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L’Italia fa il pieno di tank tedeschi. La spesa? 20 miliardi

L’Italia fa il pieno di tank tedeschi. La spesa? 20 miliardi

Dopo settimane di indiscrezioni e smentite, ieri è stato alla fine confermato l’accordo tra Italia e Germania per l’acquisto, da parte del governo italiano, di 550 carri armati e mezzi blindati prodotti dalla Rheinmetall. Il costo? L’astronomica cifra di 20 miliardi di euro da saldare nel giro dei prossimi dieci anni.

La joint venture Leonardo-Rheinmetall
Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo (che per il 30% è controllata dal Ministero dell’Economia italiano), ha già firmato il memorandum d’intesa con il Ceo del colosso tedesco degli armamenti con sede a Düsseldorf, Armin Papperger, dando così il via alla più consistente commessa mai stipulata tra i due paesi.

«Questo accordo è un contributo fondamentale verso la creazione di uno spazio della difesa europeo» ha sottolineato Cingolani commentando il raggiungimento dell’intesa tra i due paesi, apparentemente ai ferri corti dopo l’esclusione della maggioranza di destra italiana dalle principali cariche europee.

Una volta acquistati, i tank tedeschi verranno definitivamente assemblati e “rifiniti” negli stabilimenti dell’impresa italiana sulla base delle necessità delle Forze Armate di Roma che da tempo insiste sulla “necessità” di ammodernare le proprie dotazioni. Leonardo, che avrà il 50% della joint venture, si occuperà dello sviluppo delle componenti elettroniche, del software e dell’integrazione di vari sistemi con l’hardware tedesco.

I 280 “Panther” tedeschi, che costano 15 milioni l’uno e sono armati con un cannone da 130 mm, sostituiranno i vecchi “Ariete” italiani, accompagnati da un migliaio tra blindati leggeri “Lynx” e altri mezzi per la fanteria.

            

Cingolani e Papperger

La guerra convenzionale torna di moda
Negli ultimi decenni i reparti corazzati dell’esercito – dicono dallo Stato Maggiore – sono stati trascurati, nella convinzione che non ci fosse più spazio per una guerra convenzionale. Ma l’andamento del conflitto ucraino – in cui sia l’artiglieria sia le brigate corazzate stanno avendo una funzione centrale – avrebbe costretto i comandi a rivedere la propria strategia.

In realtà già dal 2018 l’Esercito aveva approvato un piano di ammodernamento dei carri armati “Ariete” in dotazione a due brigate, molti dei quali già allora ormai inservibili. La revisione dei 123 tank nati negli anni ’80 del secolo scorso dovrebbe concludersi nel 2035 per un costo complessivo di quasi 1 miliardo di euro, da aggiungere ovviamente alla commessa per l’acquisto dei tank tedeschi di ultima generazione.

Intanto Leonardo – ex Finmeccanica – gongola per il ritrovato ruolo all’interno dell’industria militare europea. Da tempo il gruppo guidato da Cingolani mira ad entrare nel programma “Main Ground Combat System” (Mgcs) – di cui fa già parte Rheinmetall – diretto a realizzare un nuovo modello di carro armato (“Main Battle Tank, Mbt) utilizzabile da tutti gli eserciti europei nel prossimo decennio.

L’industria militare tedesca va a gonfie vele
Ovviamente ancora più soddisfatto è il colosso dell’industria militare tedesca, che conferma e rilancia il proprio ruolo in Europa, in linea con un’economia fortemente improntata al warfare auspicata dalla presidente uscente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, pronta ad un secondo mandato.

Rheinmetall, nello specifico, prevede di chiudere l’anno in corso con un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro, un record storico per l’azienda tedesca con un aumento del 40% rispetto al 2023.

Dopo aver cancellato il divieto di esportazione di armi verso paesi in guerra nel 2022 – ufficialmente per poter inviare aiuti militari all’Ucraina – Berlino ha conosciuto nella prima metà di quest’anno un ennesimo boom della sua industria bellica. Dal 1° gennaio al 18 giugno del 2024, infatti, la Repubblica Federale ha esportato beni militari per un totale di 7,5 miliardi di euro, equivalenti ad un aumento del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il grosso delle esportazioni – il 65% – sarebbe rappresentato dalle armi e dalle munizioni inviate a Kiev, ma il resto verrebbe da un aumento complessivo delle proprie esportazioni in Arabia Saudita, India, Qatar, Singapore.

Come se non bastasse l’industria bellica tedesca può godere di un aumento esponenziale delle commesse provenienti dalla Bundeswehr, l’esercito di Berlino che nel 2022 il governo federale ha deciso di ammodernare e rinvigorire con uno stanziamento record – aggiuntivo rispetto a quelli annuali – di 100 miliardi di euro.

04/07/2024

da Pagine esteri

Redazione

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