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L’inquinamento è reato: sentenza storica a Vicenza

L’inquinamento è reato: sentenza storica a Vicenza

L’inquinamento è reato: lo conferma la sentenza della  Corte di Assise di Vicenza del 26 giugno 1025. le pene di reclusione inflitte agli undici imputati vanno dai 2 anni e 8 mesi ai 17 anni e mezzo , i risarcimenti ammontano a oltre 75 milioni di euro, di cui 58 milioni vanno al Ministero dell’Ambiente. (1)

La sentenza fa storia. Essa merita l’aggettivo “storica”  almeno per tre  ragioni (fra le altre).

  1. Dal principio “chi inquina paga” al principio “ inquinare è reato,  inquinare è vietato”

Anziutto essa rompe con il famoso ( e non molto sensato) principio “chi inquina paga” che ha guidato  per decenni il trattamento delle devastazioni inflitte  all’ambiente (incidenti di petroliere…), agli elementi fondamentali  del mondo naturale (moria  di pesci, degrado  del suolo, contaminazione dell’aria urbana…), agli  ecosistemi della Terra (la deforestazione, …) e, per conseguenza, alla salute degli esseri umani. Segnalo  che il principio “chi inquina paga” è ancora nel 2025 il principio guida  applicato  dalla Commissione  europea dell’UE nel suo recente  documento politico “La strategia europea della resilienza nel campo dell’acqua”.(2)

La sentenza stabilisce  che l’inquinamento è un reato. Ha pertanto  condannato in primo grado undici managers della Miteni per “avvelenamento di acque doloso, inquinamento ambientale e disastro innominato”  a seguito del rilascio di sostanze chimiche nocive, in particolare i PFAS. Per la Corte di Assise,  “inquinare è vietato”, cioè “nessuno puo’  inquinare”, anche se paga! Se ciò succede, si trasgredisce  la legge, si è fuori legge. Non  c’è denaro che possa dare l’immunità.

 ll salto di civiltà è notevole.  Il primato della Legge e della giustizia su ogni altro principio  è riconosciuto  con chiarezza. La sentenza significa, per l’infinItesima volta, che gli interessi economici non debbono prevalere  sul Diritto e nessuno è al di sopra della Legge.

  1. La lotta seria e coerente contro il disastro ecologico mondiale ha bisogno di giusitiziabilità e non di deregolazione.

Non v’è “società”, ancor più in un mondo come l’attuale dove  il Diritto, la Legge, non sono più rispettati, deliberatamente ed esplicitamente, specie dai dirigenti dei paesi più”sviluppati” e potenti al mondo, Stati Uniti in testa. 

L’assenza , o la  debolezza, di regole rivolte alla promozione ed alla difesa dei diritti e delle responsabilità collettive per la giustizia,  denota un netto declino della società giusta e responsabile dei beni comuni pubblici essenziali per la vita di tutti  La giustiziabilità, essa stessa, è essenziale. Il principio di giustiziabilità è fondato sul postulato  che non v’è impunità assoluta. Questa  puèò esistere in condizioni rigorose di eccezionalità stabilità dalla Costituzione e non modificabili. 

L ’aspetto  del risarcimento finanziario è giustificato ma è secondario.. Anche perché, il più sovente, il danno ecologico e gli effetti drammatici sugli esseri umani non sono riparabili. La  buona giustiziabilità è soprattutto preventiva ed essa deve essere una funzione pubblica, collettiva, fondata su regole vincolanti e trasparenti.

 Pertanto, sbaglia la Commissione europea quando nel suo documento sulla resilienza e l’acqua accetta di ridurre significativamente la regolazione e la valutazione da terzi, pubblica, degli impatti inquinanti delle attività industriali, agricole e terziarie. (3)

Nel  caso della lotta contro il disastro ecologico, ivi compresa la lotta contro la crisi mondiale dell’acqua,  la giustiziabilità è un principio/strumento  di grande valore societale, etico, politico e culturale specie all’epoca dell’antropocene.(4)

 Le nostre società assicurano che l’80 per cento dei principali cambiamenti sistemici della Natura (sempre più “artificiale”) sono dovuti alle azioni degli umani.(4) La natura c’entra poco come causa,    Il che significa che non si può pensare di poter agire correttamente  ed efficacemente in un sistema sprovvisto  di giusitiziabilità. Si pensi, ad esempio, ai rischi ed ai problemi gravi dovuti al non rispetto del  Trattato  Internazionale d’interdizione delle armi nucleari. (5) La sentenza di Vicenza mostra che il ragionamento vale anche in maniera assoluta per l’avvelenamento delle acque del Pianeta dovuto all’uso cosciente di sostanze chimiche tossiche.    

