Sono 2,18 milioni le famiglie coinvolte, contro i 2 milioni del 2021. Quelle in cui la persona di riferimento è operaio o altre professioni assimilate sono povere nel 14,7% dei casi, contro il 13,8% del 2021
L’onda lunga della guerra in Ucraina ha avuto un impatto drammatico sulle famiglie italiane già in difficoltà e in particolare su bambini e ragazzi. Lo straordinario aumento dei prezzi registrato a partire dai primi mesi del 2022 ha contribuito a precipitare altre 357mila persone nella povertà assoluta, la condizione di chi non è in grado acquistare un paniere di beni e servizi necessario per una vita minimamente accettabile. A dirlo è l’Istat, che ha diffuso mercoledì le nuove stime messe a punto con una metodologia aggiornata (per questo anche i numeri relativi al 2021 sono stati rivisti). Stando ai nuovi dati, lo scorso anno erano poveri in senso assoluto 5,6 milioni di individui – il 9,7% del totale, contro il 9,1% del 2021 – che vivono in 2,18 milioni di famiglie, in salita all’8,3% dal 7,7% del 2021. Tra loro ci sono quasi 1,27 milioni di minori, il 13,4%, in drammatico aumento dal 12,6% del 2021. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta è più alta al Sud (11,2%), seguito da Isole (9,8%), Nord-est (7,9%) e Nord-ovest (7,2%). Ma l’aumento anno su anno è stato maggiore nel Nord: 78mila famiglie povere in più, contro le 69mila in più al Sud. Le famiglie in povertà assoluta sono nel 70% dei casi di soli italiani e per il 30% nuclei con stranieri, nonostante questi ultimi siano solo l’8,7% del totale delle famiglie. Dati allarmanti, hanno commentato in coro Cgil, Cisl, Confesercenti, associazioni dei consumatori, Croce Rossa e ong come Save The Children.
Il peggioramento dei numeri, conferma l’istituto, “è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione“, pari all’8,7% nell’anno. Una “tassa” che ha colpito soprattutto le famiglie meno abbienti, le cui spese non hanno tenuto il passo dell’aumento dei prezzi, ha spiegato il capo del Dipartimento di produzione statistica Monica Pratesi, calando in termini reali del 2,5%. Per il primo quintile di famiglie (quelle a reddito più basso) la variazione su base annua dei prezzi è stimata nel 12,1%, ben oltre l’indice Ipca generale, contro il 7,2% dell’ultimo quintile. I bonus sociali per l’energia e il gas, potenziati nel 2022, hanno contribuito a contenere la crescita della povertà riducendo l’incidenza di sette decimi di punto. L’Istat non si spinge a questo livello di analisi, ma secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio i provvedimenti adottati in seguito dal governo Meloni hanno fatto venire meno l’effetto redistributivo, con il risultato di tartassare ancora di più i nuclei con redditi più bassi. Nel frattempo, come è noto, l’esecutivo ha anche abolito il reddito di cittadinanza, che nel 2021 aveva contenuto la caduta dei redditi delle fasce più deboli.
Vista l’alta incidenza del lavoro povero, avere un’occupazione non protegge dall’indigenza. Le famiglie in cui la persona di riferimento è operaio o altre professioni assimilate sono povere nel 14,7% dei casi, contro il 13,8% del 2021. Tra impiegati e dirigenti la percentuale si ferma invece al 2,6%. L’incidenza rispetto al 2021 è aumentata anche per i pensionati, salendo dal 4,6 al 5,9%. I valori più alti si registrano però per le famiglie con persona di riferimento disoccupata (22,4%), dato in linea con l’anno precedente. L’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: arriva al 12,5% se ha al massimo la licenza media, un dato peggiore rispetto al 2021.
Bambini e ragazzi sono colpiti in maniera drammatica dall’emergenza povertà. La situazione è molto peggiorata rispetto al 2021: l’incidenza aumenta dal 12,6 al 13,4%, con forti incrementi soprattutto per i bambini da 4 a 6 anni del Centro (l’incidenza arriva al 14,2% dal 9,3%) e per quelli dai 7 ai 13 anni del Mezzogiorno, per i quali si arriva al 16,8% dal 13,8% osservato nell’anno precedente. L’indigenza come sempre è più frequente al crescere del numero di figli minori in famiglia, ma ora la differenza si sente pesantemente già a partire dal secondo: l’incidenza è del 6,5% per le coppie con un figlio minore, 10,6% per quelle con due minori e 21% per le coppie con tre o più bambini. Colpiti anche i giovani tra 18 e 34 anni, che sono poveri nel 12% dei casi contro l’11,1% del 2021.
Gli stranieri si confermano molto più a rischio: si trova in povertà assoluta il 34% del totale, un’incidenza oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani, pari a 1,7 milioni di persone. Per le famiglie con almeno uno straniero l’incidenza di povertà assoluta è del 28,9% (28,1% nel 2021) e sale al 33,2% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri (stabile rispetto al 32,8% del 2021) mentre si ferma al 6,4% per le famiglie di soli italiani (5,8%, in crescita rispetto al 2021). Quando la persona di riferimento è in cerca di occupazione, nelle famiglie con stranieri l’incidenza della povertà assoluta è del 40,5%, in quelle di soli italiani dell’8,1%.
La proprietà o meno della casa di abitazione ha un peso schiacciante sul rischio di povertà: tra le famiglie in affitto l’incidenza della povertà assoluta è del 21,2% contro il 4,8% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. Entrambi i valori sono in crescita rispetto al 2021, quando l’incidenza era 19,1% per le famiglie in affitto e 4,3% per quelle in proprietà.
L’unica notizia positiva in un quadro preoccupante è che l’intensità della povertà – cioè la distanza tra spesa mensile delle famiglie povere e linea di povertà, che indica “quanto poveri sono i poveri” – si è lievemente ridotta, al 18,2% dal 18,9% del 2021, per effetto di un calo al Centro (17,1% dal 18,2% del 2021) e Sud (19,3% dal 20,7% del 2021) e di una sostanziale stabilità al Nord. L’intensità della povertà delle famiglie con minori, pari al 20,6% è superiore a quella del complesso delle famiglie povere (18,2%).
L’incidenza della povertà relativa familiare, la cui soglia nel 2022 è di 1.150 euro per una famiglia di due componenti dai circa 1.054 euro del 2021, nel 2022 è stata del 10,9, stabile rispetto all’11% del 2021: le famiglie coinvolte sono 2,8 milioni.