Politica estera RUSSIA-UCRAINA
«La via che dal fronte orientale arriva a Odessa porta le tracce di due anni di guerra e l’ansia del terzo appena arrivato», racconta sul Manifesto Sabato Angieri, che si guarda attorno con occhio diverso. «La paura viene col disgelo: strade quasi percorribili», mentre nei giorni precedenti aveva segnalato che «sul fronte est il momento è difficile. E tra i civili qualcosa si è rotto». Cronache inconsuete vero?
Il caldo di questi giorni pericolosissimo per Kiev
«Se le strade e i boschi dovessero tornare a essere percorribili dalle colonne corazzate prima del solito, i russi potrebbero iniziare la loro offensiva sul fronte est molto prima delle previsioni annunciate dallo Stato maggiore ucraino in tv», la minaccia. Che ora incombe su Dnipro, la città industriale impegnata a produrre e a sostenere la guerra, «oltre agli oligarchi che qui hanno sempre fatto ottimi affari». E primo fronte per le ‘legioni straniere’ politicamente equivoche che hanno combattuto i separatisti russofoni dal 2014 in poi.
Il fiume, sperato ‘limite dell’offensiva russa attuale’
A sud, ancora campagna ma più ricca, selvaggia, sviluppata intorno al grande fiume che divide il Paese a metà e dove «Alcune strade di campagne sono sovrastate dai rami degli alberi che ancora custodiscono parti di abiti e oggetti personali di militari, segno che più di un reparto è saltato in aria quando non se l’aspettava».
Oltre Mykolayiv l’ultimo tratto della M14 porta ad Odessa
Dopo una lunga discesa si vedono all’orizzonte i palazzi della ‘Perla del Mar Nero’. La paura che i russi tentino di sbarcare qui non c’è più e anche il lungomare con la famosa scalinata del film ‘La Corazzata Potemkin’, ora è percorribile. «Ma niente foto, i bombardamenti sono molto frequenti in città e la paranoia degli infiltrati altissima».
Ma sul fronte est il momento è difficile. E tra i civili qualcosa si è rotto
Nel Donbass ucraino entra in crisi la ‘fede nella vittoria’ professata da Zelensky. La ritirata da Avdiivka, seppure importante, non ha cambiato gli equilibri in modo così deciso. Ma il momento è difficile, e gli alleati non sono più quelli di prima. La famosa III armata d’assalto ucraina è riuscita a riconquistare qualche chilometro arrestando l’avanzata russa costante degli ultimi giorni. Secondo lo stesso Stato maggiore «si fa tutto il possibile» con enorme difficoltà per tenere le posizioni.
‘War fatigue’, la stanchezza della guerra
War fatigue, la stanchezza provocata dalla guerra sia nella società che la combatte sia in chi sostiene il belligerante. Ma c’è una stanchezza più sottile. «Inizio a pensare che tutti quei personaggi che a inizio guerra ripetevano in continuazione ‘vinceremo, è praticamente già fatta, tranquilli, un paio di settimane e torneremo alla normalità’ siano stati un problema, racconta Katarina, una ragazza di qui».
‘Esagerazione costante’: come poter credere?
«È nato tutto lì, da quest’esagerazione costante… certo, da un lato bisogna combattere una delle macchine da propaganda più potenti del mondo, ma per contrastare i russi alcuni dei nostri forse hanno esagerato». «Fede nella vittoria», la religione che il presidente Zelensky professa urbi et orbi da due anni. Oggi il rischio che sfumi persino la speranza. «Si tratta di un demone chiamato verità. Il nemico di ogni governo in guerra, soprattutto quando le cose vanno male».
Tra trincea e retrovia
«Per i soldati al fronte c’è un solo bianco e nero: vivo io o muori tu. Per i civili nelle retrovie no. I soldati di Mosca hanno ripreso ‘l’iniziativa’ ma non sono riusciti ancora a creare una falla nelle difese ucraine. Potrebbero riuscirci a breve, come sostengono dal Cremlino, o provarci in primavera, come dichiara Zelensky». Ma il fronte si è avvicinato e ora preme su Slovjansk e sulla vicina Kramatorsk con rinnovato clamore.
Una sintesi dei reportage di Sabato Angieri che speriamo non abbiano tradito il suo pensiero. Per noi la conclusione, rilevando come la ritirata da Avdiivka con le sue migliaia di vittime, se non è stata catastrofe militare, he pesato molto sullo stato d’animo di una popolazione stremata da due anni di eroica resistenza ma anche di costante sofferenza. Ed esorcizzata la parola tabù, che è il contrario di ‘vittoria’, si affaccia nei pensieri incubo di molti nell’Ucraina usata.
03/03/2024
da Remocontro