Il messaggio  che va alla Commissione europea ed ai dirigenti delle altre due maggiori istituzioni europee (PE e Consiglio europeo) che hanno espresso sostegno alla ”strategia europea della resilienza e l’acqua, è che non si può autorizzare di continuare ad inquinare l’ambiente della Terra con sostanze tossiche .E’ invece doveroso per i poteri pubblici di mettere subito al bando sia le emissioni di gas a effetto serra sia  tutti i prodotti chimici a tossicità  dannosa per la salute  delle generazioni presenti e future.

Gli enormi  sacrifici imposti e fatti sopportare dagli esseri umani più deboli  fragili e impoveriti in  questi ultimi decenni sull’altare della crescita economica, della competitività  e dell’arricchimento dei pochi devono cessare.

  1. Indebitamento e giustiziabilità. Oggi, i veri debitori sono i paesi all’origine del disastro ecologico  mondiale.

I dirigenti europei non possono più far finta di non sapere che i paesi  europei , anche se in seconda posizione dopo gli Stati Uniti e la Cina (vedi i dati sull’impronta ecologica), (6) sono i principali inquinatori del Pianeta  e  dell’avvelenamento  delle acque. Siamo quindi fra i primi responsabili  dell’obbligo  di smettere di inquinare  e di riconoscere che il problema del debito  internazionale non è tanto quello dell’indebitamento monetario dei paesi impoveriti, e detti “ in via di sviluppo”,  nei confronti dei paesi arricchiti  e sviluppati del ‘Nord” del mondo. 

Quello che conta, fondamentale, è l’indebitamento non solo finanziario accumulato da parte dei paesi del “Nord” nei confronti dei paesi del”” Sud” nel lungo processo di predazione delle risorse del Pianeta ed in particolare delle grandi risorse naturali ed umane  dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia . La predazione ha arricchito il “Nord”  ma impoverito, relativamente al  “Nord”,  le popolazioni del “Sud “lasciando le loro terre e le loro acqu;e in uno stato grave di dissesto  e  di degrado . 

I dominanti del “Nord”  sono persino giunti nel 2022 a fare accettare dalla COP-15 -Biodiversità dell’ONU a Montréal , compresi quindi i  paesi del “Sud” , che la soluzione migliore, più efficace, per risanare il 30% più degradato  del mondo consiste nell’affidare tale compito ad una nuova categorie di imprese quotate in   Borsa, le Natural Capital Corporations (NCCs) e creare “il mercato dei crediti biodiversità” sul modello fallimentare del “mercato dei crediti carbone” del 1993.(7)  E’ vero che non ci sono limiti all’ipocrisia con il sorriso. 

Riguardo l’ingiustizia del “Nord”, i dirigenti europei farebbero bene a rivedere “La Stratégia europea della resilienza nel campo dell’acqua”  dopo aver letto il testo comune delle Chiese cattoliche del Sud (Amarica ialtina e Caraibi, Africa, Asia) approvato questo 1°luglio  (e che sarà presentato alla COP30  che si terrà a Belem , in Brasile, il prossimo novembre)..Se di leadership dobbiamo parlare, è urgente di diventare i “leaders”  di una  nuova società ad economia-ecologica di giustizia e di solidarietà.                            

PS Desidero rendere omaggio al grande coraggio delle ”Mamme No Pfas”  un’associazione creata da alcune mamme della provincia di Vicenza e di Verona, che ho avuto l’onore di conoscere e, con altri,  sostenere come Associazione del Monastero del Bene Comune a Sezano (Verona). Un coraggio generoso e tenace che ha guidato la loro mobilitazione in  questi anni non solo in quanto mamme in difesa della  salute dei loro figli il cui sangue si è rivelato  contaminato   dai PFAS , ma  di tutti i bambini, e  adulti nello spirito dell’amore  e della solidarietà per la vita , diritto universale e  bene comune mondiale.

05/07/2025

da Pressenza 

  • Olivier Turquet    Si occupa di scrivere per raccontare la realtà da quando era adolescente. Ha collaborato con testate cartacee, radiofoniche ed elettroniche tra cui ama ricordare Frigidaire, Radio Montebeni, L'Umanista, Contrasti, PeaceLink, Barricate, Oask!, Radio Blue, Azione Nonviolenta, Mamma!. Ha fondato l'agenzia stampa elettronica umanista Buone Nuove e il giornale di quartiere Le Bagnese Times. E' stato addetto stampa di svariate manifestazioni come: l'Internazionale Umanista, Firenze Gioca, la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, il Congresso Europeo di Go. Attualmente coordina la redazione italiana di Pressenza. Ha pubblicato Interviste per cambiare il mondo e Comunicare la Nonviolenza con Nonviolenza Raccoglie ciò che scrive su: olivierturquet.wordpress.com
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