06/11/2025
da Remocontro
Giovani in fuga, disertori e imboscati: al fronte i soldati scarseggiano, mentre nelle retrovie i civili fanno di tutto per sfuggire alla leva, avverte Sabato Angieri sul manifesto. Mentre Putin dà l’ordine di riprendere i test nucleari se lo faranno gli Usa.

Si scherza col fuoco (e con le notizie)
Quella bandiera ucraina che compare dalla finestra del palazzo del consiglio a Pokrovsk, dove l’Ucraina accerchiata in quella sacca ridiventa vincente ma solo per un titolo. Rilanci di speranza che non diventano fatti reale, salvo quella bandiera simbolo di una volontà a cui ormai manca la forza. «Circa 100mila giovani ucraini tra i 18 e i 22 anni hanno attraversato il confine con la Polonia da agosto a oggi. Un vero e proprio esodo che ha a che fare con la situazione al fronte, la paura di essere richiamati e l’enorme vuoto che ha sostituito i progetti per il futuro», testimonia Angieri.
Sproporzione soprattutto di uomini
Obiettivo di quella fuga di massa consentita dal governo di Kiev, versione ‘alta’, potrebbe essere di salvaguardare la fascia d’età che un giorno dovrà ricostruire il Paese, lasciare che i ragazzi, generalmente più attivi sui social network, continuino a esercitare il loro soft-power negli stati europei ed evitare che le famiglie inizino a protestare, a ribellarsi per il futuro dei loro figli. Ma è il futuro del Paese che precipita. «In Russia la mobilitazione continua a ritmi di 25-30mila uomini al mese e la sproporzione sul campo di battaglia ormai è superiore a 5 a 1, fino ad arrivare a 8-9 a 1 nelle aree di combattimento attivo come Pokrovsk».
Problemi ucraini antichi
Per rimpinguare i reparti al fronte Zelensky ha tentato diverse soluzioni, cercando di eliminare la parzialità dei singoli ufficiali, sensibili a corruzione, scambi di favori e interessi vari. Il problema non è nuovo: fino all’invasione russa l’Ucraina era classificata tra i primi al mondo per corruzione. Ma con lo scoppio della guerra le vecchie ruggini sono diventate criticità sistemiche riassumibili nella formula vecchia come il mondo: la guerra si accanisce sui poveri. Una delle prime fonti di attrito tra l’ex-Comandante in capo delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhni, e il presidente Zelensky nacque proprio dalla mobilitazione generale.
Zaluzhn: non armi ma uomini
Zaluzhni era convinto che fosse necessario imporre la leva obbligatoria perché a lungo termine il problema principale dell’esercito di Kiev sarebbe stato la carenza di uomini. Ma Zelensky si era rifiutato di inimicarsi l’opinione pubblica con la misura che da quando esistono le cronache di guerra è sempre raccontata come la più impopolare. Forse il presidente era addirittura convinto che non fosse necessario, considerando la spinta all’arruolamento volontario dei primi mesi, l’entusiasmo occidentale, il successo della prima controffensiva dell’autunno 2022. Ma tre anni e mezzo dopo la questione è divampata come un incendio che si autoalimenta.
Unità al 50%, prima linea a un terzo
«Le nostre unità di prima linea operano con circa il 50% della loro forza», ha dichiarato il maggiore dell’esercito ucraino Yegor Checherinda. D’accordo l’ex ufficiale del reggimento Azov, Bogdan Krotevich: «le unità di prima linea operano attualmente solo a circa un terzo della loro forza necessaria». Le stime sul numero di effettivi che servirebbero agli ucraini in prima linea oscillano tra le 150mila e le 300mila unità e si tratta solo dei rincalzi che permetterebbero la «piena operatività». Per eguagliare i reparti dell’invasore ne servirebbero il doppio. Nasce da questo bisogno la crescente aggressività degli agenti del servizio di reclutamento.
