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L’Unione vuole imporre il riarmo a ogni Paese

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Politica estera 

01/10/2025

da Remocontro

Piero Orteca

Circola una brutta aria alla Commissione europea di Bruxelles. Le ultime indiscrezioni trapelate sui programmi della Von der Leyen, lasciano veramente a bocca aperta: i Paesi dell’Unione saranno monitorati nel loro processo di riarmo e dovranno presentare una relazione annuale.

Bacchettate per chi sbaglia i calcoli

Il compitino alla ‘Sturmtruppen’ sarà supervisionato dalla Kapa in persona. E per chi sgarra e non raggiunge i parametri di spesa stabiliti (in missili, carri armati e bombarde), saranno bacchettate che non ti dico. Secondo Euractiv, che ha visionato il documento preparatorio inviato a tutti i governi, «con questa mossa la Commissione acquisirebbe maggiore potere nel verificare i progressi dei governi nazionali nel riarmo, un obiettivo dichiarato nella strategia dell’esecutivo UE per il 2030. I leader – aggiunge Euractiv – riceverebbero il ‘Rapporto annuale sulla prontezza della difesa’, elaborato dalla Commissione ogni ottobre, in occasione del vertice. L’obiettivo sarebbe poi quello di utilizzarlo per ‘valutare i progressi compiuti e fornire orientamenti strategici sulle azioni prioritarie’, si legge nel documento». Insomma, un giro di parole scritte in ‘burocratese’, che nei fatti rappresentano un diktat, sull’obbligo di spendere risorse nazionali in armamenti. Un’imposizione mascherata da “piano di sicurezza collettivo”, le cui linee-guida, però sarebbero prefabbricate da un gruppo di tecnocrati o, peggio ancora, di politicanti ammanigliati col metastatico complesso militare-industriale. E, tanto per capire in che direzione soffia il vento, sull’argomento è intervenuto, per chiarire, anche il Commissario europeo alla Difesa (e allo Spazio), il lituano Andrius Kubilius. Il personaggio, a cui è (improvvidamente) affidata la Politica di reperimento delle risorse e di realizzazione delle infrastrutture militari dell’Unione, che ha fama di essere se non un guerrafondaio uno che va per le spicce, ha citato un «Piano obbligatorio di sviluppo delle capacità» (di difesa), che significa poi la stessa cosa. Il tutto è inoltre complicato dall’incredibile bizantinismo che regola l’organizzazione della Difesa UE, dove in un’orgia di sigle si incrociano (e a volte si ostacolano tra di loro) compiti e funzioni. Dunque, sarà lo Stato maggiore dell’UE (EUMS) a raccogliere i dati delle scorte militari dei vari Paesi e dei loro obiettivi, che dovrebbero però ispirarsi alle strategie della Nato. Insomma, una specie di ‘duplicato’ di un’alleanza già esistente. E costosa. Ma l’Agenzia europea per la difesa, in più, «potrebbe individuare nuove opportunità di collaborazione».

Grandi progetti: tanto, paga Pantalone

Oggi nelle fabbriche di armi del Vecchio continente e di mezz’America è festa grande. A Copenaghen, si riuniscono i leader europei e, fra le altre cose, decideranno quanto continuare a spremere i contribuenti per prepararli alla Terza guerra mondiale, che vaticinano un giorno si e l’altro pure, sulla base di «segnali ineqivocabili». Naturalmente (per chi ci crede) Putin (che non riesce ad avanzare di 20 chilometri in Ucraina) sta per invaderci «e bisogna attrezzarsi», con armi che costano somme stramiliardarie. Niente paura: paga Pantalone. Cioè, noi. «In cima all’agenda, a causa di una serie di incidenti con i droni a settembre – sostiene Euractiv – ci sono due progetti rivolti a est: l’European Drone Wall e l’Eastern Flank Watch. Il Drone Wall include «capacità anti-drone di rilevamento, tracciamento e neutralizzazione, nonché capacità di colpire obiettivi terrestri», spiega la Commissione nel documento. A differenza del Drone Wall, l’Eastern Flank Watch agirebbe non solo contro i droni, ma anche contro le ‘operazioni ibride’, afferma il testo , suggerendo una gamma più ampia di minacce da considerare (ad esempio cyber, disinformazione, migrazione). Gli altri due progetti proposti sono uno Scudo di Difesa Aerea e uno Scudo di Difesa Spaziale. Il documento non specifica in cosa consisterebbero questi progetti, ma sono stati discussi durante il mandato di Kubilius».

Per ora ‘solo’ 2 miliardi all’Ucraina

Certo, gli ambiziosi piani di riarmo europei costeranno un occhio della testa e dovranno essere pagati con tagli alla spesa pubblica o nuove tasse. Chiunque dica il contrario mente spudoratamente. Oggi, a Copenaghen, i leader europei oltre a discutere dei massimi sistemi, forse troveranno il tempo di far conoscere, ai loro sudditi, l’entità dei sacrifici finanziari richiesti per non essere invasi dalle orde tartare. Per ora, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Ucraina riceverà presto 2 miliardi di euro per i droni, senza però specificare da dove arriveranno questi soldi. «Adesso saranno spesi in totale 2 miliardi di euro per i droni», ha affermato parlando assieme al Segretario generale della Nato, Mark Rutte.

  • La narrativa è bruscamente cambiata e adesso si torna di nuovo a parlare di ‘vincere’ questa sporca guerra. Una conferma che l’attuale classe dirigente che popola le Cancellerie dell’Occidente è la peggiore, la più inetta, ignorante e assolutamente priva di capacità politiche e diplomatiche, che la storia recente ricordi
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