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L’ex premier Olmert: «Israele affama Gaza di proposito»

L’ex premier Olmert: «Israele affama Gaza di proposito»

Agghiacciante! Non c’è altro aggettivo, per descrivere la presa di posizione di Ehud Olmert, ex Primo ministro dello Stato di Israele, espressa in un articolo-opinione pubblicato su ‘Haaretz’, per spiegare la ferocia della guerra di Gaza. Le sue parole sono pesanti come macigni. Pietre che però vanno a finire in un lago di sangue.

L’ex premier Olmert

L’autorevolissimo analista della tragedia mediorientale, profondo conoscitore di tutti i gangli vitali della governance dello Stato ebraico, non ha dubbi: «Quello che stiamo facendo ora a Gaza è una guerra di devastazione: uccisioni indiscriminate, senza limiti, crudeli e criminali di civili. Non lo stiamo facendo a causa della perdita di controllo in un settore specifico, né a causa di qualche sfogo sproporzionato da parte di alcuni soldati di qualche unità. È il risultato di una politica governativa – dettata consapevolmente, malvagiamente, maliziosamente, irresponsabilmente». E aggiunge con amarezza l’ex Premier, «Israele sta commettendo crimini di guerra».

Corte internazionale ed Europa, dove siete?

Verrebbe da dire: Corte di Giustizia Internazionale, dove sei? E, soprattutto, farisaica Unione Europea, smettila di usare due pesi e due misure tra Gaza e Ucraina e di girarti dall’altro lato. Anche perché con l’attuale Amministrazione americana, Gaza pare sia caduta dalla padella nella brace. Lo scenario che disegna, nel resto del suo intervento, Olmert è tale da far accapponare la pelle, anche al più veterano degli inviati di guerra. «Innanzitutto – dice – pensano di affamare Gaza. Su questo tema, la posizione di alti funzionari governativi è pubblica e chiara. ‘Sì, abbiamo negato ai cittadini di Gaza cibo, medicine e beni di prima necessità come parte di una politica esplicita’. Netanyahu, come al solito, cerca di offuscare il tipo di ordini che impartisce, per sottrarsi a tempo debito alla responsabilità legale e penale. Ma alcuni dei suoi lacchè – prosegue Olmert – lo dicono apertamente, in pubblico, persino con orgoglio: Sì, affameremo Gaza. Poiché tutti i cittadini di Gaza sono Hamas, non c’è limite morale o operativo allo sterminio di oltre due milioni di persone».

Anche Olmert fa mea culpa

Olmert ammette onestamente di avere difeso l’onore dell’Esercito israeliano fino a quando ha potuto, controbattendo alle accuse di ‘crimini di guerra’ con la giustificazione di «episodi isolati» o della «rottura della catena di comando». Insomma, non c’erano ordini di trasgredire le regole e di «comportarsi male». Ma erano i singoli soldati (o particolari unità) «a farsi prendere la mano». Fino a quando le operazioni militari a Gaza hanno avuto un senso, tutto ciò è stato sostenibile, dopo lo «spianamento» della Striscia e la completa eradicazione dei palestinesi dalle loro case, però, queste scuse sono sembrate solo un vergognoso tentativo di occultare una realtà terrificante.

Genocidio e crimini di guerra

«Genocidio e crimini di guerra – spiega Olmert – sono termini giuridici che si riferiscono strettamente all’intento e alla responsabilità delle persone autorizzate a formulare gli obiettivi della guerra, la sua condotta e il suo scopo, i confini del combattimento e le limitazioni all’uso della forza. Ho colto ogni opportunità disponibile per distinguere tra i crimini di cui siamo stati accusati, che mi sono rifiutato di ammettere, e la negligenza e l’indifferenza nei confronti delle vittime di Gaza e l’insopportabile costo umano che abbiamo imposto lì. Ho respinto la prima accusa, ho ammesso la seconda. Nelle ultime settimane però – ha confessato l’ex Premier – non sono più stato in grado di farlo». Troppo evidenti sono state, anche per Olmert, le disumane sofferenze inflitte a una popolazione civile accusata, in modo indiscriminato, di essere ‘collaborazionista di Hamas’.

Gaza ma anche Cisgiordania

Ma lo sdegno dell’ex Presidente del Consiglio israeliano non si ferma a Gaza. No, si allarga fino ai Territori occupati, per denunciare quello che tutti sanno, ma che nessuno ripete ad alta voce, dentro Israele: «E mentre tutto questo caos va avanti, continuiamo a massacrare civili palestinesi anche in Cisgiordania. L’ho già detto e non mi rimangio la parola data. I membri della terribile gioventù delle colline perpetrano quotidianamente crimini efferati in tutta la Cisgiordania, mentre la polizia e le unità militari dispiegate nella zona chiudono un occhio». Attenzione: il pulpito dal quale viene la severa predica non è da sottovalutare per Netanyahu. Olmert è un politico navigato, che viene dalla sua stessa area politica (il Likud) e che non passa certo per essere uno sprovveduto ‘pacifista’. È stato l’artefice della fallimentare azione di guerra in Libano nel 2006, e della operazione ‘Piombo fuso’ a Gaza, nel 2008-2009. Successivamente, ha anche avuto diverse disavventure politico-giudiziarie, subendo condanne. E scontandole.

L’Isolamento diplomatico di Israele

Tuttavia, ha sempre conservato buoni rapporti con l’establishment politico internazionale e, proprio in questa fase, sta uscendo allo scoperto perché dice di temere l’isolamento diplomatico di Israele. Infatti, nel suo pesante atto d’accusa, sottolinea un’ovvietà che spesso (strumentalmente) sfugge a molti israeliani: criticare l’attuale governance dello Stato ebraico, non può essere certo definito «antisemitismo». Anzi, aggiungiamo noi, questa discutibile difesa è spesso solo una calunnia, utilizzata in modo maldestro per coprire nefandezze di ogni tipo. D’altro canto, la realtà è sotto gli occhi del mondo. Sempre secondo Haaretz, Israele sta bloccando l’ingresso di quasi tutti gli aiuti umanitari a Gaza, tranne una minima parte – ha affermato l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) – e praticamente nessun cibo pronto al consumo entra, in quello che il suo portavoce ha descritto come ‘il posto più affamato della terra’.

Crudeltà bestiale e imperdonabile

Jens Laerke – riporta Haaretz – ha affermato che solo 600 dei 900 camion di aiuti umanitari sono stati autorizzati a raggiungere il confine tra Israele e Gaza e che da lì, «una serie di ostacoli burocratici e di sicurezza, hanno reso praticamente impossibile trasportare gli aiuti nella regione». Colpo finale, desolante, arriva dal sondaggio commissionato a marzo dalla Pennsylvania State University e condotto da Tamir Sorek, per l’istituto di sondaggi israeliano Geocartography Knowledge Group. Il ‘poll’ rivela che uno stupefacente 82% di israeliani è favorevole all’espulsione di massa dei palestinesi da Gaza. Scioccante.

31/05/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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