Segni di rivolta
- «I social media pullulano di video che riprendono gli assalti violenti degli agenti, i quali in molti casi usano modalità da gangster che includono il rapimento, le percosse e violenze di ogni genere -denuncia Sabato Angieri-. Ma i civili ucraini iniziano a reagire: come a Kremenchuk, dove un uomo ha sparato contro due agenti che erano venuti a prelevarlo, o ad Odessa, dove una folla inferocita si è accanita contro un furgone del reclutamento ribaltandolo».
L’antica ‘radio fante’
Trovate per le agenzie stampa internazionali, ma le voci dal fronte sono tutt’altro che confortanti. «Pokrovsk si è trasformato nell’ennesimo tritacarne del fronte est. Mosca ribadisce che le truppe ucraine sono accerchiate (e aggiunge che lo stesso avviene a Kupiansk) e le invita ad arrendersi per avere salva la vita». Mentre gli ucraini affermano di non essere circondati e che «le operazioni per bloccare il nemico continuano». Ciò che è certo è che si combatte casa per casa, in una battaglia che è già costata la vita a migliaia di soldati. E nelle retrovie queste informazioni arrivano, facendo aumentare i tentativi di fuga.
Strage di ‘Marines ucraini’
«A ciò si unisca l’arrivo di notizie come la strage di ieri al centro di addestramento di Cherkaske, dove si stava svolgendo una cerimonia di consegna di onorificenze. Ai soldati della 35esima brigata separata dei cosiddetti Marines ucraini stavano per essere consegnate medaglie per il loro valore in battaglia. Picchetto d’onore schierato e gran parte della brigata a festeggiare. Invece è arrivato un missile balistico Iskander a rovinare la festa e a mandare al camposanto coloro che erano sopravvissuti ad alcune delle battaglie più cruente del conflitto». A inizio marzo quasi la stessa cosa: nuove reclute ammassate per un’adunata erano state decimate da un missile balistico.
Diserzioni quotidiane
Questi episodi, insieme all’andamento del conflitto, aumentano le diserzioni. Soltanto nel periodo tra gennaio e agosto 2025 la procura generale ucraina ha registrato 142.711 procedimenti penali per abbandono della propria unità e diserzione. Più del doppio rispetto agli anni passati. Dall’invasione russa, 265.843 procedimenti. Ciò significa che dalla fine dell’anno scorso ogni mese circa 17mila uomini in età da leva si sono rifiutati di prestare servizio o sono fuggiti dai reparti assegnati. Fino al 30 agosto il tentativo di frenare l’emorragia con l’esenzione dalla responsabilità penale, gli stipendi arretrati (e di evitare punizioni).
La nuova severità
Il 4 settembre, il parlamento ucraino ha approvato in prima lettura il disegno di legge 13260, che reintroduce la responsabilità penale per i militari che abbandonano la propria unità. «Ma non c’è soluzione, chi non ha combattuto finora non lo farà e per i civili la prospettiva del quarto inverno di guerra è terribile», ribadisce l’inviato sul campo. Per questo il governo ucraino continua a chiedere un cessate il fuoco prima della trattativa con Mosca: Kiev ha bisogno di riorganizzarsi prima che i pochi sui quali grava tutto il peso della guerra siano schiacciati dalla stanchezza, dai disagi psicologi, dalla morte.
Ultima questione, l’Ucraina del dopo
- Altra questione, niente affatto secondaria: quanti dei giovani che espatriano torneranno in un’Ucraina devastata da 4 anni di guerra? Tra gli esuli, i caduti, gli invalidi di guerra, i traumatizzati chi si occuperà di ricostruirà la comunità per cui ci si è battuti per tutto questo tempo? Come potrà rinnovarsi la vita in una landa desolata piena di cimiteri e – già è chiaro – non pacificata. Sulla partita politica tra filo ucraini e filo russi anti Nato, la considerazione di Sabato Angieri sulla guerra: «Dal momento in cui si inizia la fine è la stessa per tutti i vinti e, molto spesso, anche per i vincitori»

