL Venture Global LNG. Le major petrolifere europee accusano la società statunitense di aver trattenuto il carico concordato e di aver invece venduto GNL sul mercato spot. Shell sostiene che l’azione di Venture Global le ha consentito di raccogliere un profitto aggiuntivo di 18 miliardi di dollari, alla faccia dell’Europa. A cercare di costringere i prepotenti a rispettare gli accordi, una Ue quasi tenera, con ricorsi giudiziari all’infinito. Ma incazzarsi con Biden non è educato.
Sanzioni e l’economia russa distrutta
Due anni fa i vertici politici Ue dichiararono che le sanzioni europee e occidentali avrebbero distrutto l’economia russa in poche settimane. Quali studi e valutazioni abbiano supportato simili affermazioni non è noto, ma già allora molti analisti avvertirono che modificare radicalmente le fonti di approvvigionamento di gas senza devastare l’economia europea avrebbe richiesto anni, non certo pochi mesi.
Shock energetico da 110 miliardi
Ottobre 2022 il Centro Studi Confindustria valutava che lo shock energetico da 110 miliardi, insostenibile per le imprese italiane e un’inflazione record abbattevano le prospettive per l’economia, con una crescita a zero nel 2023. Nel dicembre 2022 l’agenzia Bloomberg ha segnalato che guerra e crisi energetica erano già costate all’Unione Europea mille miliardi di dollari, più o meno quanto ci costerà la ricostruzione post guerra in Ucraina.
04/12/2023
da Remocontro