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L’indigenza agevola l’astensionismo. E le forze progressiste sono parte del problema

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Alcuni studi mostrano l’esistenza di una correlazione tra l’aumento delle classi disagiate e il fenomeno dell’astensionismo.

In realtà se i ricchi hanno vinto, perché i poveri dovrebbero andare a votare? Quando la partecipazione alla vita pubblica si abbassa, i primi a dileguarsi, a rendersi irreperibili sono le fasce di popolazione meno abbienti, quelli con poche risorse.

L’indigenza agevola l’astensionismo. Chi si sente in condizioni svantaggiate non vuole essere disturbato, percepisce che sulle scelte fondamentali non mette becco, non conta niente. Prende atto che la sovranità non gli appartiene più, e si convince che la competizione elettorale è un bluff a cui è inutile prendere parte. Non si tratta neanche più di disaffezione o di rigetto; il volontario distacco dai seggi è espressione di una nuova catarsi, del piacere appagante di non dover condividere il mondo cinico e fuori catalogo della politica. Se i gruppi svantaggiati spariscono dal radar, e nessuna forza politica è in grado di decifrarne i bisogni, svanisce anche la possibilità di cambiare veramente le cose, appare una minore capacità di fare pressione sui governi.

La vittoria dei ricchi ha forzatamente bloccato ogni processo di avanzamento delle classi disagiate, schiacciandole verso il basso, mentre le forze progressiste non si sono preoccupate di intervenire per sanare le condizioni della loro perdurante precarietà. Rispetto all’astensionismo, probabilmente, le forze progressiste sono parte del problema. Fintanto che la sinistra rimane ferma nell’intento di poter governare le dinamiche sociali con gli arnesi delle vecchie socialdemocrazie, quando il mondo andava a mille e i soldi bastavano per tutti, non troverà mai una chiave di lettura adeguata per frenare l’allargamento delle diseguaglianze sociali.

La globalizzazione e la diffusione del digitale hanno contribuito non poco a far avanzare l’idea di una società super-edonista a cui tutti vorrebbero poter partecipare, anche i più poveri. Il vero cambiamento lo inseguono mimetizzati dentro la media sfera, dove si sentono pienamente accettati e desiderati. Poco importa se sono attratti da status per loro improponibili, se vaneggiano per Trump o vanno in crisi mistica per Elon Musk. Ancora trent’anni fa forse sarebbero scesi in piazza brandendo un forcone, oggi si prostrano ai piedi dei super ricchi perché nello spazio virtuale si perde l’ancoraggio con la realtà e si veleggia trionfanti identificandosi con il protagonista più accreditato, quello che fa più sognare, come nelle fiabe. D’altra parte l’obiettivo finale della vita non è quello di essere felici?

Forse la sinistra nulla può di fronte a questa deflagrazione, ma se resta nell’angolo ristretto del neoliberismo, profittevole per le aziende e traballante per gli interessi collettivi, finisce per giocare nello stesso campo degli avversari. Difficile smarcarsi e provare a riacchiappare i voti degli astenuti. Prendiamo la sanità pubblica. L’elettore che si astiene sarà pure povero, ma non è stupido. Comprende che gli errori compiuti sulla sanità non possono attribuirsi solo agli ultimi governi e che le complicità e le interessenze con le aziende private compiacenti sono diventate troppo eloquenti per non essere state condivise da tutti. La stessa flemmatica inconcludenza si percepisce sul costo dell’energia dove le compagnie elettriche gestiscono di fatto il mercato come un monopolio, cambiando i contratti da un giorno all’altro, sfruttando ogni occasione per salvaguardare il loro bieco tornaconto sulla pelle degli utenti. L’elettore che si astiene si chiede come sia possibile che queste aziende chiudano bilanci con profitti stratosferici, mentre non si riesce a far scendere di un solo centesimo le bollette.

Quando la logica del libero mercato diviene incomprensibile vuol dire che il mercato lo fanno loro. Ed è questa frustrante disparità che soffoca il processo democratico e indispone l’elettore che si astiene.

08/12/2024

da Il Fatto Quotidiano

Carmelo Zaccaria

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