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L’Italia verde si vede solo nei comizi. E intanto le città soffocano

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Politica italiana

21/10/2025

da La Notizia

Giulio Cavalli

Il rapporto Ecosistema Urbano mostra città in affanno, consumo di suolo in crescita e una transizione che resta solo nei discorsi

C’è una parola che viaggia benissimo in conferenza stampa: “transizione”. Fuori, nelle strade e nelle piazze, l’Italia urbana fa retromarcia. Il rapporto “Ecosistema Urbano 2024” di Legambiente (con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore) registra un arretramento netto: la media dei 106 capoluoghi scende al 54,24%, cioè 3,8 punti in meno rispetto a due anni fa. Sul podio restano Trento (79,78%) e Mantova (78,74%), uniche sopra 75; terza Bergamo (71,82%), che risale di tredici posizioni grazie a differenziata e ciclabilità. 

Nella top ten entrano Bolzano, Pordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna e Forlì: una cartolina settentrionale. Il Mezzogiorno arranca: Cosenza è l’unica in top-20 (sedicesima, in calo), in coda si affollano Caltanissetta, Caserta, Catania, Palermo, Catanzaro, Napoli, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Nove città sotto il 35% del punteggio, tre addirittura sotto i 25: numeri che non si mimano con gli slogan.

Il cemento cresce mentre gli abitanti diminuiscono

È l’ossessione silenziosa del Paese: costruire. Secondo Ispra, tra il 2018 e il 2023 i capoluoghi hanno impermeabilizzato circa 4.500 ettari di nuovo suolo mentre i residenti diminuivano di 346 mila unità. Più cemento per meno persone: lo chiamano sviluppo, è sprawl. 

La mobilità dolce arretra: le infrastrutture ciclabili scendono a 10,39 metri equivalenti ogni 100 abitanti, le isole pedonali a 48,6 metri quadrati, le Ztl a 368,3. La città-tipo resta un garage: attraversamenti insicuri, marciapiedi corti, autobus lenti. Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità restano lontane: l’aria migliora a tratti ma non abbastanza da cambiare abitudini o sanità. 

La raccolta differenziata supera il 65% medio, eppure i rifiuti totali tornano a salire: senza prevenzione e tariffazione puntuale è un coniglio dal cilindro. L’acqua si perde per strada: più di un terzo dei volumi immessi svanisce in reti vecchie, con picchi drammatici nel Sud. Si annunciano “piani”, poi restano cantieri, perizie, proroghe: la normalità delle emergenze.

La retorica della sostenibilità contro la realtà urbana

Qui non è una classifica per appassionati: è un referto politico. «Transizione pragmatica», «equilibrio tra ambiente e sviluppo»: formule elastiche che reggono ogni conferenza, non una corsia bus. Dove sindaci e giunte hanno scelto continuità – Tpl (trasporto pubblico locale ) elettrico e frequente, corsie protette, dorsali ciclabili continue, pedonalizzazioni vere, rigenerazione delle aree dismesse – i punteggi crescono e i cittadini se ne accorgono. 

Dove il coraggio è stato subappaltato alla prossima legislatura, il declino diventa sistema. Bologna è la migliore tra le grandi ma paga ancora la domanda di traffico; Bergamo risale costruendo rete; il Sud resta solo tra gare deserte, stazioni appaltanti fragili e progetti che invecchiano prima di nascere. Intanto il consumo di suolo pro capite cresce, le Ztl si restringono, le ciclabili si interrompono alle rotonde, e un bicchiere su tre dell’acqua trattata si disperde prima del rubinetto. È questo lo stato dell’arte mentre il governo recita la parte del capofila europeo: si tagliano nastri più spesso di quanto si tagli il numero di auto. 

L’arretramento al 54,24% non è un incidente statistico: è la geografia dell’inerzia. Le città italiane – si legge nel report –  non chiedono aggettivi, chiedono decisioni misurabili. Allargare davvero le Ztl, connettere le piste, rendere il Tpl competitivo, legare gli investimenti idrici a riduzioni effettive delle perdite, fermare il consumo netto di suolo. La sostenibilità non vive nei comizi: si vede nelle polveri che respiri la mattina, nel minuto che non perdi in coda, nell’acqua che arriva, nella piazza che torna piazza. Finché la “transizione” resterà una parola in corsivo, continueremo a chiamarla così mentre la guardiamo andare al contrario.

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