19/11/2025
da Left
Aspettiamo un nuovo report dal ministro Crosetto in cui ci spiegheranno che anche le chiacchiere tra amici sono parte della “guerra ibrida” contro la patria
Ora il punto è diventato il Colle. Chili di articoli e di pensosi editoriali stamattina si affastellano sulla stampa nazionale: Giorgia Meloni e il suo partito hanno deciso di denunciare «strani movimenti» dalle parti del Quirinale. Si legge in giro di «sensazioni»: «c’è gente che parla troppo, quando il dovere di chi ricopre cariche tanto importanti, come in questo caso la consulenza sulla difesa, non sarebbe quello di fare strategie o di brigare contro il governo…», si legge stamattina sul Corriere della sera.
Nel mirino c’è il consigliere di Mattarella, Francesco Saverio Garofani, colpevole di avere un passato da parlamentare del Partito Democratico. La presidente del Consiglio non parla, accenna. A confezionare la miccia ci ha pensato il direttore de La Verità Maurizio Belpietro e poi il capogruppo Galeazzo Bignami. La tesi? Al Quirinale si starebbe apparecchiando un “golpe” morbido per sfilare il prossimo presidente della Repubblica al centrodestra. La prova regina sarebbe una conversazione di Garofani, tra amici, in cui più o meno dice: il centrodestra vincerà le prossime elezioni e il Partito democratico dovrebbe essere più incisivo. È l’analisi che si ritrova ogni mattina in ogni bar ma per i meloniani sarebbe la pistola fumante.
Non essere fan della premier è sospetto, avere idee politiche è pericoloso: i tempi sono questi. Aspettiamo un nuovo report dal ministro Crosetto in cui ci spiegheranno che anche le chiacchiere tra amici sono parte della “guerra ibrida” contro la patria.
Intanto un risultato è già raggiunto: della manovra che sa di tagli e di guerra, del Ponte sullo Stretto con le fondamenta molli, delle baruffe nella maggioranza sull’Ucraina, della benzina che sale, degli operai che muoiono e se non muoiono si prendono le botte, delle carezze al genocidio a bassa intensità, delle mancette per spingere i voti nelle regioni, della guerra ai giornalisti, della scuola schiacciata dalla propaganda, del cinema in mutande e di tutto il resto anche per oggi non se ne parla.
Missione riuscita. Eccolo, il golpe morbido.

